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Home page > Tempo Libero > Cinema > "The Congress" e la società dell’immagine come allucinazione mentale

"The Congress" e la società dell’immagine come allucinazione mentale

In “The Congress” del 2013 l’attrice Robin Wright, avviata verso un inesorabile declino e con un figlio disabile, si impegna a cedere i diritti d’immagine a uno studio cinematografico, la Miramount, il quale la digitalizzerà per creare un’attrice digitale. Lo studio potrà utilizzare la nuova attrice virtuale in qualsiasi modo ritenga opportuno per 20 anni. Allo scadere di questo tempo l’attrice Robin Wright si reca nuovamente agli studi dove si sta per tenere un grande congresso.

Prima di entrare nella città dove si tiene il congresso è costretta da una guardia a bere una pozione che gli permetterà l’ingresso nella realtà animata dove si svolge il congresso. È a questo punto che Robin Wright scopre che non solo gli attori sono stati creati in digitale, come le era stato detto precedentemente dalla Miramount, ma la realtà tutta è un’animazione, un'allucinazione sotto l’effetto di una droga.

In questo stato allucinatorio tutte le persone possono diventare tutto ciò che vogliono essere: una dea perfettamente seducente, un personaggio famoso, il loro eroe d’azione preferito etc.


Robin ad un certo punto del film esce dallo stato di allucinazione e scopre di essere in una realtà devastata e in rovine dove tutte le persone camminano, sperdute, in pena, preda del suddetto stato di allucinazione mentale.

Questo film parla tra l’altro di distopia e di propaganda, parla di una realtà dove è stata offerta la finta libertà di scegliere di essere qualsiasi cosa si voglia. Però, come il film mostra verso la fine, è solo un’allucinazione mentale, la realtà vera è solo una realtà in decadimento assoluto.

Il film è metafora della realtà contemporanea, della società postmoderna, dove al vuoto esistenziale(realtà vera e disastrata che vediamo alla fine del film) si è sostituita la società dell’immagine e dei consumi (allucinazione animata del film) che offre la finta libertà di essere ciò che vogliamo e di scegliere cosa consumare .

I media, la manipolazione mediatica, la società dell’immagine che propone icone pop, sottoculture, divi da adorare, supereroi etc., la fiducia smisurata nel progresso, nella scienza e nell’innovazione tecnologica, tutto questo e altro ancora formano un’allucinazione, uno stato mentale di perpetua fuga psicogena, un’isteria collettiva, una psicosi di massa.

“The Congress” si muove in un paradiso onirico e sgargiante all’inizio per portarci poi in una realtà di vuoto e devastazione; vuoto e devastazione che sono dentro noi stessi, vuoto e devastazione di un’epoca dove non ci sono più ideologie e punti fermi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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