• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca Locale > Vittorio Sgarbi: all’Aquila i soldi del ponte di Messina

Vittorio Sgarbi: all’Aquila i soldi del ponte di Messina

Non sappiamo se la Befana abbia portato in dono al sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, carbone oppure dolci, sicuramente dal grande sacco della beniamina dei bambini è saltato fuori un prezioso alleato: Vittorio Sgarbi. Il critico d’arte in visita nel comprensorio aquilano sulla strada dei borghi che da Castel del Monte, porta a Santo Stefano di Sessanio, Rocca Calascio, Carapelle e Castelvecchio Calvisio è giunto in città invitato da Vincenzo Rivera.

L'Aquila, 7 gen 2011 - Non sappiamo se la Befana abbia portato in dono al sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, carbone oppure dolci, sicuramente dal grande sacco della beniamina dei bambini è saltato fuori un prezioso alleato: Vittorio Sgarbi. Il critico d'arte in visita nel comprensorio aquilano sulla strada dei borghi che da Castel del Monte, porta a Santo Stefano di Sessanio, Rocca Calascio, Carapelle e Castelvecchio Calvisio è giunto in città invitato da Vincenzo Rivera.

sgarbi 2

La distruzione dell'Aquila era già stata constatata da Sgarbi un mese e mezzo dopo il terremoto e in quell'occasione lanciò il monito al primo cittadino aquilano di non lasciare nelle mani di architetti – star come Renzo Piano, Fuksas o Calatrava la ricostruzione. Il problema è che a 21 mesi dal sisma, di ricostruzione ancora si parla soltanto e di fatti concreti, al di là di un marasma di puntellamenti, neanche l'ombra.

La ricostituzione del patrimonio artistico, la riabilitazione delle architetture, come si fa con i malati, con attenzione e prudenza, tarda anche sulla carta e non sfugge all'occhio allenato dell'esperto d'arte ferrarese: ‹‹non voglio fare polemiche contro il governo ma la ricostruzione va tutta pensata. Non pensavo di vedere una situazione di immobilità. L'Aquila attende una soluzione che non può essere che rapida e decisiva. Condivido la posizione del sindaco Massimo Cialente e credo che la presenza di Letta come abruzzese e la ragione di Stato del presidente del consiglio debbano imporre per una città così importante una priorità assoluta e quindi valutare rispetto al bilancio che non ci siano cose più urgenti della ricostruzione››.

sgarbi 3

I fondi da tirar fuori dal cilindro sarebbero quelli destinati al 'tormentone' del ponte sullo stretto di Messina di cui si sente parlare a più riprese da anni; una delle grandi opere su cui il presidente del consiglio ha puntato molto eclissando forse il 'più grande cantiere del mondo': ‹‹condivido dal punto di vista politico, prima che morale, di spendere qua i soldi destinati al ponte di Messina perché il tema della polis, della città, è importante – una riflessione tagliente quella di Sgarbi che incalza affermando che – se proprio non si ha niente di più da fare, si fa il ponte. Se si deve spendere una cifra gigantesca per una cosa che non c'è e che per di più verrebbe costruita in una zona ad altissima sismicità si ha l'alibi per sospendere quest'opera, non perché non sia giusta, ma perché si ha una priorità più forte, che non ha colore politico, che si deve fare. Cos'è la politica se non rifare una città››.

Parole quelle di Sgarbi che riaccendono un barlume di speranza nel cuore ma che a 21 mesi dal terremoto temiamo si accatastino là dove sono finiti i buoni propositi del teatrino mediatico dei grandi del G8, delle molteplici delegazioni giunte a scaglioni, delle miriadi di promesse piovute da ogni dove. Una paura che si legge chiaramente negli occhi degli aquilani e forse per questo le parole si fanno più mirate: ‹‹proverò a convincere il presidente del consiglio della necessità di salvare la storia, la memoria e i monumenti. A questo punto occorre fare un grande investimento sulla storia. L'obiettivo della ricostruzione deve essere un obiettivo fondamentale della politica al di là della destra e della sinistra, non si può pensare che le cose rimangano congelate così. Si deve pensare che fra 6 mesi ci sarà un primo quartiere che rinasce, che fra un anno saranno due. Se non si comincia mai a rimettere in piedi un quartiere non si mettono in piedi quella serie di procedimenti ad irradiazione e la cosa non finisce››.

sgarbi 4

L'Aquila deve ritrovare il valore sociale insito nel concetto di città. Un concetto smembrato in 19 new town posizionate a caso sul territorio, non luoghi schematici e asettici: ‹‹il governo ha fatto una cosa positiva sistemando le persone ma ha fatto una valutazione miope non vedendo che il problema fondamentale dell'Aquila è la città nella sua natura ontologica, in quanto insieme di persone che hanno memorie, nostalgie, fatti personali e incontri››.

La città oggi vive di immobilità, condizione su cui gli aquilani hanno cercato di riportare l'attenzione a livello nazionale più e più volte senza essere mai riusciti a fare da grillo parlante al premier e al governo, come anche l'ultimo contentino della proroga della sospensione delle tasse ha dimostrato. Secondo Sgarbi non è stata prevista una tassa di scopo perché è stata fatta una valutazione meramente solidaristica del problema e sono state indicate come problema unicamente le persone. Ma in realtà la città e le persone sono la stessa cosa, indissolubilmente.

Per i borghi del cratere Sgarbi indica Daniele Kihlgren e Santo Stefano di Sessanio come esempio da seguire per recuperare il senso della storia d'Abruzzo e produrre valore immobiliare: ‹‹ci vorrebbero dei grandi comitati internazionali che adottino, non dico l'Aquila, ma i quartieri e i piccoli paesi per farli rinascere guardando al modello di Kihlgren che ha funzionato. Potrebbe essere un prototipo importante. I comitati internazionali non vanno immaginati però no – profit, ma come un investimento aumentandone il valore››.

Tirando le somme l'appello di Sgarbi è ad una comunità cristiana internazionale rispetto alle chiese, ad enti internazionali rispetto all'adozione di porzioni di edifici o monumenti e al governo perché valuti che non vi è ragione morale, ideologica e culturale nella ricostruzione ma semplicemente che la polis è il modulo di base dell'azione politica. ‹‹Un ponte non può valere una città. Ha ragione il sindaco nel dire che se esistono dei soldi, che possiamo ritenere sulla carta anche legittimamente spesi per il ponte di Messina, è giusto che quei soldi si investano all'Aquila e che il ponte aspetti altri 5 anni››.

di Sarah Porfirio

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares