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Commento di Persio Flacco

su Ora anche Dio ha paura di Israele


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Persio Flacco 6 agosto 2014 00:22

<< Se Israele si definisce stato "ebraico" significa che si dà come fondamento la cultura, la lingua, la religione, le caratteristiche proprie del popolo ebraico e della sua tradizione. Già questo è vero solo parzialmente [...]>>

Secondo me non è vero affatto, almeno secondo la mia concezione laica dello Stato. La definizione di Stato ebraico, come di qualunque Stato che sia comunque aggettivato, è una evidente forzatura di tipo ideologico voluta dalla leadership sionista. Per quanto mi riguarda vedo Israele come lo Stato degli israeliani, i quali ovviamente e naturalmente imprimono allo Stato le caratteristiche culturali proprie della maggioranza di essi.
Tuttavia, il mio parere e quello di altri non può ignorare l’aggettivazione che la leadership sionista impone ad Israele, che esprime una volontà sicuramente influente nei rapporti tra i cittadini e nelle relazioni con altre entità culturali, religiose, statuali.

Se la si prende in parola, ed è difficile che non la prendano in parola quelli che in un modo o nell’altro soffrono per le azioni di Israele, allora quello che fa lo Stato ebraico è ebraico, e ogni ebreo ne è corresponsabile.

<< Sicuramente Israele non è lo "stato degli ebrei" per il semplice fatto che, pur proponendosi di accettare come cittadini tutti coloro che sarebbero ebrei secondo la legge (figli di madre ebrea, convertiti), non può imporre a tutti gli ebrei di diventare israeliani né di essere rappresentati da Israele. >>

Sono d’accordo. Ma come la mettiamo se Israele, cioé la leadership sionista che egemonizza ideologicamente la sua vita pubblica, si arroga il diritto di rappresentare tutti gli ebrei, e lo afferma pubblicamente?
Io e lei possiamo vederla in modo diverso perché, per nostra fortuna, non siamo palestinesi, né siamo parenti o amici di chi vive a Gaza o nei Territori. Dagli altri è difficile pretendere che difendano Israele da se stesso.

<< Quindi, dal momento che un 50% della popolazione ebraica mondiale non è israeliana, Israele non può dirsi "stato degli ebrei"; e infatti si definisce stato "ebraico", non "degli ebrei". >>

Una distinzione sottile e piuttosto forzata. Se è "ebraico" è accomunato a tutti gli ebrei.

<< Le comunità ebraiche, che sono articolazioni diverse dalla sinagoga, non possono esprimere la voce di tutti gli aderenti circa le politiche dello Stato di Israele, ma solo i sensi di una comprensibile "vicinanza" più o meno entusiasta o più o meno sofferta, alla quale i singoli aderenti alla comunità possono aderire o non aderire.>>

Le motivazioni della vicinanza delle comunità ebraiche a Israele sono piuttosto facilmente comprensibili da tutti. Quello che invece è difficilmente comprensibile è la solidarietà espressa dalle comunità ebraiche al governo di Israele.
Un forte legame con Israele non implica affatto un forte legame con chi lo governa. Al contrario: chi avverte un forte legame con Israele dovrebbe essere portato a giudicare con severità le azioni dei sui governi, se ritiene che lo danneggiano.
Ma allora come si spiega che quei pochi ebrei che esprimono pubblicamente il proprio dissenso a proposito delle scelte dei governanti israeliani vengono generalmente emarginati nelle comunità ebraiche?

Recentemente l’associazione Adei-Wizo-Donne ebree d’Italia, parte di quella superlobby che è il WZO, ha annullato il concerto della cantante Noa: ebrea e israeliana, per le sue dichiarazioni contro Netanyahu e a favore di Abu Mazen.
Mi dica: come si fa a dire che quell’associazione distingue tra Israele e governo di Israele e tra ebrei e Israele? E come fare per distinguere quell’associazione dalle azioni del governo israeliano in modo che chi è contro le azioni di questo non consideri corresponsabile anche quella?

<< Quindi qualsiasi manifestazione rivolta contro le strutture dell’ebraismo (sinagoghe, scuole talmudiche, musei etc.) sono manifestazioni di razzismo antisemita senza alcun dubbio e senza alcuna possibile giustificazione. >>

No, non è così. L’antisemitismo è altra cosa.


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