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Commento di Martino Ferrari

su Il lavoro al tempo di Marchionne


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Martino Ferrari Martino Ferrari 8 gennaio 2011 11:33

La Fiom ha certamente le sue responsabilità, così come i lavoratori di Pomigliano (alcuni), che per anni hanno fatto il bello e cattivo tempo in fabbrica, tra assenteismo e scarso lavoro. E il sindacato si è limitato a difendere, evidentemente sbagliando, questi atteggiamenti, non riconoscendo, o facendolo scarsamente, le colpe dei lavoratori.

Ma credo che questo dimostri che il problema sta a monte di tutto questo discorso. Il punto fondamentale è infatti il rispetto delle regole, delle leggi. Se si facessero rispettare le leggi, se in Italia fosse diffusa, culturalmente ancora prima che giudizialmente, l’idea che è necessario, vantaggioso e doveroso fare il proprio dovere e obbedire alle leggi, se si facessero effettivamente rispettare le norme, questi problemi sarebbero molto più semplici da risolvere, perchè si presenterebbero in forma meno tragica.
Detto questo, non è assolutamente accettabile l’idea che, dato il fatto che il mondo economico è cambiato e che i rapporti economici tra stati non sono più quelli di prima, i diritti di chi lavora debbano essere eliminati o comunque messi in discussione in modo così violento. La risposta alla crisi è tornare indietro, al lavoratore senza diritti? No, non è questa la risposta. Ripeto, un riassetto del mondo del lavoro è probabilmente necessario, ma non è questa la via da seguire e non è Marchionne a doversene occupare. In tempi di crisi tutti devono fare sacrifici, ma non rinunciare alla propria sfera di diritti.

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