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The Green Way, la costituente ecologista per uscire dalla crisi

Ieri, 18 novembre, al Teatro Eliseo di Roma si è tenuto il convegno “The  Green Way, l’ecologia per uscire dalla crisi mondiale”, evento internazionale organizzato dalla Costituente ecologista. Molte le personalità ambientaliste, italiane ma soprattutto straniere: dal co-presidente dei verdi europei Daniel Cohn-Bendit, passando per Alejandro Sanchez dei verdi spagnoli, fino al candidato presidente della Colombia, Antanas Mockus.

E’ un ambiente insolito, quello di questa Costituente Ecologista, che ha scelto per il suo appello un motto che è anche un programma: “io Cambio”. Il palco del Teatro Eliseo di Via Nazionale è incorniciato da due lunghi striscioni, sui cui risaltano due citazioni molto diverse, pronunciate da due figure quasi antitetiche tra loro. A sinistra, una bella frase di Alexander Langer, politico e scrittore altoatesino, nonché fondatore del partito dei Verdi Italiani: “la democrazia di oggi è quella dei grandi consumatori di energia, è la democrazia di quelli con la pancia piena". Dall’altra parte, sulla destra, una lunga citazione di Steve Jobs, il fondatore e guru della Apple. Come riuscire a districarsi in mezzo a questi due estremi?
 
Ci provano i numerosi oratori che affollano la platea, senza interruzione, per quasi quattro ore. Ci sono il geologo Mario Tozzi e le “mamme vulcaniche di Terzigno, che protestano contro munnezza e discariche; c’è Marco Pannella, ospite “radicalmente” attivo dell’iniziativa. E ci sono soprattutto le testimonianze dei verdi da tutto il mondo, padrini ideali di questo battesimo ecologista. A cominciare dal leader di Europe Ecologie, uno scatenato Daniel Cohn-Bendit.
 
“Avete ragione. Abbiamo ragione. Ma il problema è proprio quello di continuare ad aver ragione pur facendo politica.” Non le manda a dire Dani Cohn-Bendit, il suo lungo discorso, in un italiano condito da un forte accento tedesco con qualche influenza francese, infiamma la platea verde. “Per vincere, in una democrazia, bisogna avere la maggioranza. Non possiamo instaurare una dittatura verde, mi piacerebbe ma non si può. Bisogna unire. Noi crediamo di avere delle soluzioni, ma la politica non è scientifica. Due più due solitamente fa quattro, anche se non per Berlusconi, ma in politica è tutto diverso. Andiamo per tentativi, tentativi di unire delle persone attorno ad una causa. La nostra è quella dell’ecologia politica. Come amo dire già da un po’ di tempo, noi non siamo né di sinistra, né di destra. Siamo avanti”.
 
Una tematica, quella della trasversalità dell’ecologia, ripetuta più volte. La volontà di non legarsi aprioristicamente ad uno schieramento politico tradizionale è unanime: “per me Chavez e Berlusconi sono la stessa cosa”, dicono in momenti diversi Cohn-Bendit prima e il presidente dei Verdi Angelo Bonelli poi. Ed il primo racconta, come esempio, la storia dei verdi tedeschi che in 25 anni di vita hanno fatto accordi con la destra come con la sinistra. L’ex leader sessantottino ricorda l’esperienza del sud-ovest della Germania, dove un Land tradizionalmente tedesco avrà quest’anno, per la prima volta, la possibilità di avere un governatore verde (il partito ecologista è infatti impegnato in un testa a testa con i democristiani per il controllo della regione).
 
Parla di molte cose, Cohn-Bendit, dalla finanza alla costituzione europea, dalle contraddizioni del capitalismo all’economia liberale. “Berlusconi, Merkel e Sarkozy hanno questa caratteristica: non sanno proiettarsi nel futuro nemmeno per cinque minuti. Loro e molti altri pensano che il mercato possa essere ragionevole. Ma il mercato non è ragionevole, vuole solo fare più soldi. Bisogna riformare l’Europa, per farla diventare il motore della regolarizzazione generale: economica, finanziaria, ecologica”.
 
Questo sessantacinquenne con la faccia da ragazzino non chiede “da dove vieni”. Ma “dove vuoi arrivare insieme a noi?” Dany il verde ammette che “la strada per la trasformazione è difficile, perché la gente vuole un mondo migliore ma ha paura di cambiare le proprie cattive abitudini. La nostra attività deve unire le persone. Il vecchio modello, quello di una classe contro un’altra, non funziona più. Perché quello che vogliamo è un bene che riguarda tutti, è una risorsa universale”.
 
E dopo aver detto questo, lancia una provocazione su Sinistra Ecologia e Libertà, davanti ad una platea già scaldata da Carlo Vulpio che ha raccontato le sue inchieste sulla “città delle nuvole” (la sua inquinatissima Taranto) e denunciato le gravi contraddizioni del “modello Puglia” di Nichi Vendola. “Non so se loro (quelli di SEL ndr) siano il bene o il male”; “il male!” urla qualcuno in sala, Cohn-Bendit sorride e continua: “io non lo so, ma so ch le differenze non sono poi così grandi. Con loro, come con i radicali. Dobbiamo unirci anche se abbiamo visioni differenti, perché siamo prossimi, paralleli. Non cadiamo nel peccato originale delle sinistre, per cui i nemici peggiori sono proprio i nostri alleati più prossimi”.
 
