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World economic forum: chi lo finanzia?

Di recente il World economic forum e' finito sui giornali per la pubblicazione di un documento che viene fatto con cadenza annuale sul gap che esiste nella uguaglianza di genere. Il documento stila una classifica dei paesi.

 L' Italia avrebbe fatto un passo indietro. Da diversi decenni esistono molte organizzazioni che con finanziamenti a volte poco chiari pontificano su una grande varietà di argomenti. Ne approfittiamo per spiegare che a pagare il World economic forum sono gli amministratori delegati di multinazionali miliardarie. Il bilancio del Forum di Davos ha un giro d’affari di centinaia di milioni. Il World economic forum raccoglie le persone più potenti del pianeta; è infatti una organizzazione no-profit indipendente che non è legata né a singoli Stati né a organizzazioni internazionali, e che vive grazie al finanziamento di grandi aziende e società di tutto il mondo. Sul suo sito si possono leggere fatti e dati della sua attività. L’idea di questo incontro venne nel 1971 a Klaus Schwab, un economista svizzero nato in Germania che l’anno dopo organizzò il primo European Forum Management, raccogliendo qualche centinaio di presenze. Niente di paragonabile con le migliaia di persone e la copertura mondiale da parte dei media di cui l’appuntamento gode oggi. Nel 2000, dopo quasi trent’anni, il bilancio dell’organizzazione era arrivato a 31 milioni di euro, oggi è da moltiplicare per dieci. La Fondazione ha un Consiglio di amministrazione, e una sorta di “consiglio di saggi” del quale hanno fatto parte l’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore e il fondatore di Alibaba Jack Ma, la regina Rania al Abdullah di Giordania e la ex direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde e molti altri opinion leader. Nel report del Forum è scritto che non vengono dati soldi a politici o partiti o altre organizzazioni e che non vengono pagati onorari a chi partecipa alle sue attività. Vengono pagati, invece, i circa 480 dipendenti che rappresentano comunque meno della metà del bilancio. Il resto, oltre 100 milioni di euro, se ne va nell’organizzazione delle attività, che ormai si estendono su tutto l’anno, ben oltre la settimana del meeting. A coprire tutti questi costi sono coloro che siedono in platea ad ascoltare gli ospiti del World economic forum: si tratta soprattutto di amministratori delegati e alti manager di aziende di livello mondiale. Per poter comprare un biglietto di ingresso bisogna però prima sostenere la fondazione ed esistono vari livelli di finanziamento possibile: si va da 50.000 a 500.000 euro. A queste cifre bisogna poi aggiungere la cifra richiesta per poter accedere ai giorni dell’evento. Andrew Ross Sorkin, giornalista del New York Times, aveva calcolato qualche anno fa quanto costi in effetti a un amministratore delegato accomodarsi in platea a Davos, da solo o in compagnia di qualche ospite. All’epoca in cui aveva pubblicato il suo articolo, nel 2011, le cifre andavano da 57.000 euro per una persona a 500.000 per cinque persone. Ma, aggiungeva il giornalista statunitense, vanno poi calcolate anche le spese di viaggio e di alloggio e magari quelle di un rinfresco da organizzare. Per l’economia di Davos, che è una città già ricca e famosa per gli sport invernali, il Forum rappresenta un grosso affare economico. La presenza maggiore è ancora degli ospiti statunitensi, che sono quindi anche i maggiori finanziatori del Forum, con oltre 800 persone, seguiti da svizzeri e britannici. Ma, calcola l’agenzia di informazione economica Bloomberg, sta crescendo moltissimo il numero di cinesi: quest’anno la Cina ha previsto oltre 100 presenze tra politici e uomini d’affari, mentre dieci anni fa erano meno di 30. I documenti della Fondazione spiegano che però gli esponenti della società civile, gli artisti, i ministri e i capi di Stato che arrivano da oltre 70 nazioni non pagano per partecipare. E, addirittura, alcuni gruppi, come quelli delle facoltà accademiche, ricevono rimborsi per il viaggio e la sistemazione.

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