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Commento di Renzo Riva

su Lettera ad un mercato mai nato


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Renzo Riva 13 ottobre 2009 13:38

Ecco cosa scriveva, a proposito di liberalizzazioni, il mio Presidente (C.I.R.N. Comitato Italiano Rilancio Nucleare) Ing. Paolo Fornaciari responsabile di ATN-Attività Nucleari dell’Enel, mancato il 31 Luglio di quest’anno.
Questo intervento in omaggio alla sua statura tecnica ed umana.

Mandi,

Renzo Riva
C.I.R.N. Sezione F-VG

[email protected]
349.3464656

 

Articoli pubblicati su L’Opinione do Arturo Diaconale

Le liberalizzazioni di Rutelli, un danno per il settore energetico

di Paolo Fornaciari


Edizione 247 del 16-11-2006

Sorprende e meraviglia che il professor Mario Monti, già commissario europeo per la Concorrenza, nell’editoriale pubblicato domenica 12 novembre su "Il Corriere della Sera", copra di elogi il programma Rutelli sulle liberalizzazioni, arrivando a definire la rifondazione comunista "una meta legittima, che può anche essere considerata nobile". Il mercato e la concorrenza non si addicono al settore elettrico: le liberalizzazioni non bastano, non servono, possono anzi esser controproducenti, come è accaduto in California nel 2000/2001. Ma come si fa a pensare che con il libero mercato e la concorrenza sia possibile ridurre le bollette elettriche, quando il costo di generazione dell’energia termoelettrica nel nostro Paese dipende per l’80 per cento da combustibili (idrocarburi) il cui prezzo soggetto a "cartello" e non a "mercato" non è contendibile? E quale affidabilità ci può essere quando gli operatori privati, non avendo certezza sul numero dei clienti a cui vendere l’energia, non sono propensi a fare investimenti? Non casualmente gli imprenditori privati ante Enel – ingenerosamente definiti 50 anni fa "baroni elettrici" – si erano ripartiti il territorio nazionale in zone di competenza, evitando accuratamente di farsi concorrenza tra di loro.

Dopo la illusione della "nuova era" a bassi prezzi del petrolio di fine anni ’90 – eravamo allora reduci da un periodo eccezionale e fortunato durato oltre un anno (da gennaio ‘98 a marzo ’99) di petrolio a bassi prezzi e quella sull’ottimismo sulle risorse, è subentrata la terza illusione, con l’improbabile fiducia nei benefici conseguibili attraverso il completamento del processo di liberalizzazioni e privatizzazioni: idea già proposta nella precedente legislatura dal ministro dell’Industria Marzano, progetto ripreso poi dal suo successore, Bersani, con liberalizzazioni a 360 gradi, facendo infuriare tassisti, farmacisti, avvocati e commercianti, ed ora fatto proprio dal vicepremier, Rutelli. Ma cosa dice sull’energia il Manifesto Rutelli? Indipendenza delle reti, guerra alle posizioni dominanti, crescita dimensionale delle imprese, ma non una sola parola sulla diversificazione delle fonti. Quello che si dimentica è che negli ultimi anni c’è stato un drammatico cambiamento nel settore energetico mondiale: ci sono state per fino guerre (Cecenia e Iraq) per il controllo e/o il possesso delle fonti energetiche, il prezzo del barile di petrolio è schizzato da 10 ad oltre 70$ e quello del gas da 2 a 14$/Mbtu e noi, che siamo eccessivamente "idrocarburi dipendenti" nella generazione elettrica (80% contro una media Ue del 20%), ne subiamo le peggiori conseguenze con bollette elettriche doppie di quelle francesi, triple di quelle svedesi e del 60 per cento più elevate della media europea.

Esistono settori nei quali l’incidenza del prezzo dell’energia elettrica sul prezzo del prodotto finito non è affatto trascurabile, dalla siderurgia al tessile, dalla ceramica al vetro e alla plastica l’incidenza del costo dell’elettricità sul prezzo del prodotto finito può andare dal 30 al 50%. In questa situazione le nostre imprese difficilmente possono competere. Ma non è finita: oggi si profila una nuova sbornia collettiva per il gas naturale e per i rigassificatori di Lng. Assistiamo, infatti, a un rinnovato, inspiegabile interesse per le nuove e più efficienti centrali a gas e ciclo combinato, una alternativa che poteva essere intelligente quando la proponevano Reviglio e Cagliari, Presidenti Eni negli anni ‘80 e ‘90, ma allora il prezzo del gas era di 150 lire/mc, oggi è sette volte tanto e sono previsti aumenti ulteriori! Il progetto, poi, di costruire rigassificatori di Lng, chi ne vuole tre, chi quattro, chi (Antonio Di Pietro) addirittura undici, non pare una proposta né conveniente, né ecologica, né intelligente. Anche questa è una emerita sciocchezza: sul trasporto

del gas naturale liquefatto via mare si deve osservare che tale alternativa rispetto all’importazione via gasdotto é "inutile", "costosa" e "pericolosa". Inutile perché il fabbisogno italiano è sufficientemente coperto dalle importazioni via tubo da Russia, Olanda, Algeria e in futuro da Libia. (Semmai si dovrebbe ridurre l’impiego nella produzione di energia elettrica a favore del carbone). Costosa perché le attrezzature necessarie al trasporto del Lng (stazioni di liquefazione, navi frigorifere, porti attrezzati e rigassificatori), circa 6/7 miliardi di Euro, possono far aumentare il prezzo del gas al consumo del 40%.

