• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Tra Francia e Grecia, l’Italia

Tra Francia e Grecia, l’Italia

Preso atto della fine, certo non prematura, del “leaderismo” in Europa, serve molta cautela nel trarre delle lezioni da applicare nel nostro paese dai risultati francese e greco.

L’elezione del nuovo presidente francese, Hollande, cambia gli scenari europei e avvicina, probabilmente, una soluzione monetaria, pur con tutti i rischi che ne conseguono, delle crisi del debito, non fosse altro che perché Merkel, ormai isolata, potrà invocare le cause di forza maggiore di fronte al proprio elettorato, quando finalmente si arrenderà alla necessità di una ri-definizione di ruolo e poteri della BCE.

Detto questo, e in attesa si vedere se Hollande potrà realizzare il suo programma (ho qualche dubbio sull’idea di anticipare a 60 anni l’età della pensione, ma so troppo poco della società francese e della sua demografia per dire che sia irrealizzabile), credo meriti d’essere commentata la sconfitta di Sarkozy.

E’ il terzo, dopo Berlusconi e lo stesso Zapatero, dei protagonisti di una pessima stagione della politica europea a cui la crisi presenti il conto; il terzo politico dell’immagine e dell’immaginifico ad essere messo a nudo, in tutta la sua pochezza, dall’irruzione della cruda realtà dentro il reality costruito attorno alla sua personalità ed alla sua azione di governo. 

Con lui tramonta, speriamo definitivamente, l’idea che basti il carisma di un capo a risolvere i problemi di un paese e che la qualità della comunicazione sia più importante delle idee che dovrebbe esprimere.

Preso atto della fine, certo non prematura, del “leaderismo” in Europa, serve molta cautela nel trarre dal risultato francese delle lezioni da applicare nel nostro paese.

L’Italia è in condizioni ben peggiori della Francia, necessita di riforme assai più profonde di quelle francesi ed è una repubblica parlamentare e non presidenziale.

Tradotto in italiano, il risicato successo ottenuto da Hollande al secondo turno (perché di questo si è trattato e non di un trionfo) diventerebbe una modesta maggioranza parlamentare buona forse, e solo, a sostenere un governo da bel tempo, ma che avrebbe molte difficoltà a portare avanti qualcosa più di una politica di piccolo cabotaggio.

A questo si aggiunga il fatto che lo stesso successo di Hollande non si deve ai soli voti della sinistra francese, ma è dipeso dalla sua capacità di attrarre anche il voto centrista, e si comprende come permanga intatta, per il nostro paese, la necessità di trovare una formula che coaguli, attorno a un programma di riforme condivise, la più ampia alleanza di forze possibile.

Riforme che potrebbero comprendere, e questa dovrebbe essere la più chiara delle lezioni francesi, una revisione della nostra Costituzione che separi l’elezione dell’esecutivo da quella del parlamento. Una riforma necessaria, mentre oscilliamo tra una dittatura del governo (basta pensare a quel che è accaduto quando Berlusconi era contemporaneamente capo dell’esecutivo e padrone, nel più letterale dei sensi, della maggioranza parlamentare) e l’impossibilità di governare.

Il timore è che non si arrivi a questo e si voglia imitare, anziché i nostri cugini d’oltralpe, quelli che vivono dall’altra parte dello Ionio, dove le elezioni di ieri hanno fatto registrare una notevole avanzata delle estreme destra e sinistra, determinando una situazione di completa, o quasi, ingovernabilità: un risultato pessimo per l’Europa, certamente, e che è anche da ascrivere all’ incapacità di Merkel di convincere i propri elettori (N. B. non sono affatto convinto che al posto loro gli italiani sarebbero stati più entusiasti della cosa) della necessità, per il proprio stesso bene oltre che per quello comune del continente, di prendersi in carico da subito una buona fetta del debito greco.

Detto questo, ribadito che non si possono far pagare ai figli e nipoti dei greci i risultati della gestione scellerata della loro economia da parte dei padri (e i tedeschi dovrebbero comprenderlo più di tutti), rimarcato che l’Europa, che pure ha aiutato eccome la Grecia, avrebbe dovuto fare di più e prima, non si può attribuire ad altri che ai cittadini greci la responsabilità fondamentale delle condizioni in cui versa il loro paese, esattamente come responsabilità nostra sono i nostri problemi.

E’ quello che sembra non vogliano proprio capire i nostri compatrioti che sembrano pensare che tanto peggio sia tanto meglio; che lo smantellamento dell’Euro (con grande felicità di tanti nemici dell’Europa) sia l’unica via d’uscita dalla crisi e che l’austerità sia una sadica invenzione tedesca. Che sembra non riescano a comprendere come un’economia fondata sull’evasione fiscale e la distribuzione a pioggia di benefici statali non possa reggersi, oltre alla lapalissiana verità che la ricchezza debba essere prima prodotta per essere poi distribuita.

Si possono attribuire all’Europa tante colpe, ma Euro o no, Merkel o no, la Grecia, esattamente come è accaduto all’Italia degli anni ’80, (e infatti nel ’92, senza Euro di mezzo, rischiammo di fare bancarotta) non poteva continuare a spendere i denari che non aveva. Allo stesso modo, Euro o no, Sarkozy od Hollande, il nostro settore statale non può continuare ad essere il meno efficiente del mondo sviluppato così come le nostre aziende non possono continuare a fondare la loro competitività sui bassi salari.

Anziché sognare nuove fughe dalla realtà, dovremmo, certo con l’aiuto dell’Europa che l’elezione di Hollande rende forse più facile, pensare a come rimetterci in sesto; a come migliorare la competitività del nostro paese e a come costruire uno stato sociale che possa reggersi nel tempo.

Dobbiamo diventare come i tedeschi? E perché mai? Resteremo italiani, come spero i greci restino greci. Dovremo solo deciderci, e non mi stancherò mai di ripeterlo, a diventare cittadini. Cittadini consapevoli che la responsabilità accompagna sempre l’esercizio di qualunque diritto. Compreso quello del voto.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares