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Topolanek sfiduciato. Come riceverà Obama l’Europa?

Il siluramento in patria del premier Toplanek voluto dai socialisti e legato probabilmente al processo di approvazione del Trattato di Lisbona 

Dopo la Lettonia è ora la volta della Repubblica Ceca: la grave crisi economica mondiale, giunta ormai al suo apice, per quanto riguarda il vecchio continente sta riportando indietro le lancette dell’orologio della storia ai tempi in cui ad est di Trieste e Vienna si alzava un muro ideologico insormontabile. Uno dopo l’altro stanno entrando in grave fibrillazione i governi delle nazioni della cosiddetta “Nuova Europa” e, se le dimissioni a Riga del premier non hanno causato danni altrove, la sfiducia, espressa dalla Camera bassa di Praga, al premier ceco Mirek Topolanek ovviamente interessa tutta l’Unione europea, rivestendo la Repubblica Ceca in questo semestre il ruolo di presidente di turno della Confederazione dei ventisette stati.

Impallinato da almeno quattro franchi tiratori provenienti dalle file del Partito Conservatore, il suo, Topolanek pare abbia pagato l’eccessiva frammentazione della debole coalizione che lo sostiene, numericamente minoritaria, che per governare si appoggia ai voti di sette fuoriusciti dalle file socialiste. E’ costituita anche da cristiano democratici e verdi. L’opposizione socialdemocratica, cavalcando spinte populiste e soprattutto il “no” ceco al Trattato di Lisbona, ieri l’altro ha visto approvata dal Parlamento boemo la sua mozione di sfiducia contro il governo Topolanek. Sulle rive della Moldava si spettegola affermando che il voto negativo per il premier sia giunto su ispirazione del Presidente ceco Vaclav Klaus, notoriamente anti- europeista, che, nella fattispecie, avrebbe ispirato l’azione del leader d’opposizione social-democratico Jiri Paroubek.


La Cechia, insieme all’Irlanda che però bocciò il Trattato fondamentale dell’Unione europea tramite referendum dopo averlo approvato in sede legislativa, è l’unica nazione tra le ventisette a non aver ancora ratificato il documento redatto a Lisbona. Anche in Polonia esso non ha completato il suo iter legislativo a causa del rifiuto del presidente Kacynshki a firmarlo, ma Praga è rimasta abbastanza isolata tra le varie cancellerie del vecchio continente nella sua posizione autonomista. Ora l’Europa, al di la dei messaggi d’incoraggiamento espressi ieri a Topolanek dal presidente del Parlamento europeo Poettering, teme un vuoto di potere soprattutto in vista del prossimo incontro tra l’Unione europea ed il Presidente degli Stati Uniti Barak Obama.

Topolanek ha assicurato le altre nazioni dell’Unione europea circa l’ininfluenza di quanto successo l’altra sera a Praga e, accortosi della figuraccia riservata al suo paese, pare che anche il social-democratico Paroubek abbia fatto marcia indietro accontentandosi per il momento di un rimpasto di governo salvo poi saldare i conti con Topolanek a semestre di presidenza europea conclusa. A Praga quindi ci si prepara ad elezioni politiche anticipate in autunno ma, quel che più conta e preme a Bruxelles, si pensa a non aderire al Trattato di Lisbona. Troppi politici populisti moravi ritengono che non tutti i paesi della cosiddetta nuova Europa fossero in grado di aderire all’Unione e ritengono che nazioni come la Romania e la Bulgaria siano più che altro elementi di disturbo per il futuro della confederazione. Sono solamente cani sciolti appartenenti all’ultra-destra od all’ultra-sinistra per il momento ma bisogna anche osservare che, per esempio, in Ungheria, paese vicino al tracollo finanziario, il diffusissimo malcontento popolare viene incanalato in una sorta di revanscismo nazionalista ed alcuni leader politici stanno seriamente pensando di rivendicare a Budapest la Transilvania, persa con il Trattato del Trianon all’indomani della prima guerra mondiale.

Appare dunque già da oggi sommamente necessario procedere verso l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona che metterebbe al riparo il governo dell’Unione da semestri di presidenza ininfluenti ed a perenne rischio di delegittimazione ed anti- europeismo.

Commenti all'articolo

  • Di Paolo (---.---.---.41) 25 marzo 2009 18:34

    Dietro tutti questi sommovimenti c’e’ sicuramente l’azione dell’ex kgb, ora fsb. Anche la crisi finanziaria e’ stata casuata da loro, tenacemente e con pazienza hanno fatto apparire sul mercato usa circa 15 anni fa gli strumenti finanziari con rendimenti folli (oltre il 1000%) che hanno portato al collasso. Conoscevano bene i loro polli, sapendo che la cupidigia di banchieri e speculatori finanziari, sempre pronti a dirottare il malloppo verso paradisi fiscali, aveva gia’ sortito simili effetti negli anni ’20.
    La ragione per cui dico questo e’ che i vertici del kgb sono tutti preparati su questioni di politica economica e finaziaria (lo stesso putin prese il dottorato, sebbene la tesi sia stata copiata integralmente da un prof. americano), ed appoggiano all’interno formazioni nazionaliste di sbandati che si rifanno al nazismo, con la complicita’ della polizia, dei militari e della chiesa ortodossa (un po’ come il nostro padre tam, cappellano di forza nuova in italia, in questo caso "paesano" si tratta di chiesa cattolica).
    In tutta europa, non solo da noi, c’e’ una deriva nazionalista, con ascesa di conservatori e locali clericali. Anche in GB.
    A proposito di paradisi fiscali, poi, ricordiamo che uno dei due co-principi di Andorra e’ arcivescovo cattolico, legato all’opus-dei (movimento settario di destra della chiesa).
    Ma, parentesi e complicita’ a parte, chi ha, piu’ di tutti gli altri, un interesse a polverizzare l’europa? In certe epoche si e’ detto gli usa e la russia, ma da sempre chi ha interesse ad avere una babele di interlocutori litigiosi da aizzare, ed uno stuolo di paesi satellite, e’ la russia, la stessa che ha fornito in questi anni tecnologia militare all’iran (pronto alla bomba atomica entro fine 2009, rapporto cia) ed armi in quantita’ all’africa (investigazione fbi-cia corrente anno, servizio bbc scorsa settimana).

  • Di Rocco (---.---.---.58) 25 marzo 2009 19:43

    Non mi va di bere i vostri pareri come scontati dati di fatto..
    Le vostre sfumate pressioni sulla notizia, per influenzare
    l’ idea finale di noi lettori, sono infantili e mal celate.

    E’ troppo evidente il vero "servizio" che rendete.

    Saluti
     

  • Di Paolo Zeriali, Trieste (---.---.---.164) 29 marzo 2009 19:40

    I problemi di Topolanek sono ben poca cosa se paragonati al rischio di un fallimento storico dell’Est Europeo. A novembre ricorreranno i 20 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Mi chiedo quale bilancio possiamo trarre di questo ventennio. L’Europa resta divisa in due, ad Occidente cresce l’insofferenza verso i Paesi dell’Est (e sono proprio le forze politiche più anticomuniste a soffiare sul fuoco dell’intolleranza!), il sistema capitalistico viene messo in discussione persino a New York e a Londra. E non sono gruppuscoli estremisti a farlo, ma economisti e rappresentanti istituzionali. I Paesi dell’Est, a vent’anni di distanza, parlano ancora di difficile transizione, anzi alcuni sono vicini al collasso. La sinistra italiana arriva all’appuntamento con la storia con un ritardo astronomico: un anno fa Veltroni ha liquidato ogni legame con il Pci, ma l’ha fatto... quando il comunismo sta per tornare. Bel tempismo! Complimenti! Meno male che Veltroni non gioca in Borsa, altrimenti avrebbe comprato un pacchetto di Lehman Brothers il 14 settembre scorso!

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