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Tranquillo fratello: Wheatle racconta la "lost generation" delle periferie

Alex Wheatle (nella foto), meglio di altri riesce a descrivere, attraverso una prosa feroce, dissacrante, politicamente scorretta ma non priva d’ironia, la vita nel ghetto da più di un decennio: da “Briston Rock” a “Brenton Brown”. In Tranquillo Fratello (Titolo originario The Dirthy South), diffuso in Italia da Edizioni Spartaco-Collana Dissensi, Wheatle racconta il disagio giovanile attraverso le parole del ventitreenne Dennis che, recluso nel carcere di Pentonville, ripercorre la sua vita.

 

Brixton è un quartiere a sud di Londra; una delle tante periferie del mondo. Al pari di una banlieue parigina o dell’Hell’s Kitchen newyorkese, Bricky è un sobborgo dove all’assimilazione degli immigrati non è seguita una reale integrazione sociale per i loro figli e nipoti. Tra criminalità e degrado, il ghetto brucia giovani vite attratte da droga e soldi facili come la vita da gangsta promette.

Questa però non è la solita storia del “piccolo negro del ghetto”. Dennis Huggins a Bricky vive in una famiglia giamaicana della classe media: madre segretaria, il padre è bibliotecario e la sua sorellina Davinia è un piccolo genio. Lui, ragazzo sveglio ma insofferente allo studio, trascorre le giornate tra partite alla Play, MacDonald e la tv via cavo dove le “fisicate” fanno sfoggio dei loro corpi. Veste alla moda e non fa la fila per il buono pasto come gli “straccioni del ghetto.”

Durante l’adolescenza frequenta la Babele quotidiana che è la scuola di Bricky: caraibici, nigeriani, sudafricani, indiani, europei dell’est, kosovari e vietnamiti, destinati per la maggior parte alla manovalanza criminale a Tulse Hill, Stockwell o Angel Town, condividono con difficoltà lo stesso spazio a testimonianza di un modello perdente di integrazione. Tra questi, Dennis fa squadra con Noel. “Povero da far schifo”, Noel è il figlio illegittimo del defunto spacciatore Lester “Occhi Rossi”, vive in una topaia con la madre Cara e tre fratelli avuti da tre padri diversi; nemmeno un libro sullo scaffale.

I due diventano in breve amici per la pelle e suggellano il sodalizio inseguendo il loro obiettivo: diventare cool conquistando soldi, donne e “rispetto” come spacciatori d’erba.

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TRANQUILLO FRATELLO
- ED. SPARTACO COLLANA DISSENSI

I due” shotta”, catene da rapper al collo, telefonino e vestiti firmati, dominano le strade del quartiere con la musica di Puff Daddy, Snoop Dogg da sottofondo. Fin quando per Dennis arriva il grande amore: Akeisha Parris. Ragazza madre che ama il jazz di Coltraine e Miles Davis, Akeisha dal ghetto vuole uscire attraverso lo studio ed il lavoro e per il suo fidanzato vede un futuro migliore di quello che Bricky sembra destinargli.

Mentre nel quartiere si affermano le gang criminali musulmane Dannis, trascinato dalla tragicità dagli eventi, si trova a prendere una decisione che ne segnerà il futuro.

Il linguaggio nel mondo di Dennis è gergale, violento e diretto: uno slang di strada immediato viene usato per descrivere situazioni fin troppo truculente ed esplicite. Le espressioni, “Yeah” , “Datti fuoco” “sedere nero”, “intortare le tipe”, “chi chi men” con un “Punto” a terminare la frase, si susseguono al ritmo serrato di “No More Pain” o “Heartz of men” di Tupac. L’hip hop è la colonna sonora di una generazione disillusa e deviata verso modelli violenti di cui l’autore riesce a parlare. Wheatle è egli stesso un immigrato giamaicano di seconda generazione. Ha partecipato (come il padre di Dennis, gangster redento nel libro) agli scontri di Brixton nell’81 che gli sono costati mesi di reclusione. Il suo riscatto è avvenuto attraverso la musica, con il nome di Yardman Irie (fa incursione nell’opera durante una poetry jam), ed i suoi racconti che portano i problemi della minoranza nera all’attenzione della Corona Inglese.

E per i ragazzi delle periferie? Come trascendere il ghetto? “La chiave è la cultura”; come ripete Pà a Dennis nelle sue prediche per invogliarlo ad andare al college perché, come dice Akeisha: “Nessuno dovrebbe usare il fatto di aver vissuto una vita lurida nel ghetto come scusa che gli ha impedito di progredire” Punto.

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