L’appassionato deputato europeo lascia la parola ad un altro illustre collega, Antanas Mockus, due volte sindaco di Bogotà e candidato presidente della Colombia. Sebbene non abbia il brio e la vivacità di Cohn-Bendit il discorso di questo verde d’amazzonia affascina per lo stile pacato, le metafore efficaci e l’interazione costante che domanda al pubblico, come un dirigente ad una convention aziendale, un po’ noioso ma che vale la pena ascoltare.
 
Diverse le sue frasi a effetto: “non offrirmi mai in privato quello che non mi offriresti in pubblico”; “siamo cresciuti pensando che Dio ci veda dappertutto, ora ci sono telecamere dappertutto”; “tu vida es sacra, la tua vita è sacra”; “la storia futura verrà scritta con una matita e non col sangue”. Numerosi i punti del suo programma, che verte su legalità, anticlientelismo, maggiore responsabilità fiscale e riguardo le risorse pubbliche, più rispetto della vita umana. Molto, per chi vive in un paese come la Colombia e che, minacciato di morte dalle FARC, ha risposto indossando per otto anni un giubbotto antiproiettile con un buco a forma di cuore sul petto.
 
C’è poi Alejandro Sanchez, dei Verdi spagnoli, caustico nei confronti di Zapatero e delle politiche ecologistiche iniziate e poi abbandonate dopo lo scoppio della crisi, in favore di banche e fabbriche di automobili.
 
Verso la metà dell’incontro prende la parola Angelo Bonelli, presidente della Federazione dei Verdi e promotore dell’incontro. Il suo discorso è chiaro, scandito dalla sua voce da baritono. Parla dei tagli della finanziaria all’istruzione, alle arti e allo spettacolo, del fango, dei crolli di Pompei, delle velleità del Governo riguardo il nucleare, che accusa con parole forti, ricordando come sulla questione gli italiani si siano già espressi, nel 1987: “questo governo sta violentando la volontà popolare sancita dal voto referendario di milioni di cittadini”. Ricorda le menzogne, le promesse miracolistiche di Berlusconi e Bertolaso sull’immondizia di Napoli. Denuncia anche la cosiddetta “norma salva Ilva”, il decreto legislativo che consente di sforare il limite di sostanze cancerogene rilasciate nell’aria da fabbriche e inceneritori.
 
Il presidente dei verdi propone anche “tre cose che possono essere fatte subito”: riprendendo un detto di Sandro Pertini, “svuotare arsenali e riempire granai”, la Costituente chiede una riduzione sensibile del costo degli armamenti, chiedendosi come mai in un paese economicamente critico come l’Italia si possano spendere 40 miliardi di euro per comprare 238 caccia bombardieri di ultima generazione.
 
E ancora: “anziché spendere miliardi di euro per realizzare il fantomatico Ponte sullo Stretto di Messina, non sarebbe più utile potenziare e modernizzare il trasporto pubblico? Viviamo in un pianeta soffocato dal surplus di automobili, ma c’è e ci sarà sempre più una domanda crescente di mobilità. Occorre trovare vie alternative all’auto. Gli stessi sindacati impegnati nella battaglia con la Fiat dovrebbero spingere dentro l’azienda per un’innovazione tecnologica ed una riconversione generale che porti alla riduzione dell’inquinamento”.
 
Dopo un appassionato intervento di Marco Pannella che, pur non avendo firmato il manifesto di base, dichiara di seguire con affetto e grande interesse l’esperienza della Costituente, l’incontro viene chiuso dalla testimonianza di Vincenzo Cenname, il sindaco di Camigliano rimosso dal Ministro dell’Interno Maroni in soli cinque giorni perché colpevole di buona amministrazione. “L’unica cosa che ho fatto”, afferma l’ormai ex-sindaco, “è stata dire che la legge speciale 26 sull’emergenza rifiuti è sbagliata. Anzi, è incostituzionale, perché riguarda solo la Campania, rendendola ‘speciale’ rispetto al resto d’Italia”.
 
Racconta, Cenname, un paradosso tutto italiano: quello di una regione soffocata dai rifiuti, dove il sindaco di un paese che è riuscito a raggiungere il 60% di raccolta differenziata abbandonando il sistema criminogeno dei consorzi (facilmente infiltrabili dalla camorra), viene cacciato in pochi giorni senza uno straccio di giustificazione credibile. “Io dico scherzando che la legge 26 è una legge ad personam, perché l’unico risultato che ha prodotto è stato quello di far fuori me”.
 
Si chiude con uno slogan “riciclato” da una vecchia manifestazione, che sa anche un po’ di morale della favole verde, questo primo incontro ufficiale della Costituente Ecologista: “né di destra, né di sinistra. Vogliamo solo aria pulita”. Un indirizzo che produce tanti entusiasmi quanti scetticismi. Non resta che seguire da vicino la “green way”, e vedere a cosa porta.

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