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 Home page > Tribuna Libera > Vendola: detesto dirlo… ma te lo avevo detto

Vendola: detesto dirlo… ma te lo avevo detto

 

A quanto pare Nichi Vendola inizia a capire quale solenne cappellata ha fatto con l’accordo di luglio con Bersani e sta vigorosamente sterzando a sinistra: referendum sull’articolo 18 in compagnia di Fiom, Idv, Fds, rilancio dei matrimoni gay ecc. ecc. Ed inizia ad avere dei dubbi sula sua partecipazione alle primarie. Ma prendiamo il discorso dall’inizio: primarie di cosa? Personalmente non ho mai pensato che fossero una grande trovata (non a caso fu una idea di Prodi che non ne imbrocca una), ma, in ogni caso, questo sistema di scelta del candidato Presidente del Consiglio necessita di due presupposti:

a) Che il sistema elettorale sia maggioritario e contenga l’indicazione del candidato premier

b) Che le elezioni si facciano su coalizioni e che il premio tocchi alla coalizione. Infatti: se il sistema è proporzionale o, comunque, non garantisce che qualcuno abbia una maggioranza precostituita, ovviamente occorrerà comporre un governo di coalizione dopo le elezioni ed, a quel punto, si sceglierà davvero il Presidente del Consiglio. In secondo luogo è ovvio che il premio deve andare alla coalizione elettorale e non al singolo partito, perché altrimenti non ha alcun senso fare coalizioni: se il premio va al partito ognuno va per i fatti suoi ed, anzi è opportuno che eventuali partiti minori non presentino proprie liste, ma entrino in quella del partito alleato maggiore. Ma, a quel punto, a che serve fare primarie di coalizione se la coalizione non si fa?

Immaginate una cosa: si fanno le primarie e vince Vendola, che diventa il candidato Presidente del Consiglio della coalizione Sel-Pd, ciascuno con sua lista. Poi il premio se lo prende il Pd (mi sembra difficile che Sel possa prendere più voti del Pd) che, magari non avendo abbastanza seggi al Senato, decide di allearsi con l’Udc, che pone il veto su Vendola: cosa è, la commedia dei matti?

Oppure Pd e Sel fanno lista unica, Vendola è il candidato però dopo ci si trova nelle condizioni di fare un’alleanza stile Monti: Sel che fa, entra nella maggioranza con Casini e Fini?

Dunque, è ovvio che le primarie hanno senso solo se resta il Porcellum, ma non ne hanno più se si cambia sistema. E già questo dice che solenne fesseria è stata quella ipotesi di accordo prima ancora di sapere con che legge elettorale voteremo.

Ma ci sono poi questioni di merito politico ben più “pesanti”:
a) Appena Vendola si è azzardato a sottoscrivere la richiesta di referendum, nel Pd è successo il pandemonio; è di oggi la notizia della lettera di trenta deputati (29 assoluti Carneadi più Beppe Fioroni) del Pd che chiedono di escludere Vendola dalle primarie e tutto fa pensare che, anche nell’improbabilissima ipotesi che Nichi le vinca, c’è da dubitare sul sostegno leale di bei pezzi del Pd;

b) Invece, il candidato che sembra avere qualche possibilità di battere Bersani è Renzi (magari con un aiutino del Cavaliere, ma su questo diciamo dopo), ammettiamo che vada così, Nichi che fa? O entra in una coalizione diretta da Renzi (un film dell’orrore, direi) oppure abbandona la coalizione, ma violando il patto per cui, dopo essersi presentati alle primarie, poi si sostiene lealmente il vincitore.

c) Anche nel caso di persistenza del Porcellum, non è affatto garantito che la coalizione di sinistra vinca al Senato, anzi direi che è più probabile il no che il sì. A quel punto o si imbarca Casini o, più probabilmente, si fa un nuovo governo tecnico (magari con Passera o Cordero di Montezemolo) e Sel si trova legata mani e piedi a questo carro.

