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Un mostro che si oppone al taglio deciso della spesa pubblica: la PA

Il premier si affida a metodi inusuali per risolvere la piaga degli sprechi e malvessazioni nell'Amministrazione Pubblica.

Sta crollando il patto sociale degli italiani con il fisco e si moltiplicano i casi di singoli cittadini che compiono atti disperati contro se stessi o, come nel caso avvenuto in questi giorni nel bergamasco di un cittadino entrato armato in una sede della Agenzia delle Entrate, sequestrando il personale. Per fortuna è finita bene ma i segnali che si percepiscono ci dicono che questi episodi saranno destinati ad aumentare man mano che la crisi morderà sempre più in profondità nel tessuto sociale.

E' bene subito dire, a scanso di equivoci, che il "patto sociale" tra cittadini e Stato è stato per oltre mezzo secolo fondato su un "do ut des", ossia Stato sprecone e clientelare premiato puntualmente in sede elettorale con il voto ai partiti che lo alimentavano, cittadino evasore perseguito "pro forma", diciamo con benevolenza se non chiudendo entrambi gli occhi.

Insomma cittadini e Stato hanno colluso su un meccanismo di gestione delle risorse pubbliche che ha portato il paese sulla soglia della bancarotta finanziaria, che ha prodotto un decadimento etico e morale dell'intero paese e ha creato una classe politica tra le più indecenti e squalificate che si ricordino a memoria di uomo. Lo stato dell'arte, l'emblema di questa politica degenerata nella forma e nella sostanza si è raggiunto con l'ex premier "burlesque" Silvio Berlusconi che, per le sue performances estemporaneee, è stato commissariato dal pianeta Terra.

Sull'altro piatto della bilancia questa allegra gestione della spesa pubblica ha creato un illusorio benessere economico, illusorio nella sua continuità perché non fondato su base sistemica, concretizzatosi soprattutto a favore di coloro che, con l'evasione e l'elusione fiscale favorite da leggi compiacenti, si sono messi da parte delle autentiche fortune. Ossia cittadini che si sono arrichiti a danno dello Stato, creando una discrasia tra patrimonio privato e debito pubblico, entrambi tra i più alti del mondo. Chiunque si guardi attorno vede una ricchezza diffusa, persino opulenta che però non trova riscontro nelle dichiarazioni dei redditi dei cittadini. Il sottoprodotto di questa scellerata pratica di gestione politica delle risorse pubbliche è stato quello che chi paga perché onesto o perché non ha gli strumenti per evadere, paga per tutti e quindi, per ripartizione matematica, il carico fiscale è cresciuto a dismisura fino ad arrivare alle follie che stiamo vivendo di questi tempi. Prima o poi, quindi, questa situazione doveva scoppiare e sta scoppiando .

La risposta della politica è stata velleitaria, demagogica e inconcludente. Tutte le sbandierate buone intenzioni si sono arenate nelle segreterie dei partiti che si sono chiusi a riccio nelle loro roccaforti del privilegio. E' ormai lampante che non intendono rinunciare a nulla che non sia qualche sforbiciatina propagandistica di pura e semplice facciata. Questa classe politica non potrà in alcun modo autoriformarsi ed è bene che i cittadini prendano atto di questa realtà in fretta prima che sia troppo tardi.

Mario Monti invece ha preso atto di questa realtà che stava incartando l'azione del suo governo e ha cominciato a prendere i provvedimenti (era ora) per ridurre la spesa pubblica, ossia per individuare le criticità negli sprechi e nelle malvessazioni, dal momento che non è più possibile agire sulla leva fiscale.

A questo punto è emerso il mostro che per decenni si è autoalimentato di tutto ciò che ha significato privilegi, spreco e corruzione a tutti i livelli, negli enti periferici come in quelli centrali, trasversalmente in ogni campo delle attività umane. Questo mostro si chiama "Amministrazione Pubblica" che ormai si comporta come un corpo separato dello stato, impermeabile a qualunque tentativo di riformarla e dotata di strumenti propri che ormai si sottraggono anche al volere politico.

