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Cosa è servizio pubblico

La sanità pubblica, è servizio pubblico. Proprio quella che CL, grazie a politici come Lupi e Formigoni ha colonizzato, rendendola di fatto semiprivata ma finanziatata dallo stato.

Il trasporto pubblico locale è servizio pubblico. Quello che Moretti (con Lupi ministro) ha sacrificato in nome delle più redditizie "frecce rosse", i treni veloci che trasportano vip, giornalisti, politici da Roma e Milano.

La gestione dell'acqua pubblica è servizio pubblico. Ed è quello che hanno stabilito gli italiani nel referendum del 2011. Ma che ancora la politica non ha recepito.

L'istruzione è servizio pubblico. Nelle scuole pubbliche che devono garantire a tutti un livello minimo di istruzione. E garantire ai più meritevoli l'accesso ai livelli più alti tramite borse di studio.


Ecco, vedere un ministro della repubblica che difende la protesta selvaggia dei tassisti, lecita o meno, in nome di una difesa del servizio pubblico, mi ha un pò spiazzato.
Perché lo stato deve solo regolare il servizio dei tassisti, controllare gli abusivi e in generale il rispetto delle norme.

Ma non deve proteggere un monopolio. Non può tollerare le minacce. Se il mercato, privato ma finanziato da soldi pubblici, può entrare nella gestione dell'acqua, della sanità, della scuola, perché il mercato non deve entrare nel servizio taxi?

La mossa del ministro sembra tanto una scelta elettorale. Non sono né contro né a favore di Uber. Ma forse ai nostri politici sfugge il senso di cosa sia pubblico e cosa sia privato. Cosa si possa mettere sul mercato e cosa.

E non è questione di posti di lavoro: questione che non è mai messa in mezzo quando si parla delle delocalizzazioni, dei servizi esternalizzati dati a cooperative che lavorano al massimo ribasso etc etc...

 

Foto: Medici con l'Africa Cuamm/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.230) 24 maggio 2014 20:03

    Potatura >

    Si parla tanto di corruzione, peculato e spreco di denaro pubblico. S’intende ridiscutere di sistema elettorale, bicameralismo, rapporto stato-regioni, pubblica amministrazione, ecc. Ogni volta è tirato in ballo il ruolo dei partiti. Nei fatti.

    Per la Costituzione (art.49) i partiti sono “libere associazioni” di cittadini in grado di incidere sulla politica nazionale. A vari livelli e sotto varie forme sono l’anello di congiunzione tra il cittadino e il sistema Stato.

    Eppure non esistono norme generali che li obblighino a “qualificare” l’integrità e trasparenza dei propri iscritti, specie se “chiamati” a svolgere compiti gestionali e di rappresentanza. In pratica.

    Non basta un codice “etico” frutto della libera-autonoma iniziativa di cittadini animati di buona volontà. Occorrono norme pubbliche che dettino alcuni imprescindibili criteri e strumenti “di garanzia”.

    Come l’istituzione di un apposito organismo (comitato, ..) preposto alla “verifica” di requisiti soggettivi e comportamenti relazionali non del tutto “esemplari”. Quindi tali da comportare l’adozione di provvedimenti tipo censura, diffida, sospensione, ecc. E, al limite, l’espulsione.

    Un’azione con chiara valenza “preventiva” finalizzata a rinsaldare i valori identitari del partito e la credibilità della sua azione politica.

    Per una “libera associazione” di cittadini aspettare l’intervento della magistratura è prova di fragilità e vulnerabilità. La “salubrità” dipende molto da una sapiente potatura. Il tempo non cancella le Voci dentro l’Eclissi esempio di coerenza, responsabilità …

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