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Tobruk (Libia), anno 1942

Va detto che la Libia è uno dei grandi produttori mondiali di petrolio e gas ed in questa fase storica potrebbe giocare un ruolo importante nella determinazione delle quote di produzione di greggio per un recupero di prezzi in caduta libera da diversi mesi.

Negli ultimi mesi si è intensificata l’attenzione verso la Libia in ragione delle tristi vicende che hanno visto l’annientamento di Muhammar Gheddafi il 20 ottobre 2011 ed il dissolvimento della nazione libica, con tutte le negative conseguenze successivamente registrate in quanto ad ordine e sicurezza dell’intero Nord-Africa.

I tentativi in atto per dar vita ad un (unico) governo centrale dovrebbero raccordare le diverse, opposte fazioni in campo per un ritorno della Libia ad una auspicabile normalità politica, civile ed economica.

Va detto che la Libia è uno dei grandi produttori mondiali di petrolio e gas ed in questa fase storica potrebbe giocare un ruolo importante nella determinazione delle quote di produzione di greggio per un recupero dei relativi prezzi in caduta libera da diversi mesi.

In questi giorni, tra le “vecchie carte” di famiglia, è riemerso un documento del Comando-Distretto Militare di Nola (Ufficio Resistenza) datato 10 marzo 1947 che, per pregresse vicende belliche italiane, è da relazionare proprio alla Libia.

Con detto documento si dichiarava che il militare Cannavale Raffaele (mio padre, defunto) venne fatto prigioniero dagli “alleati” il 2 gennaio 1942, a seguito dell'"Operazione Compass", e fu rimpatriato il 17 febbraio 1946, a Pompei, sua località di origine.

Mio padre fu richiamato in servizio militare nel 1940. Imbarcato nel porto di Napoli fu inviato, insieme ad altri commilitoni a Tobruk in Libia. Fu fatto prigioniero dagli inglesi a Bardia (Libia) il 2 gennaio 1942 e fu rimpatriato, per l’appunto, il 17 febbraio 1946.

Mio padre, per sua stessa ammissione e convinzione, fu tra i fortunati che ritornarono alla propria casa, sani e salvi, pur con evidenti disagi psicologici. Molte migliaia di suoi amici combattenti morirono in terra africana. Molti ritornarono con gravi menomazioni fisiche.

E questo dovrebbe far meditare tutti quelli che si professano guerrafondai e confidano nella lotta armata per la soluzione dei problemi di convivenza. Evidentemente, però, la volontà di uomini e gruppi di aggredire ed usurpare territori altrui fa premio su tutti gli altri proponimenti improntati a pacifismo ed umana comprensione.

Mio padre trascorse la sua prigionia, dal 1942 al 1946, in Gran Bretagna. Non conosco la località nella quale visse in quei cinque anni, lontano dalla sua terra di origine. Per certo e per sua consueta rappresentazione degli eventi, negli anni della mia infanzia, fu impiegato a rendere servizio in una grande fattoria.

Pur a distanza di tanti anni dagli eventi richiamati, mi farebbe piacere conoscere la località della Gran Bretagna nella quale mio padre fu obbligato a vivere la sua prigionia. Significherebbe aggiungere un tassello non secondario e riempire un vuoto di conoscenza riguardante la vita di una delle persone più care ed importanti della mia esistenza.

 

 

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