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Qatar: mondiali di schiavitù

Polemiche per i lavori in Qatar, Blatter: "Condizioni inaccettabili".

 
Dormono spesso ammassati in piccoli dormitori senza climatizzatore, circondati da rifiuti e da fosse biologiche scoperte, e in diversi casi privi di acqua potabile. Si sdraiano a terra per cercare refrigerio dal caldo, dove la temperatura, in Qatar, la notte raggiunge anche i 40 gradi. Crollano subito dal sonno, stremati dopo una lunga giornata di lavoro passata a spaccarsi la schiena per ore interminabili.
 
Non sono “bestie” o “animali”, come vengono spesso chiamati dai propri datori di lavoro quando si fermano o cercano di fare una pausa, ma sono solo alcuni dei circa 1,38 milioni di migranti giunti dall'India, dal Nepal o dal Bangladesh attratti dalle prospettive di guadagno in un Paese in crescita economica nel settore nelle costruzioni, grazie anche ai mondiali di calcio del 2022.
 
La loro condizione di sfruttamento, dopo essere stata denunciata dal Guardian, è emersa anche dal dossier di 169 pagine intitolato “The Dark Side of migraton” di cui si è occupata Amnesty International. In esso si afferma che i lavoratori sono soggetti ai cosiddetti “lavori forzati”, poiché, per esempio,subiscono la decurtazione punitiva dagli stipendi e non hanno la possibilità di lasciare il proprio posto di lavoro.
 
Due elementi, secondo l'International Labour Organization, che descrivono in pieno la condizione di lavoro forzato. Molti di essi sono anche costretti a lavorare tutto il giorno per poter realizzare in tempo gli stadi che ospiteranno la competizione. Per il momento, il “boom” delle costruzioni collegato all’assegnazione dei mondiali di calcio del 2022 al Qatar ha prodotto unicamente una forte richiesta di manodopera e un impressionante livello di abusi.
 
La popolazione del Qatar aumenta di 20 persone all’ora: 20 persone provenienti quasi sempre dall’Asia meridionale e sudorientale, piene di speranze che si sbriciolano in brevissimo tempo. Operai costretti a lavorare fino a 12 ore al giorno, sette giorni su sette, anche durante i torridi mesi estivi.
 
La legge vigente in Qatar però permette e favorisce le suddette condizioni di sfruttamento. Per esempio, il sistema di sponsor permette che un datore di lavoro faccia da garante del lavoratore, così, di fatto, il lavoratore non può licenziarsi o abbandonare il paese senza il consenso del suo superiore. Pena, il diventare clandestino. Amnesty infatti racconta di veri e propri ricatti. Alcuni immigrati hanno addirittura pensato al suicidio in seguito alle pressioni psicologiche subite. Molto spesso per tornare liberi hanno dovuto firmare documenti falsi in cui dichiaravano di aver ricevuto mensilità arretrate, ovviamente mai realmente percepite, altrimenti non avrebbero riavuto indietro i loro passaporti. Cambiare il sistema di sponsor, sempre secondo Amnesty International, potrebbe essere parte di una soluzione al problema dello sfruttamento.
 
I media di tutto il mondo hanno riportato l’inchiesta del Guardian. Tutti tranne uno: Al Jazeera. I giornalisti dell'emittente araba hanno denunciato le violazioni dei diritti dei lavoratori negli angoli più remoti del mondo, ma evidentemente non si devono essere accorti di quelle centinaia di migliaia di lavoratori che vedono tutti i giorni all’opera - con un caldo torrido - nei cantieri di Doha. Persino il Presidente della FIFA (Fédération Internationale de Football Association) Joseph Blatter ha dichiarato che “i leader economici e politici mondiali devono contribuire a migliorare le inaccettabili condizioni [di lavoro] in Qatar”.
 
Inoltre ha aggiunto di aver ricevuto rassicurazioni sul fatto che la situazione sia stata presa molto sul serio da quelle parti e che presto i cambiamenti arriveranno. Ma purtroppo la risposta del ministero del Lavoro qatariota è stata quella di non aver mai ricevuto lamentele per casi di “lavoro forzato”, e addirittura a maggio aveva anche annunciato l'intenzione di cambiare il sistema della sponsorizzazione con dei contratti normali tra impiegato e datore di lavoro. Peccato però che non abbia mai dato delle indicazioni precise, e il tutto si è risolto con un nulla di fatto.
 
Ma il Qatar non è il primo paese sotto gli occhi dell'opinione pubblica mondiale in relazione ai preparativi dei mondiali di calcio. Anche il Brasile, che ospiterà l'edizione del 2014, è stato oggetto di critiche dopo la morte di alcuni operai durante la costruzione dello stadio di São Paulo “Arena Corinthians”. Il caso ha riaperto le polemiche sulle condizioni e la sicurezza dei lavoratori brasiliani.
 
Image: Flickr/demosphere
Questo articolo è stato pubblicato qui

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