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Wikileaks da Israele: no allo stato di Palestina per commettere crimini impuniti

È in uno dei tanti cable dall'ambasciata americana di Tel Aviv (del 23 febbraio 2009) e pubblicati da Wikileaks il motivo reale per il quale Israele s'oppone duramente alla proclamazione dello stato di Palestina. Il cable descrive il colloquio tra l'ambasciatore James B. Cunningham e il generale israeliano Mandelblit dell'avvocatura militare, in merito alle conseguenze dell'operazione Piommbo Fuso su Gaza e del conseguente rischio che Israele sia chiamata a rispondere di svariati crimini nelle sedi internazionali.

Questa che segue è la traduzione dei passaggi più interessanti.

"Mandelblit ha sottolineato la preoccupazione per lo sforzo dell'Autorità palestinese di colpire Israele attraverso il Tribunale Penale Internazionale (ICC) e ha espresso la speranza che gli Stati Uniti interverranno sia presso i palestinesi che presso l'ICC, e sosterranno pubblicamente l'opinione israeliana sulla mancanza di giurisdizione dell'ICC. Ha avvertito che un attacco dell'Autorità Palestinese ad Israele attraverso l'ICC sarebbe considerato un atto di guerra dal governo israeliano". 

"Mandelblit ha detto che sono stati consegnati ad Ocampo (procuratore capo dell'ICC) diversi pareri legali che sostengono che l'ICC non ha giurisdizione legale sulla Palestina a causa della mancanza di statualità dell'Autorità Palestinese"

"Mandelblit ha detto che il governo israeliano è preoccupato perchè la questione dell'ICC non è ancora stata tolta dal tavolo e che sembra essere una decisione politica per Ocampo, con un aumento della pressione proveniente dalla Lega Araba perché l'ICC affronti anche i paesi occidentali invece di occuparsi "solo di Africa".

La preoccupazione israeliana sembra fondata e spiega benissimo il motivo principale per il quale Israele s'oppone ancora oggi alla creazione di uno stato palestinese, previsto dalle stesse risoluzioni dell'ONU che hanno permesso la fondazione d'Israele e previsto dagli accordi di Oslo firmati dagli stessi israeliani. Israele non vuole uno stato palestinese per continuare a commettere impunemente gravi crimini contro i palestinesi a suoi piacimento.

E se servisse una conferma di questa volontà criminale, è facilmente rintracciabile in un secondo cable, questa volta da Stoccolma (del 5 febbraio 2009), nel quale si dice che l'ambasciatore israeliano Benny Dagan durante un pranzo con l'ambasciatore iracheno ha confessato, alla presenza dell'ufficiale americano Robert J. Silverman che: "L'attuale strategia è di usare una forza sproporzionata in risposta agli attacchi di Hezbollah e Hamas". Che è un crimine. E di seguito: "Secondo Dagan queste reazioni dell'IDF hanno un tasso d'approvazione del 90% in Israele, anche se poi ha ammesso che Israele manca di una strategia politica per accompagnare la deterrenza".

Alla luce di queste note diplomatiche non è difficile concludere che Israele non abbia alcun interesse alla pace con i palestinesi e che per il governo israeliano la situazione sia perfetta così. La commissione di crimini di guerra e contro l'umanità a danno dei palestinesi porta grandi consensi al governo, che si preoccupa solo di sfuggire alla giustizia internazionale, fifando sulla copertura statunitense all'ONU, sulla malleabilità di Ocampo e sul difetto di giurisdizione dell'ICC dall'altro.

Una situazione che rischia di mutare con la proclamazione dello stato palestinese, che doterebbe l'ICC della giurisdizione sugli evidenti (e qui confessi) crimini israeliani. Mettendo Israele, il suo governo e i suoi vertici militari sul banco degli imputati e a rischio di pesanti condanne personali. Nulla di particolarmente strano, molti avevano già intuito che l'opposizione d'Israele al riconoscimento internazionale dello stato di Palestina non era una questione d'orgoglio o d'immagine e che la proclamazione avrebbe materializzato grossi problemi per Israele e il suo criminale uso della forza nei Territori Occupati come a Gaza.

Ma ora la prova di questi sospetti e dell'esistenza di una strategia criminale da parte del governo israeliano è nero su bianco, sotto gli occhi di tutti. Ora si tratta di vedere se i paesi che fino ad oggi hanno protetto Israele avallando ogni sua scusa e pretesto, a cominciare dagli Stati Uniti e a finire con l'Italia, continueranno a far finta di non vedere o saranno costretti a mutare atteggiamento per non essere considerati, più di quanto non lo siano già ora, complici dei clamorosi crimini israeliani.

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