Peraltro, è sin troppo ovvio che, in mancanza di una coalizione, le primarie diventano solo una sorta di congresso surrettizio con il quale Renzi cerca di scalzare Bersani. A quel punto, se congresso deve essere, tutti si misurano i muscoli per pesare nelle trattative (Civati, Boeri, Spini, Bindi, l’Anima Bella, i veltroniani, Tabacci, e, - perché no? - il mago Othelma, Cicciolina ecc ecc), anche perché il sistema a doppio turno incoraggia esattamente questi comportamenti al primo. A parte il fatto che questo dà una immagine da circo equestre al Pd che, ormai, è una fricassea di partito, che ci fa l’esponente di un altro partito in questo “festival del narciso”?

Dunque, ormai è chiaro che l’incontro di luglio vale quanto quello di Vasto e chissà quanti altri: un accordo politico che dura da Natale a Santo Stefano… Ormai è archeologia.

Ma veniamo a Renzi, che ha riscosso le lodi del Cavaliere che è arrivato a dire che “ha le nostre stesse idee” (e questa è davvero una notizia: che Renzi abbia delle idee). Una uscita inconsueta per il Cavaliere per il quale già Madre Teresa di Calcutta è sospetta di comunismo. Ma, “mi consenta”… strana per qualsiasi leader politico dalla vigilia delle elezioni: ve lo immaginate Obama che dice “se il candidato repubblicano è X, praticamente non c’è differenza fra me e lui”? La spiegazione più benevola può essere questa: il Cavaliere ha fiutato che “non è aria”, che le elezioni il Pdl, con lui o senza di lui, le perde e, pertanto, sta decidendo di ritirarsi.

Ma, dopo aver annunciato con fragore la sua nuova discesa in campo, deve trovare un motivo plausibile per farlo senza perdere la faccia. La candidatura Renzi potrebbe essere quello che ci vuole: visto che il Pd finalmente non è capeggiato da un comunista, il Cavaliere non ha più la missione di scendere in lotta per difendere l’Italia dal Comunismo.

Ma ci può essere una interpretazione più maligna: il Cavaliere sa di perdere, a questo punto appoggia Renzi già da ora (spazio televisivo, appoggi internet, denaro, al limite gente che va a votare per lui), ma il beneficiato, una volta vinto, gli garantisce il ritorno alla grande coalizione. E magari: Monti a palazzo Chigi (per continuare a salvare il paese), Renzi vice premier o capo del Pd, Casini Presidente della Camera e Berlusconi presidente del Senato, ministro degli Esteri o… magari, che ne dite del Quirinale? In fondo se lo sarebbe meritato per il senso di responsabilità dimostrato sostenendo lealmente Monti. O no?! O magari con un leader duttile come Renzi – che, se la memoria non mi inganna, è già stato ad Arcore - si può anche trattare qualche legge che blocchi le noie processuali… Insomma ci si può capire.

Personalmente, una vittoria di Renzi alle primarie mi divertirebbe moltissimo: in primo luogo perché un incapace del genere finirebbe di smontare il Pd in men che non si dica. Poi perché penso che anche il più tetragono custode della memoria del Pci, sarebbe costretto a prendere atto che il Pd non è il Pci in uno dei suoi più riusciti travestimenti, ma un’altra storia. Anzi, direi un’altra narrazione. Ve l’immaginate: “Pd, circolo Escrivà de Balaguer” “Circolo Don Giussani”….

Poi sarebbe tutto più chiaro: niente artificiose differenze fra partiti. Tutti montiani. E poi, pensate alla faccia di Veltroni, D’Alema, Bersani, Fassino, Franceschini, ecc ecc tutti rottamati di colpo! Ci sarebbe da ridere per un mese di seguito.

E magari, verrebbe fuori un decente partito di socialista come in Francia.
Vai Matteo, “facci sognare!”

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