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Michele Emiliano in "tour" a Nocera Inferiore (Salerno)

12.02.2017 - Michele Emiliano: "Il debito pubblico italiano è enorme e va in qualche modo ridimensionato. Il corposo risparmio privato degli italiani potrebbe venire in soccorso del debito pubblico. Sono stati fatti tanti errori in questi anni indebitando lo Stato e le successive generazioni con indifendibili, eccessive spese correnti. Le spese a debito potevano essere giustificate se indirizzate ad investimenti pubblici utili alla collettività e tali da potersi ripagare nel futuro."

Il Presidente della Puglia Michele Emiliano è stato ieri sera a Nocera Inferiore (Salerno) per un incontro ed una rassegna delle problematiche politiche di attualità, con particolare attenzione alla situazione delle regioni meridionali ed alle possibilità di relativo sviluppo, contando sulle potenzialità poco o mal sfruttate.

A fine relazione, nell'ambito del dibattito promosso con il folto pubblico presente, gli ho chiesto: "Lei è politico di caratura nazionale ed aspira apertamente alla carica di segretario nazionale del Partito Democratico. Come tale ha attenzione anche per i temi di carattere nazionale. Vorrei il suo parere sulla questione del nostro debito pubblico, pari 2.230 miliardi di euro con conseguente esborso annuale di circa 70 miliardi di euro a titolo di interessi sullo stesso debito. Questi ultimi in buona parte vengono versati a banche ed investitori internazionali. Circostanza finanziaria negativa che, di fatto, contribuisce a bloccare la nostra economia e le possibilità di sviluppo del nostro Paese". 

Il Presidente Michele Emiliano ha risposto con cognizione di causa e profondità di vedute, senza tergiversare o snobbare il delicato problema.
In sintesi la sua tesi: "Il debito pubblico italiano è enorme e va in qualche modo ridimensionato. Il corposo risparmio privato degli italiani potrebbe venire in soccorso del debito pubblico. Sono stati fatti tanti errori in questi anni indebitando lo Stato e le successive generazioni con indifendibili, eccessive spese correnti. Le spese a debito potevano essere giustificate se indirizzate ad investimenti pubblici utili alla collettività e tali da potersi ripagare nel futuro. Le spese correnti vanno senz'altro ridotte nei prossimi anni, a prescindere da tutto il resto, lasciando spazio per gli investimenti produttivi capaci di creare posti di lavoro e ricchezza nazionale aggiuntiva (PIL) "

Dimostrando di conoscere bene la macchina statale dal punto di vista amministrativo e finanziario ha anche evidenziato e sottolineato le difficoltà che potranno insorgere a seguito del prevedibile incremento dei tassi d'interesse, con il conseguente aumento degli interessi da pagare da parte del Tesoro (Ministero dell'Economia e delle Finanze).

A proposito dei beneficiari degli interessi sul debito pubblico dell'Italia, il Presidente Emiliano ha fatto presente "la negatività di avere creditori stranieri. Questi in ogni momento possono mettere in difficoltà l'Italia e le sue finanze, interrompendo il flusso di acquisti di titoli pubblici del nostro Paese."

Cosa che abbiamo puntualmente verificato nel 2011 con lo "spread" (differenza di valore nei tassi d'interesse) rispetto agli analoghi titoli tedeschi balzato a quota 700 punti: questo lo aggiungo io.

Una bella, articolata risposta, quella del Presidente Emiliano, non c'è che dire. Il problema è che fra il dire e il fare, come suol dirsi, c'è di mezzo il mare.


E ridurre il nostro debito pubblico non è cosa da poco, visto che la sua traduzione in pratica significherebbe "fare del male" a tante categorie (risparmiatori, lobbisti, affaristi, enti vari con dubbie finalità, politici alla ricerca spasmodica del voto, ecc.) che non accetterebbero e non perdonerebbero la “giudiziosa politica di riorganizzazione finanziaria” dello Stato italiano.

Intanto è da apprezzare il fatto che su una questione così spinosa e poco pagante, politicamente parlando, Michele Emiliano si è espresso con lucidità e prontezza.

A tal riguardo, rammento che al rottamatore toscano ex Presidente del Consiglio risultava indigesto affrontare la questione debito pubblico. Questa, salvo possibile errore di valutazione, è stata la mia impressione a proposito.
Evidentemente egli - unitamente ai suoi dotti consiglieri economici - riteneva di risolverla in automatico, dando forte impulso al PIL nazionale (ricchezza prodotta), riducendo in tal modo il rapporto debito pubblico/PIL che, di fatto, è il dato essenziale a cui guardano in prospettiva finanzieri, investitori e "controllori" di Bruxelles e Francoforte.

Sta di fatto che il PIL negli ultimi tre anni non si è schiodato dal cosiddetto zero virgola e il debito pubblico, nel frattempo, si è portato da 2.068 (31 dicembre 2013) agli attuali 2.230 miliardi di euro.

Il dibattito politico attuale è "congresso immediato del Partito democratico SI o NO", "elezioni politiche a breve SI o NO".

Evidentemente con queste scelte di tipo congressuale ed elettorale - ad oggi non si sa con quale sistema di voto, nonostante l'intervento della Corte Costituzione - i dirigenti nazionali di partito immaginano di dare soluzione ai tanti problemi del nostro Paese e, tra essi, a quello impellente e pericoloso del debito pubblico nazionale.
Il tutto, ovviamente, dopo aver dato opportuna risposta alle loro pregnanti esigenze esistenziali e di potere.

Sàntolo Cannavale
www.santolocannavale.it

Questo articolo è stato pubblicato qui

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