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Tre domande a... Pino Masciari

Oggi voglio raccontare la storia di una persona speciale. Il suo nome è Pino Masciari. Partiamo dal 1997. Pino è un imprenditore calabrese, ha una carriera brillante, la sua attività è florida. Sua moglie è un medico odontoiatra. Hanno due bambini piccoli e una vita felice. Una famiglia unita, legata a quel senso di appartenenza ad una terra del sud, che custodisce ancora il segreto di un’unione familiare vera e forte. I sogni di una vita si stanno realizzando, quando succede qualcosa che cambia il destino di Pino e della sua famiglia.
La sua vita improvvisamente cambia radicalmente. Viene stravolta. Pino Masciari il 18 ottobre del 1997, dopo ripetute minacce da parte della criminalità organizzata da un lato e, dai politici collusi e conniventi dall’altro, alle quali non intende piegarsi, decide di denunciare alla magistratura la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica. Da quel momento è stato allontanato dalla Calabria e vive in una località segreta con la sua famiglia sotto un regime definito “di protezione". Pino ha una voglia incredibile di raccontare la sua esperienza e di comunicare lo stato in cui vive e, non è difficile capirne le motivazioni. La sua storia ha dell’incredibile e, proprio per questo ho voluto che a raccontarla fosse proprio lui.

1) Vivi in programma di protezione dal 1997 per aver denunciato la ‘ndrangheta e le sue collusioni con il mondo della politica.
Com’è cambiata da allora la tua vita e quella della tua famiglia?

Per aver denunciato un Sistema. Da allora la mia non è più vita, anche se negli ultimi due anni ho notato dei miglioramenti, nel senso che io posso andare in giro a parlare con le persone, a raccontare chi sono. Vado nelle scuole vado nelle università, vado nei comuni dove mi hanno dato la cittadinanza onoraria e la domanda che mi viene posta più spesso è come possa uno Stato trattare così cittadini che dovrebbero essere esemplari, cittadini che dovrebbero essere trainanti per gli altri imprenditori. Invece in Italia questo non funziona, una persona che denuncia il malaffare viene tenuta nascosta, non vive più, non ha più diritti, ma solo doveri. Io non lavoro più, mia moglie neppure.

E allora io dico, gli imprenditori che vedono la mia situazione, non mi prenderanno mai come un esempio da seguire, ma penseranno che il mio gesto sia da non imitare, dato che questo gesto significa stravolgere la propria esistenza, rinunciare a vivere. Anche i miei figli non conoscono la normalità. Quando siamo partiti loro erano molo piccoli e quindi la vita che facciamo adesso per loro è la vita “normale”, loro hanno vissuto in questo contesto. Il 4 gennaio è morta mia madre, i miei figli in tutti questi anni hanno visto la nonna solo tre volte.
 
2) E’ vero che nei processi istruiti grazie alle tue denunce, sei stato accompagnato con macchine con la targa recante le generalità della località protetta, spesso attraverso viaggi al limite dell’umano. Alle volte, in aula, sei stato fatto sedere accanto ai tuoi stessi aguzzini?

Tutto quello che leggi è vero, mi hanno portato in udienza con una macchina che portava la targa della regione dove io vivo in regime di protezione. I miei figli vanno a scuola col nome e cognome vero. Io sono stato inserito in un programma di protezione solo per il semplice fatto che il rischio di vita per me e la mia famiglia era grave e imminente. Allora sono stato inserito in questo contesto. Poi ho capito invece che il 17 ottobre del 1997 era l’inizio della deportazione. Dal 28 luglio del 2004 so che io non potrò più fare rientro nella mia Calabria e quindi quella deportazione si è trasformata in esilio.
Non posso più tornare, però in compenso dove vivo sanno tutti chi sono, che sono un imprenditore che ha denunciato e fatto arrestare i boss mafiosi, denunciato i politici corrotti, un consigliere di Stato.
Quand’ero in Calabria sai cosa succedeva? I mafiosi mi facevano gli attentati, mi sparavano, danneggiavano i cantieri, mentre i poteri politici corrotti interferivano sui miei conti in banca, mi facevano bloccare i finanziamenti. La mia azienda è persino arrivata ad essere dichiarata fallita. Perché? E’ stato riconosciuto dalle autorità preposte che non esistevano le condizioni per il fallimento, è stato riconosciuto persino dal Ministero degli Interni, anche perché a distanza di dieci anni è stato arrestato il Presidente del tribunale di Vibo Valentia, colei che aveva decretato la sentenza di fallimento, per collusione con la mafia.


3) Come vedi il tuo futuro, cosa ti aspetti dallo Stato e dalla società civile?

Lo Stato è questo contenitore dove convivono i cittadini, le forze dell’ordine, la magistratura, ci sono gli imprenditori, i commercianti. Ecco, io ho fatto la mia parte, adesso le risposte me le devono dare loro.
Il cambiamento è possibile se noi lo vogliamo. Ognuno deve fare la sua parte, io la mia la sto facendo fino in fondo.
Il mio futuro come lo vedo? Lo vedo in voi, in voi giovani, nelle vostre speranze e nelle vostre parole. Perché voi siete il presente ed il futuro. Io vorrei che i politici, i nostri parlamentari, quando parlano di voi smettessero di dire che siete il futuro, ma parlassero di presente.
Io il presente lo vivo alla giornata e non ho mai visto futuro, nel mio cassetto avevo un sogno, il sono di essere un imprenditore tra i più importanti della Calabria e c’ero riuscito.
Però non ho potuto concretizzare quel sogno e il risveglio è stato brusco. Allora l’augurio che io faccio a tutti voi giovani è che voi viviate il presente e, sin da adesso, anzi da ieri, possiate fare qualcosa per voi stessi e che questo sogno, che a me è stato interrotto in maniera brusca, si possa realizzare per davvero.
Questo è il mio augurio, insieme ce la possiamo fare. E soprattutto più che i giovani devono cambiare i papà, i genitori, perché la mentalità mafiosa è culturale. Allora come diceva Rita Atria, prima di tutto dobbiamo combattere la mafiosità che c’è dentro di noi. Noi dobbiamo combattere questo, dobbiamo vivere ogni giorno, perché morire è facile, il difficile è vivere.

Se tornassi indietro?

Io non ho mai avuto dubbi sulla scelta che ho fatto, quando una persona si trova nel giusto non ha dubbi e non torna indietro.
Adesso io vado in giro, cercando di risvegliare le coscienze e ci sono decine di migliaia di ragazzi che sono vicini a me. Tanti giovani vedono un esempio positivo in me ritrovando la speranza, che troppo spesso hanno perso a causa dei partiti politici e stanno realizzando che cambiare si può.
Chiudo questa intervista, questa storia così intensa, con una promessa, noi non ti lasceremo solo, perché gente straordinaria come te merita tutto il sostegno e l’aiuto possibili.
Noi cittadini onesti,che crediamo nella legalità, continueremo questo percorso senza indugi e ci auguriamo che anche lo Stato decida di far sentire la sua presenza e il suo supporto in maniera concreta e determinante, nei confronti di chi come Pino Masciari, rappresenta un esempio per tutti.

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