• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Brasile, ancora proteste contro i mondiali

Brasile, ancora proteste contro i mondiali

Violenze, saccheggi, lacrimogeni e bombe di fabbricazione domestica: l'ennesima manifestazione contro i prossimi mondiali di calcio in Brasile che si è conclusa con 5 feriti e 230 fermati solamente a San Paolo. La sera del 22 febbraio più di mille persone si erano radunate in piazza per protestare contro le ingenti spese che il governo brasiliano sta portando avanti per la costruzione degli impianti sportivi.

LA SITUAZIONE NEL PAESE – Il Brasile è ormai nel caos da quando, la scorsa estate, oltre un milione di persone sono scese in piazza a Rio de Janeiro per contestare la gigantesca macchina olimpica che si apprestava a realizzare i lavori per la Coppa del Mondo di calcio 2014. Un corteo pacifico, che al grido di “No violenza” pian piano raggiungeva il palazzo del Comune, dove però sarebbe scattata la repressione verso ogni forma di dissenso nei confronti delle politiche del governo.

Motivo principale della manifestazione è stato quello dell'aumento del costo del trasporto pubblico, in un contesto paradossale in cui lo stato spende miliardi e miliardi per realizzare le infrastrutture necessarie – e fatiscenti – volte ad ospitare la competizione, ma allo stesso tempo trascura lo sviluppo dei servizi pubblici essenziali. Questa grande e tortuosa strada intrapresa dal governo del paese enfatizzare questa situazione delle inevitabili contraddizioni tra favelas e centro cittadino, così vicine ma così lontane.

MONDIALI DI SCHIAVITÙ – Quando nel novembre 2013 la notizia della morte di due operai durante la costruzione dell'Arena Corinthians, nuovo stadio di San Paolo costruito per l'occasione dei mondiali, ha fatto il giro dei media di tutto il mondo, il Brasile è entrato nell'occhio del ciclone per la sicurezza dei lavoratori.

Il caso, purtroppo non isolato, ha portato agli occhi dell'opinione pubblica mondiale la condizione di sfruttamento degli operai, spesso immigrati o provenienti dalle varie baraccopoli, impegnati nei cantieri delle varie strutture adibite per i mondiali. Turni di lavoro interminabili, pause inesistenti, orari di lavoro impensabili, sicurezza pressoché inesistente e condizioni di lavoro massacranti: costretti spesso a lavorare in climi torridi, senza un posto in cui dormire e in pessime condizioni igieniche; gli operai brasiliani hanno ricevuto la solidarietà anche dalle istituzioni sportive mondiali, ma ancora nulla è stato fatto per risolvere la situazione. La FIFA ha annunciato che prenderà provvedimenti, ma il governo non ha ancora ricevuto alcun ultimatum.

LE PROTESTE – Mentre il Brasile conta i danni di ormai quasi un anno di proteste, nessuno si sofferma sulle vere ragioni di esse. Vandalismo, violenze e saccheggi: nessuno, almeno in Brasile, si chiede il perché. Sui social network impazzano i post e i commenti dei protagonisti della piazza, quei ragazzi nati e cresciuti nelle favelas, tra criminalità e brutalità della polizia, che ormai sembrano rassegnati, ma che fanno sentire ancora la loro voce perché forse ancora ci sperano. Migliaia di famiglie sono state persino cacciate dalle loro case, perché su quei terreni dovrà sorgere un hotel, un parcheggio, un centro commerciale o un impianto sportivo di ultima generazione.

E l'ultima manifestazione, quella di San Paolo, ha contato 230 arresti e cinque agenti feriti. Numeri che indicano la dimensione della protesta, fatta di persone sull'orlo della disperazione che non comprendono i giganteschi finanziamenti per una competizione in un paese attanagliato dalle differenze sociali, e dove la divisione in classi è ancora attuale. Un'economia emergente che si fa spazio tra le superpotenze mondiali, ma che non ha i mezzi per superare le proprie contraddizioni interne. Una moneta in crescita che non rappresenta la diffusa criminalità delle periferie. Uno stato con un'importanza diplomatica in aumento che non sa però rispondere alle domande della società civile.

 

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità