Verso il federalismo

La riforma federale fiscale oramai è stata avviata, sicuramente andrà in porto. Sono convinto dell’utilità del federalismo, mi piaceva l’idea delle macro regioni di Gianfranco Miglio. Penso che sia una soluzione più che valida, e, paradossalmente, soprattutto per il Mezzogiorno. Una sola amarezza: ho il timore che ancora una volta il Sud Italia, le regioni meridionali, saranno penalizzate, proprio per l’assenza dei rappresentanti politici del Sud, nello sviluppo dell’idea federale. Alla grande abbuffata dell’interesse politico che va a formalizzare il “federalismo”, molto probabilmente, ancora una volta al Sud, rimarranno le solite briciole.
 

E’ evidente che in questi anni, invece di approfondire l’idea federale, magari rendendo e sviluppando l’effettiva autonomia regionale - l’Italia è già suddivisa in Regioni - la classe politica meridionale ha preferito strumentalizzarla.
 

Le voci “politiche nordiche”, ci prospettano solo vantaggi: riduzione delle tasse, miglioramento dei servizi, ecc. Invece, a mio avviso, il rischio per il Sud è grosso, per l’assenza d’infrastrutture di cui il Mezzogiorno è perennemente carente, e di conseguenza si vedrà ridurre notevolmente le risorse finanziarie proprio per i ritardi di crescita accumulati negli anni; la base di partenza è impari, a netto svantaggio del Sud.
 

Per cui è facile che la questione federale diventi solo un interesse economico che vede la politica al centro di un comitato d’affari, un grave errore; così facendo si viene meno ai principi fondamentali della Costituzione, indicati proprio nei primi articoli.
 

Di fatto non si deve dimenticare che lo Stato dovrà poi garantire il diritto dei cittadini di avere eguali prestazioni dei principali servizi senza discriminazione tra Nord e Sud .
 

Concludendo, è opportuno e indispensabile che ci sia la riforma, ma che questa abbia un consenso generale dell’opinione pubblica, che deve crescere nell’unità morale e politica del Paese.