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 Home page > Tribuna Libera > V-Day: Euro sì, Napolitano no

V-Day: Euro sì, Napolitano no

È dell'altro giorno il terzo V day. Con proposte che non sono più dell'altro giorno ma che al contrario vengono direttamente dal primo V day e spesso anche dal popolo, ma che la politica fa finta di sentire per la prima volta. Vorrei concentrarmi sulle due proposte che tanto scalpore e tanta indignazione hanno suscitato nelle fila dei partiti tradizionali e ancor di più nel PD, l'impeachment di Napolitano e il referendum sull'euro.

Partiamo dal primo e diciamo subito una cosa: Napolitano fino ad ora ha agito secondo i dettami della costituzione, ha dato un interpretazione diciamo pure estensiva al suo mandato ma ha agito secondo costituzione. Quindi la proposta di Grillo è e sarà irricevibile dalle camere non per qualche complotto cospirativo nei confronti dei 5 stelle ma semplicemente perché il presidente ha agito nei limiti del suo mandato art. 87 Cost.

Il secondo, il referendum sull’euro. Partiamo dal presupposto che anche questo è irricevibile ai sensi dell’art. 75 Cost. secondo comma. Anche in questo caso come nel primo siamo di fronte a delle “trovate pubblicitarie” che servono ad agitare gli appetiti rivoluzionari di una piazza, e personalmente dico anche di un Paese, ormai allo stremo.

Fin qui l’aspetto tecnico/giuridico. Quello che però la politica ( con la “p” molto minuscola) italiana non capisce, fa finta di non capire o peggio capisce e deliberatamente ignora sono le verità che si celano dietro queste due proposte demagogiche. In primis il presidente Napolitano non è più, a mio avviso, quel capo di stato super partes che dovrebbe rappresentare la nazione ma è ormai il garante di una casta di privilegiati che hanno portato il paese nel baratro. È garante di una stabilità fine a se stessa e delle larghe intese il cui unico scopo è perpetuarsi, tenendo così il paese in una continua situazione di emergenza e di bisogno. Perché in stato di emergenza e di bisogno c’è sempre la necessità dell’aiuto del potente. E di questo il presidente si fa garante, e il popolo non ci sta più non sopporta più di svendere il proprio futuro e quello dei suoi figli per il perpetuarsi dei privilegi di pochi. Questo presidente è sicuramente il peggior presidente di tutti i tempi, e Grillo ha gioco facile nel proporne l'impeachment.

Dello stesso ordine le considerazioni sull’euro. Personalmente resto un convinto europeista. L’Italia, così come ogni nazione europea, da sola non può e non potrà confrontarsi con le super potenze mondiali quali Cina, Russia, Usa e anche nazioni emergenti come Brasile e Argentina. L’estensione, la popolazione, la quantità di materie è talmente superiore a quella della piccola Italia che faremo presto la fine dei moscerini in autostrada. Caso mai si dovrà pensare ad una nuova Europa più equa, più unità e più forte. Ma, come sopra, la politica non percepisce la verità che sta dietro alla proposta. La gente percepisce l’euro come la causa dei propri mali. L’Europa come un luogo sconosciuto che ci impone solo vincoli per il gusto di vederci fallire. In questo gioco al massacro i populisti di ogni risma aumentano il loro consenso gridando contro l’euro e l’Europa mentre in Ucraina il popolo protesta contro il governo per entrare a far parte dell’Europa.

Prendiamo come esempio chiarificatore l’odiato rapporto deficit/PIL al 3%, questo sostanzialmente impone agli stati di non indebitarsi oltre il 3% di ciò che producono. Ora immaginate se a questa classe politica, così famelica e corrotta, gli fosse permesso di governare creando debito senza controllo, come avveniva prima dell’entrata dell’euro, cosa accadrebbe? Il nostro debito pubblico infatti è esploso quando la politica (anni '80/90) ha smesso di fare gli interessi del paese e si è occupata solo dei suoi interessi, pensate ai disastri che questi politici avrebbero fatto se non avessero avuto i vincoli europei!

Infine come diceva un vecchio adagio fascista “silenzio, il nemico ci ascolta” se veramente si volesse uscire dall’euro allora non lo si dovrebbe di certo dirlo apertamente in giro, perché ci sono questioni (con buona pace dei rivoluzionari da tastiera del tutto su internet, del tutto discusso sulla pubblica piazza ecc) che devono essere discusse con il massimo della cautela, nelle “segrete stanze”, non per ragioni complottiste ma per non essere divorati economicamente dal resto del mondo, e non è un caso che il legislatore costituzionale avesse già da allora escluso tale materia dal novero delle materie sottoponibili a referendum. Quindi non facciamoci raggirare dagli slogan, che lo abbiamo già permesso negli ultimi vent’anni, e la politica farebbe meglio ad ascoltare un po’ di più chi l'ha eletta.

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