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Commento di

su TBC: la tubercolosi è in Italia


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28 agosto 2011 18:29

Egregio sig Kensan

La ringrazio per avermi scritto, dandomi così la possibilità di dare alcuni chiarimenti ed interpretazioni autentiche di ciò che ho scritto.

Non posso condividere l’etichetta di “razzista” che mi ha addossato nel suo intervento.

Provo a spiegare il perché a Lei ed a tutti coloro che condividono il Suo stesso pensiero.

Partiamo da un dato oggettivo, che è quello dato dal fatto che in Italia la tbc era stata completamente debellata. La dimostrazione di ciò è data dal fatto che il vaccino su territorio nazionale è stato ritirato da anni, addirittura leggevo oggi su un quotidiano nazionale, che non sia neanche più reperibile.

Se è stata debellata vuol dire che le variabili endogene non possono essere l’origine dei nuovi focolai; non eravamo a conoscenza di nuovi episodi di provenienza nazionale. Almeno così si è detto fino ad ora.

Quindi la riattivazione di patologie “storicizzate” deve necessariamente provenire da quei paesi che ancora sono alle prese con quello che noi avevamo risolto anni or sono. E visto che il vaccino era completamente inefficace (Fonte Il Messaggero del 19 Agosto 2011 articolo di pag 10) ipotizzo che abbiamo sconfitto la tbc curandoci con gli antibiotici e prevenendola  con comportamenti sociali atti a non ripetere gli errori che permisero il diffondersi del batterio di cock.

Ecco il perché affermo che la tubercolosi ritorna in Italia attraverso l’immigrazione. Ma non si deve strumentalizzare questo termine nel senso dispregiativo. Assolutamente no !!  È solo l’unico termine con cui poter individuare coloro che dai paese di origine tentano una nuova vita nel nostro.

Ma è evidente che scomparsa dall’italia da anni può essere rientrata solo dall’estero.  

Poi ho fatto cenno alla Romania come fonte storica della patologia in questione. Ma con questo non ho voluto assolutamente dire che i romeni sono degli untori che andrebbero confinati. Ho solo riportato quello che è sostenuto come dato statistico anche in siti autorevoli dal quale ho attinto le mie fonti, come ad esempio quello del Word Health Organizzation (W.H.O.)al quale vi rimando per gli approfondimenti del caso.

Anche questo è un fatto che non ho interpretato ma solo riferito, non addebitando colpe, non volendo assolutamente discriminare. Ma se la realtà è quella ed è supportato da numeri e documentata da elementi oggettivi, mi chiedo perché non deve essere emergere nella sua oggettività. Il fatto che ne sia la sede storica non è detto che sia la Romania il veicolo di questo ritorno, ma allo stesso tempo è verosimile pensare che esista la possibilità che lo sia. Al pari di ogni altro paese in cui è ancora attivo il virus.  Quando dico che “…dobbiamo prendere amaramente coscienza che non siamo in grado…” mi riferisco alla ipocrisia con cui abbiamo illuso gli immigrati che il nostro potesse essere una realtà in cui accoglierli migliore di quella di provenienza. Questi ultimi fatti dimostrano che non siamo in grado di difendere neanche noi stessi da un “nemico” batteriologico che pensavamo ormai appartenesse solo ai libri di storia. L’aver affermato che l’immigrazione non è sostenibile da un punto di vista sanitario, non è razzismo è una questione di sicurezza nazionale. Quando quel triste pomeriggio dell’ undici settembre di tanti anni fa, gli Stati Uniti chiusero lo spazio aereo a tutti i voli provenienti da fuori, non ne fecero un problema di razzismo nei confronti delle diverse nazionalità che ognuno di quei pacifici turisti, in procinto di atterrare, rappresentava; ne fecero solo un questione di sopravvivenza. Pensarono a proteggere loro stessi da quegli aeromobili che si camuffavano tra i tanti in volo e che in realtà miravano ad abbattere anche altri obiettivi civili. Se è palese che la minaccia viene da fuori perché dobbiamo continuare a tenere le porte aperte alla ipocrisia che della immigrazione fa una bandiera umanitaria, quando non è neanche possibile assicurare a noi stessi una tutela sanitaria.  L’etichetta di razzista in questo caso è fuori luogo, perché è affibbiata cavalcando solo uno dei temi caldi di questi ultimi anni in cui i principali partiti politici ne hanno fatto uno dei cavalli di battaglia. Dico questo perché se in luogo della tbc, ci fosse stato un episodio del micidiale virus Ebola, nessuno di noi avrebbe esitato a dire che l’immigrazione del centro africa andava momentaneamente sospesa per evitare una pandemia dagli effetti devastanti, senza tante polemiche; come fu disposto dalle autorità sanitarie all’epoca dei fatti.  Non metto in dubbio che chi ha bisogno di aiuto vada sostenuto, vorrei però che prima di pensare agli altri valutassimo bene se non fossimo noi stessi a doverci aiutare per primi. Concludo con un commento per tutti coloro che si affrettano a dire che la tbc in Italia è solo un fenomeno di contagio, ma che nessuno per ora è malato (tranne il primo caso che ha dato inizio a tutto).   Il fatto che una patologia sia guaribile, non vuol dire che sia meno grave averla in circolazione. Anche alcuni tipi di neoplasie sono guaribili, ma non per questo viene detto al paziente che è affetto da un male meno grave.  La tubercolosi sarà anche guaribile, ma somministrare  un semestre di antibiotici a bambini nati da pochi mesi, non è comunque una bella esperienza.  Cordialità


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