Sarebbe interessante sapere quanto costerà il rigassificatore in costruzione a Rovigo, peraltro messo sotto sequestro: una impresa faraonica in cemento armato delle dimensioni di un campo di calcio, affondata a meno 30 metri offshore. Pericolosa: il numero di morti per esplosioni di gas liquefatto é significativo della pericolosità di questi impianti. Il gas naturale liquido é un "gingillo" assai delicato da trattare. A una temperatura di meno 160 gradi °C ogni minimo errore comporta rischi altissimi considerata l’altissima infiammabilità e la facilità con la quale il gas esplode. Tra gli ultimi incidenti vanno ricordati quelli del 2004 a Skikda (Algeria) e in Belgio. Il primo ha causato 27 morti e 74 feriti, il secondo 15 morti e 200 feriti. Ricordo anche che nei più gravi incidenti convenzionali, avvenuti nel 1984 in Messico a Ixhuatepec (esplosione di serbatoi di gas liquido) morirono 550 persone, 7000 furono i feriti e 300.000 gli evacuati (135.000 evacuati a Chernobyl) e, nello stesso anno, a Bophal (esplosione in un impianto chimico) morirono 2500 persone. E’ poi, quanto meno opinabile che, una volta realizzati i rigassificatori, si trovi un fornitore/trasportatore pronto e disponibile ad inviarci il gas liquefatto, quasi tutti impegnati in contratti di lungo termine, così come sono vincolate a contratti 189 navi metaniere delle 191 esistenti.

I rigassificatori potranno andar bene per quei Paesi che difficilmente possono rifornirsi tramite gasdotti (Usa, Giappone, Nigeria, Indonesia o Australia) perché separati da oceani rispetto al fornitore, ma non per l’Italia, sufficientemente rifornita dai gasdotti con Russia, Algeria e Olanda, e in futuro con Libia. Caso mai si dovrebbe ridurre l’impiego del gas nella generazione elettrica: la "riconversione" - termine caro all’On. De Mita - di 5 o 6 centrali termo-elettriche da gas a carbone consentirebbe di liberare agli usi civili e industriali non elettrici 8 miliardi di metri cubi di gas evitando qualsiasi rischio di crisi invernale. E’ opinione generalmente condivisa che il trasporto via mare sia competitivo con i gasdotti solo per distanze superiori ai 2500/3000 km. Ciononostante sono in molti ad essere innamorati dei rigassificatori. Pare che l’Italia si prepari a realizzare rigassificatori per 80 Mld di mc di gas, quasi la metà del mercato mondiale. Da Luca Cordero di Montezemolo, a Sergio Pininfarina, da Alessandro Ortis ad Antonio Catricalà, da Mario Monti ad Altero Matteoli, tutti si sono innamorati dei rigassificatori. Romano Prodi li giudica "una cosa seria". Il costo del trasporto via mare del Lng corrisponde a 6 mld di Euro per trasportare 8 mld di mc di gas all’anno, cifra superiore del 30/40% al prezzo del gas trasportato via tubo.

Il poco brillante risultato sarebbe pertanto un aumento del prezzo del gas al consumo che non favorirebbe certo la concorrenza. Con la spesa per realizzare 4 linee complete di trasporto, inclusive di stazioni di liquefazione, navi frigorifere, porti attrezzato, rigassificatori e distribuzione, pari a 24 mld di Euro, si potrebbero realizzare 20 centrali nucleari da 1000 MWe! Concludiamo con una proposta: anziché continuare nell’opera vandalica dello "smantellamento accelerato" delle centrali nucleari dimesse di Caorso e Trino Vercellese, una operazione contraria alla normale prassi internazionale - generalmente si attendono 50 o più anni (per Calder Hall il Regno Unito ha deciso di farlo tra 100 anni), comportante maggiori dosi di radiazione al personale, inutilmente costosa, impossibile da eseguire in assenza della identificazione del sito nazionale in cui sistemare le scorie radioattive, ma soprattutto illegittima in assenza di preventiva autorizzazione formale. Il famigerato decreto Letta dell’8 maggio 2001 è infatti, stato emanato 18 mesi dopo l’inizio delle attività di smantellamento, limitate fortunatamente, alla sola parte convenzionale. Il ministro Bersani farebbe meglio ad occuparsi dello smantellamento accelerato delle centrali a gas e ciclo combinato, il cui costo di produzione dell’energia elettrica, causa l’intervenuto aumento del prezzo del gas (600% negli ultimi 5 anni), non è più competitivo, essendo da 3 a 4 volte maggiore di quello di carbone e nucleare.
 


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