• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Turchia: proteste contro la legge che censura Internet

Turchia: proteste contro la legge che censura Internet

 
Sabato 22 febbraio a Istanbul, centinaia di manifestanti sono scesi in piazza per protestare contro la una nuova legge, piuttosto restrittiva, che riguarda la libertà di espressione su Internet
 
Come riporta il New York Times, i social network negli ultimi mesi si sono rivelati una spina nel fianco per il governo turco, usati come veicolo di denuncia della corruzione diffusa tra tra i funzionari governativi. 
 
È probabilmente per questo che la normativa in questione è stata approvata dal Parlamento turco la scorsa settimana. La legge, che prevede limitazioni sulle pubblicazione di contenuti online, è stata letta come una prova, ulteriore, del potere "autoritario" del Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan, in questo caso appoggiato dal presidente, Abdullah Gul, che ha promulgato la normativa.
 
Questa legge è stata rivista più volte: nella prima versione si conferiva alla nuova Autorità governativa per le telecomunicazioni il potere di bloccare un sito in caso di violazione della privacy o di pubblicazione di contenuti discriminatori e offensivi, senza bisogno di consultare l’autorità giudiziaria. L'ultima versione ha introdotto, invece, l'obbligatorietà di consultare, entro 48 ore, un magistrato per ottenere la conferma del provvedimento.
 
Le reazioni sono state diverse: i sostenitori del governo affermano che si tratta di provvedimenti a difesa della privacy dei cittadini, ciononostante le proteste sono andate avanti. 
 
Oltre alla manifestazione per le strade di Istanbul, sfociata in uno scontro aperto con la polizia, che ha reagito usando idranti e lacrimogeni, e che ha contato diversi arresti, c'è stata un'altra simbolica protesta online. Su Twitter, immediatamente dopo la promulgazione della legge, 80.000 utenti si sono cancellati dall'account del presidente Gul, attraverso un'iniziativa chiamata #UnFollowGul.
 
Sono seguite anche delle campagne on line, come riporta sempre il New York Times, lanciate proprio per informare i cittadini turchi sui rischi dell’entrata in vigore della normativa sul web. Il quotidiano Radikal ha cancellato dal suo sito, ogni quattro ore, diversi contenuti per mostrare l'impatto potenziale della legge. Altri due portali web, Bianet.org e Sosyalmedya.com, hanno utilizzato dei banner neri come simbolo della censura in atto. 
 
 
Foto: Wikimedia

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità