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Commento di Renzo Riva

su Consigli ai giovani per salvarsi la pensione


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Renzo Riva Renzo Riva 19 giugno 2010 15:36

Pubblicato come lettera su
 

Il Gazzettino

24 settembre 2006

Fascicolo di Udine

Pagina XVII (PN 21)

Una società migliore
a tutti i giovani
compete combattere

Alcune considerazioni per tratteggiare la protervia della politica sindacale per mantene­re posizioni di rendita, nonché degli stessi pensionati che han­no conquistato con le famose "lotte" i privilegi che le giovani generazioni stanno pagando, taglieggiati nel proprio reddito dalla scelte politico-sindacali che impone loro tasse e contri­buti che depauperano di oltre il 50% il totale del lavoro da loro prodotto.
Dico questo special­mente ai pensionati che hanno promosso e partecipato dome­nica 10 settembre alle 11 pres­so la Piazza di Madonna alla 10a festa dei pensionati; "anzia­ni e non" avevano pure avuto l’ardire di scrivere sul volanti­no e le locandine esposte nei locali pubblici.
Ciò è stato pro­mosso dalle organizzazioni sin­dacali dei pensionati spi/cgil, fnp/cisl e uilp/uil in collabora­zione con i comuni Buja, Arte-gna, Bordano, Forgaria, Gemona, Montenars, Osoppo, Trasaghis.
Ciò ha raccolto pertanto una platea a disposizione delle autorità che hanno potuto fare la passerella di rito per acqui­sirne il consenso, quasi in for­ma cooperativa.
Lo sanno i pensionati attuali che i giovani d’oggi pagano esosi contributi e tasse per mantenere i loro pri­vilegi e le rendite di posizione? Che sono frutto delle insane politiche concorsuali di tutti i partiti e sindacati e che hanno permesso nel pubblico impie­go: al genere femminile pensio­namenti con 14 anni 6 mesi ed 1 giorno di contributi; pensio­namenti per ambo i generi con 19 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi, e solo nel pubblico impiego; come è notorio per un lavoro altamente usurante.
Si sono posti quindi sul groppone dei contribuenti, pertanto an­che dei lavoratori non dipen­denti, assieme ai privilegiati del parastato.
Non capisco come un lavoratore dipendente delle acciaierie, dell’edilizia ed in genere di tutti i lavori gravo­si possano continuare a mante­nere questa "classe" sindacale attraverso il pagamento delle trattenute sindacali automati­che in busta paga e sul tratta­mento pensionistico; che sia frutto della sindrome di Stoc­colma?
Ai giovani competerebbe di lottare come fecero D’Alema e tanti suoi compagni in gioventù, mettendo a ferro e fuoco l’Italia negli anni 70, "guadagnandosi" lui in tal modo anche un appartamento Inps in piazza Navona, pagato con i contributi dei lavoratori.
Gli incendiari di ieri sono gli stessi che oggi pretendono di fare i pompieri; in puro stile bipartisan, col concorso di tutti i partecipanti al desco della spesa pubblica.
Oggi, i sinistri pacifondai, i no-global dei co­siddetti centri sociali, alcune associazioni Onlus, altre Ong (Organizzazioni non governati­ve) sono mantenuti ad arte dal­le amministrazioni pubbliche fiancheggiatrici, con lauti con­tributi pubblici e con il silente assenso delle gerarchle cattoliche.
Permettono ai sinistri il diversivo del Libano che cade a fagiolo per distogliere l’atten­zione dell’opinione pubblica dall’invasione islamica dell’Ita­lia che hanno favorito e dai problemi energetici, e come conseguenza economici, che at­tanagliano il Paese.
Beati i pensionati se ce la faranno a morire prima di co­noscere e sperimentare le con­seguenze della loro operosa vi­ta.
La meritocrazia vorrebbe che ognuno abbia in conse­guenza di quanto ha dato.
Ma di questi tempi anche la giusti­zia è impegnata altrove: sul fronte dell’obbligatorietà dell’ azione penale; per le malversa­zioni sindacali e amministrati­ve del personale politico non c’è tempo.

Renzo Riva
Buja


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