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Terremoto: dai "deportati" ai "container collettivi"

L’ennesimo sisma terribile, l’ennesimo scandalo civile. Due sono i termini, entrambi terribili, utilizzati a “beneficio” dei terremotati: uno è quello utilizzato dal Premier Renzi qualche giorno fa “Nessuna deportazione", riferendosi ai cittadini di alcuni comuni colpiti dal sisma.

"Deportati". Un termine che andrebbe, qualora utilizzato – in special modo da un personaggio pubblico che ricopre la carica di Premier – sanzionato penalmente.

Forse non si comprende troppo bene la valenza di questo termine, al giorno d’oggi. Non lo comprendono troppo bene i giovani, ma il Premier Renzi, e tutti coloro che – ancora oggi in vita – hanno vissuto sulla loro pelle la deportazione, durante la Seconda Guerra Mondiale, vivono questo termine non certo come uno tra i tanti della Lingua italiana.

Il secondo termine, terribile, è “container collettivi”. Sono dei maxi container, scatoloni di 45 x 25 metri, che “ospiteranno” circa 50 persone, nelle aree terremotate e tra coloro che desiderino restare nei pressi delle zone terremotate.

Ecco cosa appare su Umbria24 (e provate a cercare la stessa notizia su una qualsiasi testata nazionale: non troverete traccia):

“Come sono i container Le strutture prefabbricate che ospiteranno al massimo 48 persone ciascuna hanno una dimensione complessiva di 45 metri per 25 e dispongono di spazi condivisi come refettorio, cucina, sala comune, lavanderia e naturalmente servizi igienici sanitari divisi tra uomini e donne, che potranno contare su 12 bagni e sei docce totali”.

Oltre a questi due termini, ovviamente c’è il contenuto: la totale inefficacia di una politica che, ormai palesemente, guarda alla popolazione senza un minimo di umanità.

Basta guardare come, questo post sisma, sia già stato praticamente oscurato dall’attenzione della Stampa nazionale. Provate ad aprire Google News: trovate per caso notizie dei terremotati, in prima pagina? Quando mai…ed è così già da diversi giorni.

Questi terremotati, saranno più sfortunati dei precedenti terremotati – vedi terremotati del 2009 in Abruzzo e poi via via, quelli di Toscana ed Emilia Romagna – perché già si vedono i primi sintomi di come questo post terremoto viene affrontato.

Lo sono già, lo dicono i fatti. I famosi “container” arriveranno – forse – a Natale. Ma come: il primo scossone è del 24 Agosto. Quanto tempo è necessario per approntare un riparo migliore delle tendopoli, a un governo? O – e il dubbio è consentito, visti gli scandali legati ai terremoti precedenti – a quanti e a chi devono essere assicurati gli appalti?

Provate a mettervi nei panni degli sfollati: hanno nel cuore l’orrore del sisma e di ciò che gli ha strappato via, tra parenti perduti e case distrutte. Hanno nella memoria i fatti accaduti nei terremoti precedenti, e quindi, il timore – giustificato – che anche per loro la ricostruzione sarà cosa lenta e penosa, ma anche il lungo periodo di permanenza tra tendopoli, container e strutture alberghiere.

Inoltre, notano come – in brevissimo tempo – si siano spente le luci della cronaca giornalistica sulla sciagura che li ha colpiti, e che quindi, li colpisce con maggior potenza e violenza.

Da Bergamo, sta per giungere una carovana di caravan, da fornire agli sfollati per ripararsi. Atto nobilissimo, ovviamente, ma è l’immagine dell’inquietante carrozzone che, anche stavolta, pervade una situazione che, per molti aspetti, poteva essere se non evitata, almeno in parte, arginata.

Ma si trattava di mettere sul piatto quel denaro e quella capacità di gestione della cosa pubblica, che si chiama “sicurezza e prevenzione sul territorio” e che, lo abbiamo imparato attraverso i fatti, paga molto meno di un disastro da gestire. Dopo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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