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Una proposta per il Cresci Italia

Si fa tanto parlare di economia e di crescita, si sentono voci di turbamenti e rivoluzioni, ma noi vogliamo dare e fare una proposta concreta ed immediatamente attuabile per il rilancio economico dell'italia.

Partiamo con l’analizzare il prezzo del carburante che ad oggi dopo nuovi rincari ha toccato la cifra media di 1,709 per la Senza Piombo e 1,682 per il Diesel al netto delle accise regionali (fonte Ministero sviluppo economico – dati agg. Al 16.01.2012): il prezzo è composto al 59 % di tasse ed al 41 % dal valore del “platts”, e non del prezzo del greggio che non è collegato direttamente a quest’ultimo.

Ora lasciando perdere il 41% del prezzo su cui possono agire i petrolieri, il mercato – e quindi noi (acquistando il carburante dove costa meno) – i gestori degli impianto – e qui attendiamo le liberalizzazioni, vogliamo proporre alla vostra attenzione una revisione della composizione del 51% del costo della benzina, ovverosia della tax area.

Orbene senza andare a stravolgere i saldi delle manovre fiscali, per rilanciare la crescita, andare incontro ai cittadini (leggasi anche rivolta in Sicilia ecc.) si possono andare a prendere in esame le accise che gravano sulla benzina che di seguito vengono riepilogate:

1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935

14 lire per il finaziamento della crisi di Suez del 1956

10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963

10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966

10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968

99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976

75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980

205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983

22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996

39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.

Partendo dalla guerra dell’Etiopia e dalla prima accisa di mussoliniana memoria sino all’ultima di sindacale inserimento, si evidenzia che con queste tasse, introdotte sia da governi di destra che di di sinistra, lo Stato di finanzi guerre e disastri ormai ampiamenti risolti e che non necessitino di ulteriori spese, e che – eccezione fatta per il contratto dei ferrotranvieri - siano tutte entrate che poi vanno direttamente nel calderone del Ministero dell’Economia come somme a babbo morto, e che per tali ragioni in tempi normali possono essere considerate eliminabili del tutto, mentre in tempi eccezionali come i nostri, al fine di non squilibrare i bilanci possano essere dirottate su altri comparti statali.

Senza voler adesso scatenare, con il corpo della proposta le ire di nessuno, la somma di € 0,246 delle accise a litro a cui va sommata – iperbole italiana la tassa sulla tassa – l’i.v.a. del 21%, che porta il tutto ad un totale di € 0,297, ad un aumento di € 0,45 delle imposte sui Tabacchi e di € 0,15 sugli alcolici.

Irre ipso si produrrebbe cosi un calo medio del 17,5 % del prezzo della benzina portando il costo della Senza Piombo a € 1,412 ed a 1,385 per il Gasolio garantendo un risparmio medio per pieno serbatoio di € 13,365; le imposte così graverebbero solo su generi non di primaria necessità, e soprattutto non andrebbero a colpire tout-court tutte le fasce sociali.

In considerazione, inoltre, che una riduzione del prezzo dei carburanti porterebbe anche ad un decremento del prezzo al consumo della quasi totalità dei prodotti, e che anche se è vero che una tale misura andrebbe a scatenare le ire delle lobby dei produttori di alcool e tabacchi, tale manovra produrrebbe anche benefici indiretti quali il calo del numero dei fumatori e dei bevitori in virtù dell’aumentato costo, con un conseguente minore esborso sanitario futuribile per i minori costi che il decremento di tabagisti ed alcolisti hanno sul SSN, dal nostro punto di vista potrebbe essere uno dei punti da suggerire al governo per la fase 2.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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