Tremonti ha torto e ha ragione

La crisi economica “non è finita, adesso diciamo che tutto va bene, ma siamo sicuri?”. Quanto invece alla speculazione, “siamo tornati al punto di partenza” perché alcuni Paesi, non l'Italia, “hanno salvato le banche e con esse anche la speculazione”.
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti è intervenuto a Parigi, alla Conferenza “Nuovo mondo, nuovo capitalismo” organizzata dal ministero delle Finanze francese, e ha sottolineato che bisogna mantenere alta la guardia. Perché, in fondo, “siamo come in un videogame: abbattiamo un mostro e ci rilassiamo, e invece poi ne spunta un altro, più forte del primo”. In questo contesto l'Europa deve imparare a muoversi al pari degli altri blocchi continentali, “in una logica più unita e più federale”.
Si è parlato di crisi economica e finanziaria ma anche delle prospettive per il futuro nella conferenza di Parigi, in corso ieri e oggi, alla quale stanno intervenendo leader da tutta Europa, dal primo ministro francese François Fillon, padrone di casa assieme ai ministri dell'Economia Christine Lagarde e dell'Industria Eric Besson, al cancelliere dello scacchiere inglese George Osborne, dal primo ministro greco Georges Papandreou a rappresentanti delle principali istituzioni economiche internazionali. Le parole sulla crisi pronunciate da Tremonti sono condivise dal ministro dell'Economia ungherese, Gyorgy Matolcsy, nuovo presidente dell'Ecofin: “Il ministro Tremonti ha ragione”, ha commentato.
Critiche sono arrivate invece dall'opposizione in Italia. “Con la politica economica di Tremonti si rischia il game over”, dice Stefano Fassina del Pd. “Finalmente anche Tremonti si è accorto che la crisi in Italia non è finita. La situazione del Paese è disastrosa”, tuona l'Italia dei Valori. Adolfo Urso di Fli dice che “l'allarme lanciato da Tremonti smentisce la fiction del premier”. Il ministro Tremonti è tornato poi ad attaccare il salvataggio delle banche e, con esse, anche della speculazione: “La grande depressione dell'altro secolo - ha spiegato - fu gestita usando il denaro dei contribuenti per finanziare l'economia reale, l'industria e le famiglie. La grande depressione di questo secolo è stata gestita usando il denaro dei contribuenti per finanziare le banche, perché le banche sono sistemiche. Ma anche la speculazione è sistemica nelle banche. E quindi con le banche è stata salvata la speculazione. Risultato è che siamo tornati quasi al punto di partenza”. E precisa: “Non è il caso dell'Italia”. Sugli Eurobond, la sua proposta lanciata con il presidente dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker, Tremonti ha detto che “e una questione politica, non tecnica”, e ora si attende il parere dei parlamenti. Quello italiano “è molto interessato”, sottolinea. Per il futuro, invece, Tremonti ha fatto presente che la competizione sarà tra blocchi continentali e che l'Europa, a differenza di America, Asia e Sudamerica, non si presenta ancora abbastanza unita. Allora, citando il discorso del 1946 di Winston Churchill davanti alla macerie lasciate dalla seconda guerra mondiale, Tremonti ha concluso: “Che l'Europa risorga!”.
A mio avviso, Tremonti ha contemporaneamente ragione e torto. Ragione nel rilevare che la crisi persiste (e ciò è vero soprattutto in alcuni paesi europei) che in passato certi interventi hanno prevalentemente favorito le banche, esse stesse in parte responsabili della crisi in seguito a comportamenti che non possono che essere considerati di natura speculativa, e che soprattutto gli interventi necessari per affrontare la crisi sono ben altri rispetto a quelli adottati (a monte c’è la necessità di rafforzare l’Unione europea). Torto nel sostenere che si è già tornati al punto di partenza. Questo non è vero. Si potrebbe arrivare a questo punto se le politiche portate avanti a livello europeo non venissero modificate. E poi risultati positivi sono stati comunque conseguiti. Non vorrei che gli accenti piuttosto forti utilizzati da Tremonti fossero rivolti, in realtà, a giustificare ulteriori pesanti interventi sui conti pubblici, senza che siano adottate anche misure che favoriscano la crescita economica.
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