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Terremoti. In occasione dei disastri si parla di prevenzione, ma non si fa niente

Anche in occasione del terremoto che ha colpito Amatrice ed altri comuni è stato spesso rilevata la necessità di realizzare un piano di prevenzione antisismica, relativa soprattutto agli immobili situati nelle zone a maggiore rischio di terremoti.

Io credo, pur se spero che non avvenga, che ancora una volta nei prossimi mesi ed anni si farà poco o niente sul versante della prevenzione. Che sia necessaria la prevenzione non ci sono per la verità dubbi.

Del resto, appena verificatosi il terremoto del 24 agosto, molti hanno rilevato che sarebbe indispensabile attuare un’estesa ed efficace azione di prevenzione.

Ad esempio il professor Enzo Boschi, ex presidente dell’Ingv (istituto nazionale di geofisica e di vulcanologia), ha, tra l’altro, dichiarato: “Sul fronte dei terremoti siamo ancora indietro sulla prevenzione.

A Norcia, dove dopo il terremoto del 1979 si è proceduto con interventi antisismici sugli edifici, i danni provocati dal sisma di questa notte sono quasi irrilevanti.

Purtroppo in Italia si costruisce bene, con criteri antisismici, solo dopo un terremoto grave. Eppure l’area colpita oggi dal grave sisma è una zona in cui la Terra si sta come ‘lacerando’, un’area che è nota per essere ad alto rischio sismico.

Quando nel 2003 è stata pubblicata la mappa del rischio sismico in Italia, bisognava intervenire con lavori di prevenzione sugli edifici nelle zone più vulnerabili, ma non in tutte le zone è stato fatto.

Invece le maggiori vittime il terremoto le provoca proprio con i crolli di case ed edifici”.

Il giornalista Francesco Anfossi, su Famiglia Cristiana, ha scritto

“…Ma non riusciamo ancora a mettere in campo una cultura della prevenzione, come in California o in Giappone: guardiamo al Sol levante come l’isola lontana dei terremoti e non ci rendiamo conto che quell’isola è simile a noi che siamo la Penisola dei terremoti, lo Stato europeo con la più alta frequenza di eventi del genere.

Quante altre sciagure – non nei prossimi secoli, ma nei prossimi anni – ci vorranno per capire che siamo un paese ad alto rischio?

…Ma se per prevenzione intendiamo una previsione basata sulla frequenza delle scosse sismiche, sulle probabilità che avvengano, sulle condizioni geologiche dell’area appenninica e di altre zone del sottosuolo, sullo stato delle abitazioni, spesso vecchie di secoli come nel caso dei comuni dell’area dell’ultimo terremoto, allora sì che possiamo prevedere con una certa approssimazione l’ipotesi che in quell’area si verificherà un evento catastrofico, mettendo in sicurezza tutte le abitazioni come in Giappone, dove gli edifici sono in grado di assorbire scosse di magnitudo superiore a quella degli ultimi terremoti.

Ma in Italia tutto questo non è mai stato messo in atto. Gli studi e le ricerche sulle condizioni sismiche del territorio nazionale, il censimento del patrimonio edilizio e soprattutto del suo stato, la messa in sicurezza dei comuni più a rischio, l’adeguamento delle norme tecniche e dei materiali di costruzione, l’addestramento della popolazione all’emergenza a cominciare dalle scuole elementari,la concentrazione degli sforzi dove il rischio è altissimo (come nella dorsale appenninica, nel Nordest e in Calabria, soprattutto nell’area di Reggio Calabria) richiede una politica di ‘visione’ a lungo termine, previdente ma non troppo remunerativa a livello elettorale”.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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