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Il menu ideologico di Marine Le Pen

Nell’ultima tornata di elezioni amministrative il Front National ha raggiunto risultati senza precedenti, conquistando tredici città. Marine Le Pen è sulla cresta dell’onda e comincia a mettere in pratica la linea, calando sui sindaci neo-eletti una richiesta che ha già scatenato numerose polemiche. Secondo la leader dell’estrema destra francese le scuole dei Comuni amministrati dal Fronte devono servire carne di maiale.

Senza se e senza ma. Queste le sue parole:

Non accetteremo alcuna pretesa religiosa nei menu delle scuole. Non c’è alcuna ragione perché la religione entri nella sfera pubblica, è la legge. Troppo spesso la laicità non è applicata, chiudere gli occhi sulle violazioni della laicità è nello spirito di molti sindaci Ump e Ps che vogliono assicurarsi la benevolenza delle comunità”.

Tanto che il Corriere della Sera ha titolato L’erede della Vandea scopre la laicità. In realtà anche la laicità di Le Pen è un pochino strabica, nonché molto strumentale. Perché ha sempre preso di mira quasi esclusivamente islamici e (in misura minore) ebrei. Sono loro ad avere il tabù della carne di maiale, e sono loro ad avere precetti alimentari (halal e kasher) che oggettivamente pongono diversi problemi alle mense scolastiche. Spesso vengono accontentati, anche se la legge non istituisce alcun obbligo in merito. Gli stessi nutrizionisti consigliano di mangiare carne di maiale con moderazione.

Ma islam ed ebraismo non sono certo le uniche religioni che, soprattutto in virtù dell’immigrazione, cominciano a creare difficoltà: gli induisti ostracizzano la carne di manzo, i buddhisti sono generalmente vegetariani. A conti fatti, è forse più difficile trovare religioni che non pongono alcun problema in materia alimentare. Di ieri è la notizia che nel paesino inglese di Stoke Poges molti studenti sono stati iscritti d’ufficio in una scuola sikh. L’istituto è finanziato dallo Stato in ottemperanza al sostegno governativo alle faith schools, ma la conseguenza è che sono obbligatorie le preghiere sikh e che i menu sono strettamente vegetariani. Hanno protestato sia genitori atei che cristiani. Ma quanto accade a Stoke Poges non è molto diverso da quanto, per esempio, accade in paesini veneti dove l’unica scuola primaria è una paritaria cattolica sostenuta con fondi pubblici. Il problema è meno frequente ma c’è, ogni venerdì e in Quaresima. Marine Le Pen non risulta aver mai fatto riferimento ai tabù cattolici.

Gli atei e gli agnostici non hanno precetti alimentari (del resto non hanno proprio precetti). Per quanto vi siano anche anticlericali vogliosi di imporre menù di carne il venerdì o – per restare in Francia – aperitivi saucisson et pinard (“salsicce e vino”) il loro approccio è quasi sempre laico e rispettoso in egual misura di tutte le convinzioni. Ciò che più conta per loro, molto probabilmente, è la qualità del cibo servito e che il menu sia basato su criteri nutrizionali adeguati. Forse non è poi così difficile approntare due menu, uno valido per tutti e uno “accomodato” per i figli dei fedeli più zelanti. Laicamente ci potrebbe anche stare. Sicuramente è una scelta meno razionale e più costosa. Come la stessa religione, del resto.

 

 

 

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