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Commento di Renzo Riva

su Lettera ad un mercato mai nato


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Renzo Riva 13 ottobre 2009 13:41

Edizione 274 del 20-12-2006

Politica energetica, la strategia che non c’è

di

Oggi si profila una nuova sbornia collettiva per il gas naturale e per i rigassificatori di Lng (gas naturale liquefatto): l’interesse per le nuove e più efficienti centrali a gas e ciclo combinato, una alternativa che poteva essere opportuna quando la proponevano Reviglio e Cagliari, presidenti Eni negli anni ’80 e ’90, ma allora il prezzo del gas era di 150 lire/mc, oggi è sette volte tanto, non pare economicamente vantaggiosa per il futuro. Assistiamo, infatti, ad un rinnovato, inspiegabile interesse per i rigassificatori: dopo lo "smantellamento accelerato" e l’entusiasmo per le liberalizzazioni, il ministro Bersani si allinea alle posizioni di Montezemolo e Scaroni in tema di rigassificatori, come soluzione magica per rompere il monopolio. Anche questa non pare una proposta né conveniente, né ecologica, né intelligente, anzi è una emerita sciocchezza. Sul trasporto del gas naturale liquefatto via mare, si deve osservare che tale alternativa rispetto all’importazione via gasdotto é "inutile", "costosa" e "pericolosa". Inutile perché il fabbisogno italiano è sufficientemente coperto dalle importazioni via tubo da Russia, Olanda, Algeria e in futuro da Libia(semmai si dovrebbe ridurre l’impiego nella produzione di energia elettrica a favore del carbone). Costosa perché le attrezzature necessarie al trasporto del Lng (stazioni di liquefazione, navi frigorifere, porti attrezzati e rigassificatori), circa 6/7 miliardi di Euro, possono far aumentare il prezzo del gas al consumo del 40%. Pericolosa: il numero di morti per esplosioni di gas liquefatto é significativo della pericolosità di questi impianti.

Il gas naturale liquido é un "gingillo" assai delicato da trattare. A una temperatura di meno 160 gradi ogni minimo errore comporta rischi altissimi considerata l’altissima infiammabilità e la facilità con la quale il gas esplode. Tra gli ultimi incidenti vanno ricordati quelli del 2004 a Skikda (Algeria) e in Belgio. Il primo ha causato 27 morti e 74 feriti, il secondo 15 morti e 200 feriti. E’ poi, quanto meno opinabile che, una volta realizzati i rigassificatori, si trovi un Fornitore/Trasportatore pronto e disponibile ad inviarci il gas liquefatto, quasi tutti impegnati in contratti di lungo termine, così come sono vincolate a contratti 189 navi metaniere delle 191 esistenti. I rigassificatori potranno andar bene per quei Paesi che difficilmente possono rifornirsi tramite gasdotti (Usa, Giappone, Nigeria, Indonesia o Australia) perché separati da oceani rispetto al Fornitore, ma non per l’Italia, sufficientemente rifornita dai gasdotti con Russia, Algeria e Olanda, e in futuro con Libia. Caso mai si dovrebbe ridurre l’impiego del gas nella generazione elettrica: la "riconversione" – termine caro a De Mita – di 5 o 6 centrali termo-elettriche da gas a carbone consentirebbe di liberare agli usi civili e industriali non elettrici 8 miliardi di metri cubi di gas evitando qualsiasi rischio di crisi invernale.

