Occorre premettere che la
scelta d’attuare il Piano C.A.S.E. venne accettata dal Sindaco de L’Aquila alla
condizione di realizzazione le costruzioni, provvisorie ma "durature", già predisposte dai
tecnici di Berlusconi in Protezione civile, prevalentemente "presso le frazioni" (cioè lontano dal centro
della città. Così, i 19 insediamenti per l’emergenza post sisma, furono
realizzati in aree poco appetibili dalla speculazione fondiaria locale e con
abitazioni costosissime ma pochissimo idonee ad una permanenza prolungata delle
persone sfollate perché disperse e senza servizi urbani. Il numero di queste
costruzioni standard - tutte previste per 80 persone cadauna - venne
progressivamente aumentato, in corso d’opera, fino a raggiungere il limite
massimo di 183. Quindi, nel complesso, le new town accolsero solo (80x183) 14.640 persone
colpite dal sisma. Tuttavia, essendo i senza tetto molto più numerosi, si
convenne di sistemarne alcuni negli alberghi e nelle caserme, mentre per quelli
in grado di trovare abitazioni libere non danneggiate venne concesso un C.A.S.
(Contributo di autonoma sistemazione) oppure qualche facilitazione nel
pagamento dell’affitto. Infine, si costruirono anche per L’Aquila i M.A.P.
inizialmente riservati alle persone colpite dal terremoto, residenti nei comuni
del cratere.