Un'Amministrazione Pubblica infedele che ritarda, quando non falsifica e distorce i dati che le vengono richiesti, necessari per poter valutare la tipologia e la portata degli interventi. Un'avvisaglia si era già avuta quando Monti aveva richiesto un' indagine conoscitiva sugli emolumenti dei nostri parlamentari in rapporto a quelli degli altri paesi della UE. L'indagine condotta dalla Commissione Giovannini si è protratta con tempi lunghissimi per poi scoprire l'acqua calda, ovverossia che erano i più alti d'Europa, permettendo nel frattempo al Parlamento di bloccare l'iniziativa di Monti, sostenendone l'irritualità perché era in spregio e violava l'autonomia del Parlamento medesimo (sic).

In conclusione la commissione chiude la sua indagine assumendo la dead line del governo, ma non ne precisa i contenuti al punto che oggi ancora non sappiamo esattamente quanto un parlamentare italiano percepisce in più rispetto ai suoi colleghi europei. Tra scuse e giustificazioni che chiamano in causa "l'ambiguità della formulazione richiesta dal governo", in sostanza la Commissione ha alzato le mani in segno di resa, con buona pace dei nostri parlamentari, che per dare un messaggio trasformista si sono tagliati il caffé.

Forte di esperienze di questo genere, con l'unica perplessità che nel governo Monti il ministro Giarda è vent'anni che si occupa di spesa pubblica e quindi dovrebbe saperne già a sufficienza. Il premier è ricorso a due strumenti inusuali, il primo è consistito nella nomina di un "super manager" che risponde al nome di Enrico Bondi, assurto alle cronache nell' "affaire Parmalat". Uomo estremamente riservato e dal basso profilo con la stampa, ma con una fama di tagliatore da fare invidia a Edward mani di forbice. La seconda è stata quella di aprire una sezione sito web "gov.it" ,denominata "Esprimi la tua opinione" che, nel solco della bozza del decreto legge sulla "spending review ", inglesismo per addolcire il nostrano e minaccioso "tagli della spesa pubblica", si apre alle segnalazioni dei cittadini che vogliono denunciare sprechi, malvessazioni, furti ecc... delle amministrazioni pubbliche.

Subito il popolo dei benpensanti, trasversale nei partiti politici e che trova la sponda in apparati mediatici compiacenti è insorto gridando allo scandalo e mettendo in dubbio le capacità di Monti, definendolo in sostanza un "teorico bocconiano" che chiacchera sul nulla e che alla resa dei conti però non sa che pesci prendere. Insomma soldi sprecati per pagare un governo di tecnici che necessita di super tecnici e che tutto sommato, era sufficiente leggere qualche pubblicazione tipo "La Casta" di Stella e Rizzo oppure prendersi le registrazione delle inchieste RAI della Gabbanelli per sapere dove mettere le mani . Ovviamente non potevano mancare gli interventi del duo Brunetta e Tremonti, ovverossia assieme a Sacconi, gli artefici principali più recenti della catastrofe dei nostri conti pubblici.

Il primo per dire sostanzialmente che l'iniziativa web è inutile perché bastava sentire il ministro Patroni Griffi per richiedere un report sui siti "strutturali" già esistenti e operativi da alcuni anni sul tema degli sprechi della pubblica amministrazione. Evidentemente, visti i risultati conseguiti, Monti se ne strapippa di questi siti e ha preferito un contatto diretto, non filtrato, con i cittadini, quella che qualche idiota chiama "delazione".

Il secondo, che evidentemente ha ancora in serbo una riserva d'aria sufficiente per mantenere il pallone gonfio, si è messo a pontificare senza il minimo accenno di autocritica, sostenendo in sostanza che, o con lui o con Monti, lo spread è rimasto lo stesso e che la crisi si deve risolvere da sola. Del buco di circa 20 miliardi nei conti pubblici che ci ha lasciato, neanche il minimo cenno.

Quindi, concludendo, la "Mission Impossible" di Monti di risanare i conti pubblici per poi far ripartire la crescita, mettendo in circolo la liquidità che si riesce a recuparare dall'evasione fiscale e dalla riduzione della spesa pubblica frutto di sprechi o accaparrazioni indegne se non illecite, è giunta al capolinea. O ci riesce e allora questo paese ha ancora un futuro, o prevale la partitocrazia della spesa e allora siamo tutti, chi più chi meno ed esclusi i soliti, ampiamente fottuti. Auguri!

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