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Commento di

su Media e potere in Italia: le relazioni pericolose


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17 ottobre 2011 11:23

L’articolo mi trova perefettamente d’accordo. Nel mondo ideale, vedrei bene una riforma della RAI ispirata allo statuto della BBC, con il CDA rispondente in ultima istanza al presidente della repubblica - essendo che la regina non l’abbiamo - e - forse - ai senatori a vita, in quanto massima incarnazione dei valori repubblicani e, in fondo, individui tutto sommato esterni alla politica militante.

Una legge antitrust particolarmente severa, con tetto del 25% di proprietà su di una - e una sola - rete, con l’obbligo di certificare le quote di proprietà per poter emettere (hai una scatola cinese delle Cayman nella catena degli enti proprietari? non puoi trasmettere in chiaro), potrebbe poi ridare un minimo di decenza al settore delle televisioni private.

Resta un dubbio atroce, però... dalla nostra classe politica, davvero possiamo aspettarci qualcosa del genere? Dell’attuale compagine di governo, già sappiamo... ma è pur vero che, quand’anche le opposizioni hanno governato, non han fatto niente per ovviare alla concentrazione di proprietà dei nostri media, od alla manifesta sudditanza della maggioranza dei giornalisti ai "padroni". Sudditanza che, se pur comprensibile, rende assolutamente ridicola l’esistenza dell’albo dei giornalisti.

Sono vent’anni che la situazione è questa, ed ai nostri politici è sempre parso andar più che bene cosí.

Anzi, tutto sembra indicare che, se pur essi sentono la necessità di regolar qualcosa, questo qualcosa è quel covo di anarchici che è evidentemente Internet, ritrovo di facinorosi intenti a scrivere commenti come questo. Non certo la RAI, Mediaset o il Corriere. Quelli gli van bene cosi.


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