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Tagli con forbici dalla punta arrotondata ma non troppo. Italia, uno stivale logorato da tasse e disoccupazione

Una crisi, quella che stiamo vivendo, lunga cinque anni. E ancora siamo nel bel mezzo della recessione. I dati poi non sono per niente rosei. Le famiglie fanno la loro spending review e spendono men che possono. Riducono la spesa, evitano di comprare vestiti nuovi, spengono la corrente. Tutto per riuscire a pagare le tasse. Ormai si vive, anzi, si sopravvive per pagare le tasse, le bollette, l’assicurazione della macchina, il tagliando, le accise della benzina.

Tagli allo sviluppo, tagli alla crescita, tagli all’università, tagli alla sanità. Ci vogliono malati, ignoranti e imbecilli. Automi costretti a pagare le tasse, alienati dai discorsi vuoti dei politi, dall’aria ‘fritta’ e inquinata che respiriamo. Ma i tagli ai costi dello Stato, quelli no. Sarebbe troppo semplice. Per le manovre di governo mancano sempre i soldi, ma i miliardi di euro per giocare alle slot machine, per ostriche e champagne, per prostitute russe e per festini in ville, quelli ci sono sempre. Alla faccia nostra.

E una volta si facevano queste cose, certo. Non abbiamo mai navigato in un governo casto e puro. Ma quantomeno c’era più pudore. Ci si limitava. Un 80% di fatti propri e un 20% di interesse nei cittadini. Non bastava tanto, ci si accontentava del minimo sindacabile. E infatti i sindacati stavano zitti. Ma adesso, adesso i politici fanno automaticamente il 150% di bene per sé e se avanza un altro 50% per una villa alle Mauritius ben ci sta.

L'hanno chiamata 'Operazione cieli bui'. Poi c'hanno ripensato. Hanno chiamato i giovani "choosy" poi si sono ricorretti e spiegati. Hanno desacralizzato il posto fisso, ma da che pulpito veniva la predica. E Roma è assediata da manifestazioni, da scioperi, da urla di gente che non arriva a fine mese, di giovani plurilaureati che non hanno lavoro, di mamme che non sanno come dare da mangiare ai propri figli, di gente sfrattata, di persone che non hanno più una casa. E i barboni aumentano. Piazza Mastai a Roma ne è piena.

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