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Trasformazione urbana: sì al riuso, no al consumo del suolo

L’Ance (Associazione nazionale dei costruttori edili) ha organizzato il convegno “Un piano per le città. Trasformazione urbana e sviluppo sostenibile” in cui in cui è stato presentato uno studio Censis-Ance sulla trasformazione urbana. Nel corso della tavola rotonda che ha seguito la presentazione dello studio è intervenuto il presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Leopoldo Freyrie.

Le considerazioni di Freyrie (così come riportate su www.lavoripubblici.it) mi sembrano particolarmente significative e condivisibili. Cosa ha sostenuto?

Ha rilevato che "la riqualificazione, organica e strutturata, del patrimonio immobiliare del Paese non può più attendere: deve rappresentare una priorità per garantire qualità e sicurezza dell'habitat per i cittadini e per promuovere i valori culturali del territorio italiano anche rappresentando un importante volano economico per il settore delle costruzioni, incentivando la ricerca e l'innovazione tecnologica. Ma a condizione che non sia declinato per parti separate o scorporate: fermare il consumo del suolo, risparmiare l'energia e l'acqua, usare materiali eco-compatibili, realizzare le infrastrutture digitali nelle città e nelle case, aiutare il processo di razionalizzazione del ciclo dei rifiuti e per la mobilità sostenibile, rigenerare gli spazi pubblici, sono tutte azioni che vanno mantenute in un unico programma ambizioso ma realizzabile".

Il presidente degli architetti italiani ha anche fornito alcuni dati particolarmente interessanti: il patrimonio edilizio italiano ha per il 43% più di 50 anni, per il 65% più di 40 e per il 63% è considerato potenzialmente a rischio per vetustà o per problematiche di tipo costruttivo.

Freyrie ha così proseguito: "Qualche segnale si può cogliere: da un lato si registra che dei 213 miliardi di euro che corrispondono al valore della produzione nelle costruzioni nel 2011, circa 133 - pari a oltre il 60% del totale - sono destinati a interventi di riqualificazione; dall'altro il Governo, attraverso il viceministro delle Infrastrutture, Mario Ciaccia, annuncia ‘il piano città a 360 gradi’, volto ad incentivare interventi di riqualificazione urbana".

Il presidente degli architetti ha anche fatto riferimento al rapporto del Cresme Ri.U.SO., nato dalla collaborazione di architetti, costruttori ed ambientalisti all'insegna dell'hi-low: hi performance e low cost (tale rapporto peraltro sarà presentato nella seconda sessione del convegno si terrà a Roma il 20 e 21 Aprile).

Per quanto riguarda il Ri.U.S.O., secondo Freyrie "Il progetto Ri.U.S.O. contiene già in sé le risorse economiche che, messe a reddito con strumenti finanziari adeguati e sommate a incentivi pubblici, bonus volumetrici e fondi europei, rendono realizzabile questa sfida. Per vincerla serve anche una vasta condivisione politica e sociale di Governo, Parlamento, Regioni, Comuni, ma anche del Demanio, non solo per la dismissione ma anche per la valorizzazione del patrimonio pubblico; così come serve coinvolgere anche le grandi proprietà immobiliari private e le istituzioni finanziarie italiane e comunitari".

Le conclusioni del presidente degli architetti italiani sono state ottimistiche (in modo eccessivo?): "Vi sono tutte le premesse perché si possa decisamente avviare questo impegnativo progetto, prima vera e concreta grande infrastruttura del millennio per ammodernare il Paese e rilanciarne l'economia e la ricerca: gli architetti italiani mettono a disposizione le loro capacità e le loro competenze per essere parte attiva e propositiva per questi aspetti fondamentali per la vita dei cittadini".

Sembra che nel convegno citato anche i rappresentanti dell’Ance abbiano condiviso la sostanza delle considerazioni di Freyrie. Sarebbe opportuno che, in futuro, le loro parole si traducano in fatti concreti. Nel passato, anche recente, le imprese edili sono state le protagoniste, in negativo, di una politica urbanistica che ha puntato quasi esclusivamente all’espansione e quindi ad un eccessivo, sproporzionato, consumo del suolo, che in molti casi ha devastato il nostro territorio. Certo in buona compagnia: con i proprietari dei terreni, gli stessi architetti, e le amministrazioni locali. Spero che in futuro ci sia un’inversione di tendenza. Ma sarà necessario essere molto prudenti ed attenti. Quanto avvenuto in passato lo impone. 

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