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Tassa su extraprofitti | Calciare l’extralattina più in là

Spifferi agostani segnalano l'ipotesi di una tassazione "a termine" dei leggendari extraprofitti, cioè un prestito forzoso. S'avanza l'ingegneria fiscale per patrioti disperati?

 

Riusciranno i nostri eroici patrioti a trovare una montagna di soldi per una legge di bilancio che, vista ancora da lontano, appare come la pietra al collo di un governo e di una maggioranza di chiacchieroni al limite della mitomania e spesso anche oltre? Non vi riassumerò voci ed entità del fabbisogno finanziario e relativi rischi: l’ho scritto alla nausea. Tutto è reso più difficile dalle condizioni monetarie globali, con una stretta che persiste e sui cui tempi il mondo sviluppato brancola nel buio.

Il punto è presto detto: come recuperare 25-30 miliardi senza “aumentare le tasse”, come si dice ormai allo sfinimento? Escludendo condoni vari, che tuttavia sono sempre dietro l’angolo, pare prendere piede l’idea della tassazione dei cosiddetti extraprofitti. Concetto scivoloso che serve alla maggioranza per togliere argomenti all’opposizione. Non tornerò sul tema di cosa sono e come misurare gli extraprofitti, perché anche di questo si è detto. Gli extraprofitti sono una categoria dello spirito dei tempi.

LA TASSA IN PRESTITO

Piuttosto, dopo la levata d’ingegno notturna del governo, con la gabella a carico delle banche che ha innescato gli scontati negoziati che la trasformeranno da bomba a petardo fradicio, pare si stia facendo strada una nuova meravigliosa idea: la “tassa in prestito”, che altro non sarebbe che una variazione sul tema del calcio della lattina.

Dopo che nei giorni scorsi erano usciti spifferi in questo senso, al punto da mettere in allarme Farmindustria, oggi sul Corriere c’è un articolo a firma di Federico Fubini e Mario Sensini che, prendendo le mosse dal negoziato sull’extratassa bancaria, tratteggia una suggestiva ipotesi:

A fronte del pagamento della nuova tassa, a metà del prossimo anno, alle banche verrebbe riconosciuto un credito di imposta di un valore pari, o di poco inferiore, che gli istituti potrebbero utilizzare negli anni successivi per compensare le normali imposte da pagare. Il credito d’imposta potrebbe avere una durata di cinque o dieci anni, e ancora da valutare è la misura dello stesso, se pari al 100% del prelievo sugli extraprofitti o ad una quota inferiore. Una specie di tassa con l’elastico, che oggi si paga e domani si rimborsa. 

La “tassa con l’elastico”, o prestito forzoso, è un’immagine suggestiva. Le banche pagano subito e poi recuperano l’importo, a mezzo credito d’imposta spalmabile in uno o due lustri. Si, ma quale sarebbe l’idea?, direte voi. L’idea, presto detto, è quella di “farsi dare qualcosa” in sostanziale prestito, per poter coprire un’altra decontribuzione “straordinaria” per il 2024. Poi, con calma, quell’importo viene rimborsato in comode rate.

Se questo “template” bancario venisse esteso ad altri settori che hanno fatto gli odiati extraprofitti, avremmo -forse- la possibilità di trovare gettito per coprire il 2024 di mancette e grandi progetti nell’anno del giudizio universale delle elezioni europee. E dopo il 2024? Ma quanto siete curiosi, ve l’hanno mai detto?

Oh, nel frattempo le banche potranno alzare i costi dei servizi. In modo lieve, quasi impercettibile, e recuperare prima del tempo anche l’eventuale costo netto della “tassa con l’elastico”.

Ribadisco, non sappiamo se le cose andranno proprio così. Troppo demenziale, che dite? Forse proprio per questo potrebbe avverarsi. Sarebbe, come detto, il tripudio del calcio alla lattina e dell’arte di arrangiarsi: la premier andrebbe a reti unificate (quello che fa ogni giorno, del resto, grazie alla nostra vigile stampa) per annunciare che “‘aaa nazzzione ha bisogno di tutti, anche dello sforzo di chi ha di più”. I più disfattisti obietterebbero che il credito d’imposta ridurrebbe il gettito futuro ma verrebbero rapidamente messi a tacere da una grande inchiesta del Tg1 sul granchio blu.

Raffinati politologi ci direbbero che questa, dopo tutto, è la tradizione della “destra sociale”, cioè di termiti socialiste che avanzano da destra, e vissero tutti felici e contenti. Ma, sopra ogni altra cosa, un provvedimento del genere sarebbe una forma di ingegneria fiscale per patrioti disperati.

Foto di Willfried Wende da Pixabay

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