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Visti Commissione Europea: i promossi e i bocciati

Le conclusioni dei commissari europei ora dovranno essere ratificate dai 27 paesi confederati al prossimo Consiglio europeo

 

Le tanto attese decisioni della Commissione Europea in materia di visti sono giunte stamattina a titolo di notizia ufficiosa, dovendosi aspettare l’inizio della prossima settimana per la comunicazione formale. Il fatto che però la leggendaria Bbc, cioè la televisione britannica, già abbia diffuso la notizia, lascia presagire che tali indiscrezioni corrispondano effettivamente al testo ufficiale che verrà poi sottoposto alla ratifica del prossimo Consiglio europeo, l’adunanza cioè dei Capi di stato o di governo delle ventisette nazioni confederate, accompagnati dai rispettivi Ministri degli Esteri.

La bocciatura più clamorosa è quella dell’Albania, rispetto alla quale la Commissione ha ravvisato la non sussistenza dei requisiti di sicurezza pretesi dall’Europa per garantire l’immigrazione degli albanesi nel territorio dell’Unione. “Criminalità di stampo mafioso e corruzione politica diffusa sussistono ancora oggi in forma estesa in tutto il paese e la recente uccisione di un candidato socialista alle prossime elezioni parlamentari di giugno non ci autorizza a dire che la situazione sia cambiata rispetto ad un anno fa” questa l’implacabile motivazione con la quale i commissari, riunitisi a Bruxelles, hanno bocciato ogni speranza del premier albanese Berisha il quale, tronfio, solamente poche settimane fa a Praga (attualmente la presidenza dell’Unione è in mano ai cechi), nonostante le raccomandazioni contrarie del commissario europeo all’allargamento Oli Rehn, aveva presentato al domanda albanese di inizio delle procedure per essere ammessi a far parte dell’Unione europee.



Umiliazione cocente per l’Albania dunque la cui richiesta di liberalizzare i visti è stata sostenuta solamente dall’Italia. Forse se un domani la dirigenza albanese, invece di fare proclami dalle gambe di carta, lavorasse alacremente ed in silenzio per recuperare l’enorme “gap” che la separa anche dagli altri paesi dell’Europa centro-orientale, entrati a far parte tra il 2004 ed il 2007 dell’Unione europea, il traguardo della liberalizzazione dei visti e della successiva piena integrazione nell’Europa unita non sarebbe poi tanto una chimera. Questo è stato in pratica il ragionamento fatto dal Ministro degli Esteri spagnolo durante la sua recentissima visita a Tirana ed il giudizio del politico iberico è tanto più importante se si considera che tra un anno sarà proprio la Spagna ad avere la presidenza di turno dell’Unione.

Bocciatura simile all’Albania anche per la Serbia, democrazia per ora troppo fragile per dare sicurezza all’Europa. Sulla decisione negativa che penalizza Belgrado poi certamente pesa pure il fatto che il criminale di guerra Mladic, braccio militare del dittatore Milosevic durante le guerre balcaniche, ancora non è stato arrestato e consegnato al Tribunale dell’Aia. Scontato il no alla Bosnia, paese ancora diviso dagli atavici odi che hanno, nell’ultimo decennio del secolo scorso, insanguinato i Balcani, a sorpresa è giunta una cauta apertura nei confronti del Montenegro mentre è stata proposta l’abolizione dei visti per la Macedonia. Il Montenegro però è in una situazione criminale pari, se non peggiore, a quella albanese. Qui prospera il traffico di esseri umani da avviare al mercato occidentale della prostituzione e del traffico d’organi. Questi turpi illeciti sono gestiti, oltre che dalla mafia kossovaro- albanese, anche da quella calabrese e dalla camorra napoletana. Il premier montenegrino Djunkanovic poi a lungo è stato inquisito dalla Procura anti- mafia di Bari e solo l’immunità diplomatica lo ha salvato da una quasi certa citazione in giudizio. Questa circostanza però non ha impedito ai Commissari europei di rimandare ogni decisione circa l’abolizione del visto per i montenegrini al Consiglio europeo. Ora la parola passa ai governanti dei ventisette stati confederati.

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