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Commento di

su La 'ndrangheta in Lombardia: la penetrazione mafiosa al Nord


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24 agosto 2013 23:40

Io non ho letto il libro (ma lo farò) e dall’articolo si evince chiaramente che la questione centrale, nella sintesi finale, è la necessità di spezzare i legami tra mafie e politica. Sei tu che hai cominciato a dire che la Lombardia, gestita da PDL e Lega, si è dimostrata più permeabile alla penetrazione mafiosa di regioni amministrate dalla sinistra, Toscana e Emilia, arrivando a dire che la presenza mafiosa è in queste ultime marginale e quasi fisiologica. Quindi ne discende una superiorità della sinsitra rispetto alla destra sulla questione mafiosa.
1 - Non esiste una quota fisiologica, tollerabile, sopportabile, di mafia. Per sua natura un caln insediato in un’area tende a controllare l’intero territorio. Si comincia dalle attività illegali, si passa alle estorsioni generalizzate e poi alle attività legali. il processo è stato più o meno lo stesso sia per le aree del Mezzogiorno originariamente esenti dal fenomeno mafioso, sia per il Nord. Che la Lombardia sia stata privilegiata dalle mafie è molto probabilmente effetto della maggiore ricchezza che ivi si produce e dalla maggiore popolazione che significa maggior uso di cocaina. No non ci sono comuni sciolti in Toscana e Emila Romagna, ma questo significa semplicemente che il processo di penetrazione è ad uno stadio inferiore. Vi sono però comuni sciolti in Liguria (una ex regione rossa). Il fenomeno mafioso non è assimilabile alla comune delinquenza organizzata, questa si marginale e fisiologica dappertutto. Il fenomeno mafioso è per sua natura onnivoro. Lo stadio finale è rappresentato dallo Stato-Mafia. In Italia la regione che è più vicina a questo stadio è la Calabria, dove una organizzazione come "La santa" riunisce in se i vertici delle varie massonerie e dei locali di ’ndrangheta. Il motivo di questa maggiore penetrazione è da legare alla minore opposizione dei calabresi al fenomeno rispetto ai siciliani. Una sorda, perenne ostilità della maggioranza dei siciliani sin dall’unità nazionale alla mafia ha sempre impedito che il fenomeno diventasse pervasivo come la ’ndrangheta e la camorra casertana (dove c’è il record percentuale di comuni sciolti).

2- Non ti fare illusioni sul ceto politico di sinistra, è permeabile quanto quello di destra.
In ogni caso il problema non è di area politica ma di singoli politici. Analogamente alla corruzione c’è il politico che la rifiuta e quello che non esita, il fatto poi che statisticamente ci siano più politici corrotti a destra non significa che la sinistra sia esente dal fenomeno e pertanto moralmente superiore.

3- La questione non è destra o sinistra, ma ceto politico e mafie. Al momento non cè alcuna forza politica che abbia le idee chiare e proposte serie sul come spezzare i legami tra questi due soggetti. Il motivo è semplice, nessuno vuole realmente mettere mano alla corruzione che è il terreno di incontro tra mafie e politica e di penetrazione nello Stato.
Negli ultimi anni alcuni giudici impegnati nella lotta alla mafia hanno maturato la convinzione che per spezzare i legami mafia-politica occorre agire sul terreno della corruzione (Nino Di Matteo, Piergiorgio Morosini e adesso quest’ultimo) e questa lotta non interessa solo la sinistra ma anche la destra (certo non quella becera e delinquenziale).


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