• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Tovarich Silvio. Il PdL abbandona la maggioranza; governo a (...)

Tovarich Silvio. Il PdL abbandona la maggioranza; governo a rischio

Speravo in cuor mio di sbagliarmi quando scrivevo che, alla fine della stagione politica di Silvio Berlusconi, l’Italia sarebbe stata ridotta in macerie, ma pare proprio che avessi ragione. Per esclusivo interesse proprio, o al massimo per calcolo elettoralistico, infatti, il nostro Napoleone dei miserabili si appresta a far cadere il governo, incurante dei rischi che questa scelta, che non ha alcuna logica spiegazione a pochi mesi dalle elezioni, può far correre al paese e alle sue finanze. 

Le grandi manovre per arrivare alla crisi di governo, iniziate già da tempo, hanno subito un’accelerazione mercoledì sera, quando, alla fine di un complicato vertice del PdL, in cui si è discusso, pare senza trovare accordi, di legge elettorale, premi di maggioranza e data delle elezioni, Berlusconi, dopo aver criticato aspramente Monti & Co (che ha detto? Ha sciorinato tutto il repertorio del populismo anti-montiano; un numero da fare invidia ai masanielli d’ogni colore che affollano la rete), ha fatto capire di essere prontissimo a ricandidarsi alla presidenza del Consiglio, perché, cito: “Me lo chiedono in molti” (Ma chi sono questi? Ma che hanno fatto negli ultimi vent’anni? Sono rimasti ibernati da qualche parte? Qualcuno li informi; dica loro chi era al volante del paese che oggi, secondo il loro stesso ducetto, sarebbe nel baratro).

A fronte di tutto questo, ad ogni modo, il ministro Passera, (accidenti, Corrado; ma non l’hai ancora capito che voi non potete fiatare? Avrai visto a Forny cos’è capitato per una parola sbagliata) ha detto qualcosa di gravissimo, di orribile, di disgustoso. Nelle parole dell’ex ministro dei trasporti Altero Matteoli (un collega di La Russa e Calderoli: gente che può proprio dire quel che vuole), avrebbe offeso il “leader di un partito che ha governato il Paese”. (Ecco… vedi che lo sai chi governava). Che ha detto Passera? Che “tutto ciò che può solo fare immaginare al resto del mondo, ai nostri partner, che si torna indietro, non è un bene per l'Italia. Dobbiamo dare la sensazione che il Paese va avanti”. Non vi pare niente di tanto trascendentale? Sicuri di non appartenere al gruppo Bildenberg o di essere nel consiglio di amministrazione di Goldman Sachs? Beh, per certo non avete la straordinaria sensibilità di quelle mammolette di senatori del PdL che stamattina hanno abbandonato l’aula di palazzo Madama (ne sono rimasti cinque, va detto, per assicurare il minimo legale e il provvedimento è passato) per protestare contro quel che Giovanardi ha definito "giudizio pesantemente negativo che il ministro ha dato dell'esperienza del governo Berlusconi di cui io ho fatto parte”. (Sì, al governo c’era anche Giovanardi. Dico: Giovanardi).

Che cosa ha comportato questo? Ovvio; che il Governo, non abbia più la maggioranza. Altrettando ovvio che i mercati (quei grandissimi connuti che chissà perché non sono sempre entusiasti di prestarci i loro denari) si siano innervositi e che il nostro spread, in attesa di tornare alle stelle se il Governo dovesse cadere, sia già schizzato su fino a quota 330, mentre la borsa è subito scesa in picchiata.

Un prezzo modesto, devono essersi detti dentro il PdL, un’eventuale bancarotta del Paese, se in gioco c’è il più alto e nobile dei loro valori: quel cadreghino che occupano per gentile concessione di Silvio B. e che gli verrebbe a mancare se il padrone del loro partito decidesse, in futuro, di metter lì qualcun altro. Padrone che con loro è incavolatissimo, come pure si è capito alla fine del vertice di mercoledì sera. Perché? Per un motivo di carattere squisitamente politico ed ideale, prima di tutto: l’essere stato lasciato solo, senza che i suoi servi s’affrettassero ad intonare il solito coro d’insulti alle toghe rosse, dopo la condanna a 4 anni per frode fiscale nel processo, da poco conclusosi, sull’acquisto dei diritti TV. 

Cosa c’entra tutto questo col Governo? Nulla, direbbe la logica degli altri. In quella di Silvio B., che di complotti se ne intende, la riprova del suo essere al centro di una gigantesca macchinazione, estesa ormai al suo stesso partito, in cui troppi ormai sembravano pensare con la propria testa. Una situazione inaccettabile, per chi è sempre stato abituato a fare e disfare a proprio piacimento, per uscire dalla quale, prima che per qualunque altra ragione, Silvio B. ha deciso di fare lo sgambetto a Monti. Il numero uno sono io, ha riaffermato così, e voi giannizzeri che sedete in Parlamento farete come sempre quel che dico io. (Nel pomeriggio il copione si è ripetuto alla Camera dove gli onorevoli del Pdl se ne sono andati prima della votazione sui costi delle politica).

Anche gli altri motivi che hanno portato alla scelta di staccare la spina a Monti non hanno nulla a che vedere con l’interesse del paese. Affrettare le elezioni risponde, dal punto di vista di Berlusconi, a tre scopi. Si voterà quasi certamente con il vecchio porcellum, cosa che renderà difficile al PD, ancora visto come inevitabile vincitore, raccogliere un’ampia maggioranza parlamentare. Non si lascerà tempo alle altre forze politiche di formare colazioni più ampie e organiche, obbligandole a correre in ordine sparso. Soprattutto, e che questa nasca è il massimo timore di Berlusconi, non si lascerà il tempo di costituirsi ad un’eventuale forza liberale e riformista che volesse raccogliere l’eredità, politica e di consensi, di Mario Monti.

Berlusconi, andando alle elezioni ora, quando a destra del PD c’è pochissimo, è insomma convinto di potersi presentare per l’ennesima volta come il salvatore della patria da quelle orde rosse che, potete starne certi, tutti i suoi media cercheranno in ogni modo di rappresentare da qui al voto. Una pia illusione, mi auguro, tanto infondata quanto l’idea che ha il nostro Grande Intrattenitore si ancora popolarissimo nel paese e che gli basterebbe presentarsi in televisione e sparare un paio di battute delle sue , “vi leveremo l’Imu”, per essere sommerso dai voti degli italiani.

Non saremo furbi quanto amiamo dipingerci, ma anche i più naif tra noi, vedendolo far cadere il primo governo in odor di liberalesimo della seconda repubblica, avranno capito che il tovarich Berlusconi, se fosse servito ai suoi interessi, avrebbe condotto di persona i cavalli dei cosacchi ad abbeverarsi a San Pietro.

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares