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 Home page > Tribuna Libera > Un fosco futuro. Nero, se ci arriviamo senza governo

Un fosco futuro. Nero, se ci arriviamo senza governo

I prossimi mesi saranno tra i più drammatici della nostra storia recente. Ce la caveremo, forse, ma neppure il più inguaribile ottimista può essere certo che l’italia non farà una brutta fine: quella dell’Argentina, se per caso, non quella della Grecia.

A rendermi pessimista, e nel contempo a darmi un minimo di speranza, è proprio la dimensione del nostro debito.

E' facile immaginare che la tentazione di "andare corto" sul debito del secondo paese più debitore del mondo, cioè scommettere su una crisi delle finanze pubbliche italiane sia quasi irresistibile; chi ha già guadagnato lautamente conducendo operazioni al ribasso sul debito greco, irlandese e portoghese, starà sicuramente valutando se reinvestire i propri utili in operazioni analoghe nei confronti del debito italiano e, se decidesse di procedere sarebbe ben difficile dargli torto.

Durante un ventennio di lotta al debito pubblico, in un economia globale che era in rapida espansione, siamo a malapena riusciti a mantenere costante, o senza significative riduzioni, il rapporto debito PIL, ma non abbiamo provveduto a nessuna riforma strutturale, la nostra politica non ha conosciuto alcuna moralizzazione, il sistema paese nessun aumento, o recupero di competitività.

Una realtà grigia, insomma, quella italiana, già in tempi di vacche grasse.

Con la crisi finanziaria globale in corso, il rapporto debito PIL è schizzato alle stelle e il deficit, che Tremonti ha lottato per mantenere sotto controllo, può esplodere di fronte ad un aumento ulteriore dei tassi, il famoso spread sul bund di cui molto si parla, ponendo difficoltà insormontabili, potenzialmente, al ri-finanziamento del nostro debito: pagare gli interessi sul debito, insomma, può diventare, per noi, impossibile.

L’unica considerazione che può far titubare chi volesse scommettere contro l’Italia è rappresentata dalle dimensioni della sua economia e, di conseguenza, del suo debito.

Influenzare in modo significativo il mercato del debito italiano richiede le risorse di uno stato sovrano; certo che se si riesce a precipitare un orda di piccoli e medi risparmiatori a scapparsene lontano dal rischio Italia, se si riesce a manovrare la mandria dei privati contro il debito italiano, tutto diventa possibile.

Presentarsi senza governo davanti ai mercati, oggi, è un vero e proprio invito a scommettere contro l’Italia. Senza governo, o con un governicchio che dia la sensazione di essere incapace di reagire prontamente agli attacchi, l’Italia diventa un bersaglio molto più appetibile: le operazioni al ribasso sul suo debito hanno una maggior possibilità di successo perché si vanno a sommare ad una sfiducia, generalizzata, che il Paese trasmette ai mercati.

Detto altrimenti: se foste dei cittadini Coreani, o Tedeschi, in questo momento, usereste i vostri risparmi per comprare dei BTP? Forse sì, ma certo vorreste essere ben compensati per il rischio che pensate di correre. Più probabilmente investireste i vostri denari in qualche altro modo e, se per caso i titoli italiani li aveste già, sareste probabilmente tentati dall’idea di liberarvene.

Non si sarebbe mai dovuti arrivare ad una crisi di governo al buio in questa situazione. E’ accaduto - e non cambierebbe le cose un’improbabile, ma possibile, fiducia ottenuta per qualche voto dal governo il 14 di questo mese - e si tratta ora di risolverla nel più breve tempo possibile.

Spero che le forze che sfiduceranno Berlusconi abbiano, con molto ritardo, svolto i propri compiti e che abbiano già un nome per il Presidente del Consiglio del Governo tecnico prossimo venturo.

Il fatto che siano arrivate a questa crisi impreparate, senza mai essersi sedute allo stesso tavolo per decidere il da farsi è una dimostrazione, l’ennesima, dell’incapacità della peggiore opposizione dell’occidente, degna controparte di quello che è stato il peggior governo della nostra storia repubblicana; se oggi, nella situazione in cui siamo, si mettessero a perdere tempo sul nome di un sottosegretario, affrontando il presente con l’attrezzatura intellettuale ed i metodi del nostro grigio, ma relativamente tranquillo, passato, non sarebbero solo incapaci: sarebbero dei criminali.

Berlusconi? Inutile pensare che Berlusconi anteponga gli interessi del paese ai proprio.

Un qualunque altro politico, nella sua situazione, avrebbe preso atto di non avere più una maggioranza in grado di governare e si sarebbe dimesso. Lui non lo ha fatto perché deve, assolutamente deve, essere il Presidente del Consiglio per sfruttare le leggi, fatte apposta per lui, che garantiscono a chi detiene questa carica l’immunità nei confronti della magistratura.

Berlusconi, se non fosse Presidente del Consiglio, e con la sentenza Mills in arrivo, rischierebbe davvero di “andare in galera”; una fine indegna per una storia, la sua, che avrebbe voluto si concludesse al Quirinale.

Facile capire che il PdL non appoggerà mai un governo che non sia presieduto da Silvio Berlusconi; banale dire che premerà, in caso di apertura formale della crisi di governo, per andare subito alle elezioni.

Accontentarlo sarebbe un tragico errore: tutto possiamo permetterci tranne di affrontare i prossimi mesi con alla guida del Paese un governicchio impegnato, per di più, in una campagna elettorale.

Usciamo dalle secche finanziarie, approfittiamo di questo intervallo per rifare la legge elettorale, - quella attuale è la prima responsabile dell’elezione in Parlamento dei signori Nessuno tanto vituperati da Belpietro - e poi, solo poi, andiamo alle elezioni.

Questo è quel che si deve fare.

Io, addirittura, preferirei che un governo, tecnico ma “vero”, sostenuto da tutte le forze dell’opposizione, in carica da qui alla fine della legislatura, si occupasse di prendere quei provvedimenti, necessari a far ripartire la nostra economia,che necessariamente dovranno scontentare una parte dell’elettorato.

Mi rendo conto che questo, probabilmente, è destinato a restare un pio desiderio; che ben difficilmente i nostri politici riusciranno a dimostrare tanto senso di responsabilità. Che la tentazione di giocare agli eterni giochini delle politica politicante, il loro vero mestiere, sarà irresistibile.

Avranno il modo e il tempo per poterlo fare, da qui a qualche mese, se ce la saremo cavata.

Se non ce la faremo non ci aspetta un destino greco. Saino troppo grossi e, se cadiamo, nessuno ce la farà a trattenerci: ci schianteremo, esattamente come l'Argentina.

Nei prossimi mesi ci giochiamo tutto.

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.221) 7 dicembre 2010 19:31

    Futuro roseo? Ridurre le tasse. La classica promessa da campagna elettorale che fa sognare di avere più soldi in tasca. Poi, tra il dire ed il fare, arrivano di traverso i vincoli di bilancio, gli interessi del debito, ecc.
    Eppure non mancano le soluzioni. A cominciare da quella enorme riserva di risorse “occultate” e sottratte al benessere collettivo. L’evasione fiscale, la corruzione e gli sprechi della spesa pubblica valgono quasi 250 miliardi di euro all’anno. Le rendite patrimoniali e da speculazione finanziaria sono tassate molto meno della metà dei redditi di impresa e da lavoro.
    Quello che serve è un governo di “ricostituzione” del sistema paese che voglia sostenere i veri fattori produttivi e le famiglie.
    Prima tappa: rimuovere quella Tagliola Tributaria che corrode il potere d’acquisto di dipendenti e pensionati …

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