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CasaPound e i guardiani della rivoluzione

Se l’intellettuale ha da essere organico e suonatore di piffero…

L’eventualità che nella sede di CasaPound, a Roma, si potesse tenere un incontro dal titolo Ciò che è vivo e ciò che è in morto in Marx ha scatenato reazioni veementi. Una di queste la riproduciamo qui di seguito (si trova qui):

Il mondo è pieno di imbecilli, è vero. Ma non è proprio necessario diventarlo anche noi. Ci sono molte cose - fatti, non parole - che permettono di capire cos'è giusto e cosa sbagliato, cos'è rivoluzionario e cosa il contrario.

Diciamo che i rapporti con i fascisti sono una discriminante senza ritorno. Come dicevano i partigiani, "con i fascisti non si parla, li si combatte". Poi ci sono le considerazioni di opportunità, per cui il "combattimento" è più sul piano ideale che non militare (anche se qualche cazzotto, ogni tanto, può far bene alla salute). Ma, appunto, sul piano culturale non ci possono essere mai mediazioni, perché "è gratis".

La notizia del giorno è la solita banalità: un convegno organizzato da Casapound per discutere di "ciò che è vivo e ciò che è morto in Marx". Merda secca, per definizione. Come se un circolo comunista chiamasse la gente a discutere si [sic] "ciò che è vivo e ciò che è morto in Mussolini e dintorni".

Lasciamo stare Marx (chi ne vuol discutere seriamente sa come trovarci, è noto). Parliamo dell'"ospite illustre" di questa serata che s'annuncia come apoteosi dell'inciucio rosso-bruno. Chi è che stavolta ha accettato di "parlare con i fascisti" nientepopodimeno che di Marx? Morto Costanzo Preve, l'unico nome dotato di risonanza mediatica era quello di Diego Fusaro...

Tana! Proprio lui... 'Un ci si crede, direbbero in Toscana...

Diciamo che tracciamo a questo punto un fossato invalicabile, a futura memoria e per tutti gli anni che ci capiterà di vivere: chi accetta d'ora in poi di "parlare" con Diego Fusaro non parlerà mai più con noi, né nel movimento di classe, né col sindacalismo conflittuale.

Non è più tempo di giocare à la Bertinotti o à la Vendola....

Questo documento esemplifica ottimamente la posizione di coloro che ritengono che la ricerca scientifica non possa trovare in se stessa il proprio fine, non possa manifestarsi in pura curiosità intellettuale, in libero esercizio conoscitivo ma sia invece dotata di senso solo se si mette al servizio del Principe di turno (comunista per gli estensori del documento, ma avanziamo l’ipotesi che se veramente un circolo comunista dovesse organizzare un domani una conferenza sull’“attualità” del pensiero di Mussolini, l’intellettuale neo o postfascista che dir si voglia che fosse intenzionato a parteciparvi riceverebbe dalla destra estrema la stessa reprimenda oggi riservata a Diego Fusaro dalla sinistra radicale).

La figura dell’intellettuale organico ha una lunga tradizione nella storia politico-culturale italiana e non può certamente essere banalizzata.

Ma, per quel che ci riguarda, ai ritrovi dove i reduci dello stesso colore si riuniscono per recitare il rosario delle solite parole d’ordine e per reiterare i medesimi riti consolatori e corroboranti le antiche certezze ed esorcizzanti timori e dubbi, preferiamo colui che con Vittorini si rifiuta di suonare il piffero alla rivoluzione, di qualunque segno essa sia, e di partecipare all’omologazione narcotizzante dei cervelli all'ammasso.

 

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