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Un doveroso patto tra blogger


Un terremoto, la più forte disgrazia sul nostro suolo degli ultimi decenni, o quantomeno da inizio secolo. L’attenzione è tutta focalizzata sull’Abruzzo, giustamente: la gente si documenta, si offre in tutto ciò che sa e può, le autorità si mostrano vicine.

Berlusconi è infatti a L’Aquila e rivela dati sconcertanti:

"Berlusconi è ancora all’Aquila e dà i nuovi dati: 260 i morti, di cui 16 bambini, 9 i corpi da identificare, un migliaio i feriti, quasi 28.000 gli sfollati." (da tiscali notizie)

C’è immediatamente chi cerca di fare guadagno della sfortuna altrui e propria, diventando sciacallo e preda di ricordi, emozioni, trofei o piccoli risparmi messi via da una vita. E le autorità guardanoa anche a questo e giurano di introdurre un nuovo reato per punire severamente lo sciacallaggio.

Ci sono anche gli imbecilli che si divertono a provocare sconcerto annunciando nuove scosse, con medesimo epicentro. Sempre che non abbiano ragione anche loro.

Si parla di ricostruire, di reinventare la vita dove c’era già, e di riprodurla tale e quale, o migliore, in tempi brevissimi. Con progetti dall’aria commovente che sprizzano umori di patria unita ovunque:
"Dividere la ricostruzione dell’area terremotata dell’Abruzzo in cento progetti da affidare ad altrettante province italiane". E’ questa l’idea del presidente del Consiglio che intende avviare prima possibile il programma di ricostruzione. "Sto litigando con Bertolaso - ha detto - per far passare questa idea: affidare appunto ad ogni provincia italiana la ricostruzione di una parte dell’Abruzzo sinistrato dal sisma". Il premier si e’ detto anche ’’commosso dallo sprezzo del pericolo messo in atto dai vigili del fuoco e dai militari, che hanno messo veramente a rischio la propria vita" per estrarre dalle macerie i sopravvissuti." ( da Ansa)



Mi faccio da parte. Non critico il premier, non in questa occasione. Sono convinto che al di là degli ideali, al di là della pochezza o lungimiranza di ingegno, ogni premier si avvalga di ogni possibilità per vincere una sfida come questa. E’ il suo compito, alla fine, sempre che non voglia essere cancellato per sempre dal panorama politico.

Il problema è un altro.

Ad oggi i riflettori sono tutti puntati, gli alberghi sono stracolmi di giornalisti, le radio e le televisioni impazzano in ogni angolo, producono ogni secondo caterve di notizie e gonfiano la più piccola inezia. Per un giornalista sciacallo anche la polvere farebbe notizia.

Per un giornalista sciacallo fa notizia un indiano bruciato vivo, non le sue successive condizioni di salute.

Per cui, tempo due settimane, un mese, i riflettori si spegneranno. Riprenderà a giocare la serie B, i giornali toglieranno il lutto ed i giornalisti torneranno a parlare di grande fratello e schedina. Mentre Berlusconi tornerà a fare qualche figura ingloriosa per il mondo.

E’ lì che ci siamo noi, carissimi amici.
Siamo la forza più rivoluzionaria dell’informazione, la più genuina e sincera, in quanto non pagata, e abbiamo il dovere di informarci e di informare.

Questa gente non vuole essere lasciata sola tra un mese, noi dobbiamo esserci.
Abbiamo il dovere di non lasciarli soli, di informare, di guardare la ricostruzione, seguirla passo passo, assicurarsi che davvero, se ci deve essere, ci sia una patria.

Una solenne promessa tra noi.
Non importa che alziate la mano o rispondiate. Tutti noi sappiamo che questo è e sarà nostro dovere, specie in un paese come questo dove la fonte di informazione è un residuato di vernacoliere e comici.
A tra un mese, allora.

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