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Yemen, il network della tortura

Tortura |La smentita è stata d’obbligo ma non è apparsa convincente.

L’inchiesta dell’Associated Press su almeno 18 centri di detenzione segreti in Yemen, dove i militari degli Emirati arabi uniti torturerebbero e gli Usa interrogherebbero (il condizionale andrebbe tolto, perché il fatto è stato confermato dal Pentagono) persone sospettate di far parte di al-Qaeda, è invece preoccupantemente accurata e necessita, secondo Amnesty International, di un’indagine internazionale promossa e guidata dalle Nazioni Unite.

Mentre da due anni buona parte dello Yemen è sconvolta dalla campagna militare contro le forze huthi guidata dall’Arabia Saudita, alimentata da copiose forniture di armi – anche dall’Italia – nel sud del paese silenziosamente si dà la caccia al presunto terrorista. Con ogni mezzo, migliaia di sparizioni comprese.

Gli Emirati arabi uniti, che fanno parte della coalizione anti-huthi, sono noti per praticare massicciamente la tortura in casa. Nella guerra dello Yemen, il loro compito è essenzialmente quello di fornire equipaggiamento, addestramento e sostegno logistico alle forze di sicurezza di Aden e al-Mukalla, filo-governative.

Gli Usa a loro volta hanno una lunga tradizione di appalto della tortura a paesi medio-orientali (tra cui Siria ed Egitto, nello scorso decennio) e di raccolta delle informazioni così estorte. Se la denuncia dell’Associated press venisse confermata in ogni dettaglio dall’auspicata inchiesta delle Nazioni Unite, risulterebbero complici di gravi crimini internazionali.

 
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