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Vampiri da "Beri" pardon... da Bari!

Giovani scrittori: come rimanere affascinati da una sconosciuta scrittrice in erba...

La quarta di copertina:

«Lo udii uscire dalla camera ed entrare in cucina.

Aprì il frigo.

Cazzo vuole dal mio frigo?, pensai.

Assassinarmi a colpi di broccoli?

Ammazzarmi a cotolettate?»

Pasta al burro a fine mese. Una città hard rock come Bari. La faida dello zerbino con la famiglia del secondo piano.

Andrea "Cespuglio" Magli è uno studente con la sindrome del criceto. Ludovico, dark e fascinoso, sembrerebbe l'ideale per toglierlo dalla gabbia, se non fosse un vampiro pericolosamente bisex e per giunta nel mirino del racket.

 

«"Allora Andrea Magli" iniziò, "ho due possibilità, ti uccido o ti lascio andare. Tu che consigli?"

"Io... per favore... non..."

"Lo immaginavo" sorrise.»

Tralasciando gli scontati ragli d’indignazione per il titolo davvero raccapricciante è davvero un libro molto bello che suggerisco sia agli amanti dei vampiri, stufi marci del vampiro seduttore di adolescenti sfigate alla Twiligth, sia a chi non è un appassionato del genere soprannaturale: la forza di questo libro è proprio quella, rompere col genere pur restando nei suoi cardini. 

La cosa che colpisce di più in questo lungo racconto è lo stile dell’autrice: pulito e insieme evocativo, scorrevole, ma non elementare, con bellissime metafore per nulla scontate. La storia e la trama sono avvincenti e l’ambientazione è noir e decadente il giusto, cosa che spinge a chiedersi, ma siamo davvero in Italia o è New Orleans? Poi rileggi l’aggettivo decadente e capisci che l’Italia, e non solo Bari, ci sta benissimo!

I personaggi sono persone normali con cui è facile identificarsi: basta qualche neurone standard per aver avuto la sindrome del criceto di Andrea e Ludovico stupisce positivamente per la sua umanità e il suo dolente sentirsi “mostro”, al cui confronto la ferocia di tanti umani acquista ancora maggiore risalto.

La loro storia è molto bella, una storia di crescita, di riscatto dal dolore, di passaggio dalla gioventù all’età adulta, conservando tuttavia quello stupore e quella tenerezza tipica del bambino.

Le mie perplessità su questa opera prima sono davvero poche: il protagonista soprannaturale, Ludovico, per i miei gusti è troppo poco vampiro; beve sangue animale, non ha nessun potere mentale e ha giusto un po’ di forza e velocità in più rispetto a un normale essere umano.

Sicuramente è un bene che ci si dimentichi del fatto che sia un vampiro, ma a me sarebbe piaciuto di più scordarmene per la sua profonda umanità e non per la sua mancanza di “vampirosità”.

Un’altra riflessione su questo libro (e che forse costituisce più un punto a favore che a sfavore) è che mi sarebbe piaciuto più lungo, in particolar modo approfondendo parti che forse avrebbero dato alla storia maggior respiro: penso soprattutto della svolta omo di Andrea che per me è troppo repentina soprattutto in un ragazzo con il suo passato.

Con tutto ciò questo libro l’ho già letto tre volte e penso che lo rileggerò ancora.

Intanto beccatevi il book trailer:

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