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Un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità: Berlusconi Ko

La storica frase di Neil Armstrong pronunciata nel calpestare per la prima volta il suolo lunare può apparire sprecata, e forse lo è se riferita alla congiuntura politica in cui naviga l’Italia, anzi, a mala pena galleggia. Citarla in riferimento all’attuale contingenza rischia anche di essere irriverente oltre misura.

 

Operate le dovute proporzioni, però, il richiamo non appaia del tutto barbino. Infatti, assistere a circa un quarto di secolo di distanza a una fronda nei confronti del non mai rassegnato aspirante “ducetto de’ noantri” Berlusconi lascia stupiti. Esiste qualcuno che avrebbe scommesso, solo alcuni giorni fa, anche un solo centesimo su un simile evento? Non risulta, salvo smentita, che i bookmakers inglesi abbiano aperto puntate su tale argomento. Persino loro non avrebbero saputo ipotizzare una simile evoluzione degli eventi.

Non stupisce, invece, l’ignobile, vergognoso comportamento di qualche rappresentante del M5S nei confronti della ex compagna di gruppo, la senatrice De Pin, colpevole di dissentire dai diktat imposti dai “Federali” del Movimento. Chi ancora volesse considerare “democratici” i cinquestellati, ebbene, è servito, senza alcun diritto di replica. L’aforisma di Carl William Brown (“Il politico è in verità un attore, a volte comico, a volte drammatico, ma sempre hypocritès”), calza a pennello al M5S e, ancor più, ai due suoi capoccia dai quali i trinariciuti esponenti del movimento traggono ispirazione.

Certo, il constatare che un Governo si regga sui voti di gente di infima levatura quali l’inquisito Formigoni, il piduista Cicchitto, l’acuto (sic!) Giovanardi, lascia un tale amaro in bocca da far rischiare il diabete a furia di ingoiare zucchero per lenire il fastidioso gusto. Quando poi si vede sfilare il divertente Scilipoti a pronunciare il “sì” alla fiducia al pari dell’iroso Bondi, cadono le braccia. Chi scrive si è perso la performance di Razzi. Vabbe’, riderà vedendo le registrazioni in un altro momento o, forse, piangerà.

Già da ora si può piangere, però, a leggere il labiale di Letta il quale commenta con un “grande” il discorso ipocrita e indecente di Berlusconi nell’annunciare il voto favorevole alla fiducia, a conferma di quanto siamo oramai alla frutta e ben oltre. Qualcuno tenta di far passare il gesto come “ironico”, ma chi ha colto l’espressione sul viso di Letta ha ragione nel nutrire seri dubbi circa l’ironia. Certo che sentire un esagitato Bondi, incapace d’intendere e di volere, sputtanato (mi si passi il termine) dal suo stesso mentore qualche istante dopo, dà il senso della profonda ipocrisia che pervade certa politica, sorvolando sul povero Brunetta il quale nel suo piccolo (nessuna allusione alle dimensioni fisiche, per cortesia) arringa dal suo scranno con quanto di peggio si possa esprimere sul Governo, per poi dichiarare il voto favorevole del proprio gruppo. Quanto infingimento!

Per tornare al senso del titolo, assistere a un Berlusconi il quale, per la prima volta da quando è in politica, si veda costretto a sottostare all’altrui imposizione, provoca un piacere paragonabile a quello di un assetato che, percorsi chilometri in un deserto, in questo caso terrestre e non lunare, raggiunga un’oasi verdeggiante in cui l’acqua fresca scorra lenta e cristallina tra i verdi palmizi. Ma davvero sarà un’oasi? O non sarà l’ennesimo miraggio pronto a svanire appena i “coraggiosi” del PDL se la faranno addosso?

Intanto il PD tira un sospiro di sollievo. Il proprio congresso potrà svolgersi a Governo impallato, con le varie componenti a sostenere le reciproche posizioni e, dunque, i governativi fautori delle sempre meno larghe intese pronti a vantare un qualche successo che però il modesto ragioniere di turno, impegnato a tirar di conto alla calcolatrice, non riuscirà a far quadrare, con le cifre di una disoccupazione crescente, di un deficit in aumento, di una povertà da terzo mondo, di una qualità della vita in picchiata, di un ambiente sempre più compromesso, di un livello di tassazione insostenibile e chi più ne ha, più ne aggiunga. Un solo nome, nel PD, sembra cantare fuori dal coro: Civati. Vedremo come andrà a finire. Forse si sta tessendo il bozzolo di una nuova sinistra.

Mentre Vendola si spella dalla Gruber nel sostenere le espressioni “sociali” di papa Francesco, l’Italia potrà sperare in una sinistra democratica, concreta, meno parolaia e più professionalizzata? Chissà. Il tempo offerto dal redivivo Governo Letta potrebbe risultare un’occasione storica per la sinistra, quella vera e non la finta renziana. Qualcuno saprà cogliere l’opportunità?

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