E’ opinione generalmente condivisa che il trasporto via mare sia competitivo con i gasdotti solo per distanze superiori ai 2500/3000 km. Ciononostante sono in molti ad essere innamorati dei rigassificatori. Chi ne vorrebbe tre, chi quattro o cinque, chi (Antonio Di Pietro) addirittura undici! Pare che l’Italia si prepari a realizzare rigassificatori per 80 Mld di mc di gas, quasi la metà del mercato mondiale. Da Luca Cordero di Montezemolo, a Sergio Pininfarina, da Alessandro Ortis ad Antonio Catricalà, da Mario Monti ad Altero Matteoli, tutti si sono innamorati dei rigassificatori. Romano Prodi li giudica "una cosa seria". Con la spesa per realizzare 4 linee complete di trasporto, inclusive di stazioni di liquefazione, navi frigorifere, porti attrezzato, rigassificatori e distribuzione, pari a 24 Mld di Euro, si potrebbero realizzare 20 centrali nucleari da 1000 MWe ! Scrive Sabina Moranti il 6 settembre su "Liberazione": "Caro ministro Bersani complimenti. Con consumata abilità è riuscito a trasformare i rigassificatori in una soluzione al problema dell’approvvigionamento del gas e qualsiasi critica in una rivendicazione di campanile. Davvero abile considerando che, nel mezzo, ci si è messo anche la multa dell’antitrust europea comminata all’Eni che lo scorso inverno, mentre fomentava l’allarme scarsità, stoccava il gas per venderselo altrove. Ma non è che i colleghi della stampa si siano fatti in quattro per diffondere la notizia. Così, oggi, non deve temere il ridicolo quando presenta gli impianti di rigassificazione come la soluzione per evitare che nel prossimo inverno si ripeta la crisi del gas (che non c’è stata) sorvolando sul fatto che occorrono una decina d’anni per costruire un singolo impianto e che le navi refrigeranti che servono a trasportare il gas liquido non sono nemmeno in cantiere".

Leggo nell’articolo "Sull’energia promesse di disgelo" a firma Federico Rendina pubblicato su "Il Sole 24 Ore" di sabato 25 novembre 2006 che "proprio ieri è stato firmato l’accordo, già imbastito a gennaio, sul trattamento in Francia delle nostre scorie più pericolose che ci tiriamo dietro dalle vecchie centrali atomiche chiuse con il referendum del 1987". Avevo già scritto al riguardo (L’opinione delle Libertà del 22 settembre 2006). "E’ opinione generalmente condivisa che il riprocessamento costituisca una alternativa più costosa, di un fattore 4 o 5, rispetto al ’dry disposal’. L’Italia negli anni ‘80 e ‘90 aveva scelto il riprocessamento del combustibile di Latina e Garigliano a Sellafield (Uk) per poter inviare la quota di plutonio di propria competenza al reattore franco-italo-tedesco Superphoenix di Creys Malville". La decisione italiana poi non avrebbe avuto più alcun senso dopo la decisione del Primo ministro francese, Lionel Jospin, di chiudere il Superphoenix nel 1996 ed io, come responsabile della Attività Nucleare dell’Enel (ATN, oggi SOGIN) mi sono opposto con successo a ulteriori invii di combustibile in Gran Bretagna per il riprocessamento.

Anche la Germania ha disdetto il contratto con Bnfl. Ci sono almeno tre buone ragioni per non inviare il combustibile irraggiato esistente a Caorso, in Francia: il costo, 5 volte maggiore rispetto al dry disposal; il volume delle scorie radioattive di ritorno sarebbe superiore al volume del combustibile inviato; in sostanza paghiamo per trasportare rifiuti, paghiamo per far aprire le barre e recuperare uranio e plutonio (facile e attraente obiettivo per gruppi di terroristi), e paghiamo anche perché qualcuno se li prenda, per poi rimpatriare nuovi rifiuti nucleari da smaltire da capo. In entrambi i casi, è una stupidaggine che costa centinaia di milioni di euro. Il Bersani, tristemente famoso per aver inventato lo "smantellamento accelerato" delle centrali nucleari dismesse di Caorso e Trino Vercellese, lungi da inviare il combustibile irraggiato in Francia, dovrebbe occuparsi dello "smantellamento accelerato" di tutte le centrali a gas e ciclo combinato in costruzione, autorizzate o previste, dato che l’aumentato prezzo del gas naturale (600% negli ultimi 5 anni) produce un costo del kWh per il solo combustibile, 4 o 5 volte maggiore di quello complessivo da fonte nucleare. Sarebbe, invece, opportuno che il ministro, se non se ne intende - cosa normale per un politico - si facesse dare consigli e suggerimenti da chi ne sa più di lui. Apprendiamo invece (v. Staffetta Quotidiana del 25 novembre 2006), che il ministro Bersani ha dato il "benservito" al prof. Sergio Garibba, direttore generale Energia del Ministero, il maggior esperto energetico di cui disponeva, sostituendolo con la sua vice, Sara Romano, responsabile dell’ufficio C1, coordinamento del settore elettrico della Direzione Generale Energia. Tra laureati in filosofia, ex leader sindacali o professori di letteratura italiana, c’è poco da sperare.


(2 - fine)
Paolo Fornaciari


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