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Sulla crisi: pensieri d’Oriente

Il fatto che lo Yuan, la moneta cinese non sia pienamente convertibile, che non fluttui seguendo il libero mercato come le altre valute, è, a questo punto, una delle principali cause di squilibri nella finanza e nell’economia globalizzate.

Aver permesso alla Cina di partecipare al nostro gioco, quello della libera importazione ed esportazione di merci, mantenendo delle regole sue proprie è stato straordinariamente miope. Di certo, però, è servito a creare quel rapporto di simbiosi tra Cina e Stati Uniti che è stato il primo volano della crescita cinese ed ha consentito agli americani di continuare a vivere al di sopra dei propri mezzi, indebitandosi e stampando allegramente dollari che, assorbiti dal risparmio asiatico, non hanno generato inflazione.

Uno Yuan convertibile rappresenterebbe, invece, un importante valvola di sicurezza per il sistema. Nell’attuale situazione, per esempio, sarebbe naturale che la moneta cinese, espressione di un economia sempre in robusta crescita e con un basso indebitamento, si apprezzasse rispetto a Euro e Dollaro. Le esportazioni cinesi risulterebbero in questo modo rallentate mentre, al contrario, sarebbe più facile esportare verso la Cina ad europei ed americani.

Per l’occidente agonizzante sarebbe una boccata d’ossigeno, ma anche la Cina, finita la fase iniziale del proprio sviluppo, avrebbe solo da guadagnare da un sistema di scambi che preveda l’uso, oltre che del dollaro e dell’Euro, della propria moneta.

Le enormi riserve di valuta e di debiti occidentali che possiede, non sono, oggi, per la Cina, un elemento di forza ma di debolezza; la salute del risparmio cinese è direttamente collegata a quella, assai cagionevole, del debito statunitense ed europeo. Levarsi dalle casseforti montagne d’infidi titoli occidentali, pur con la massima gradualità, è però un ipotesi destinata a restare solo tale, per i cinesi, fino a che non emergerà una moneta di scambio diversa da dollaro ed Euro.

E quale potrebbe essere se non proprio la loro?

Non ho la sfera di cristallo, anche se mi pare evidente che sia appena iniziata la seconda fase della crisi e che siamo lontanissimi, forse sette od otto anni, dall’inizio del definitivo recupero dell’economia mondiale, ma penso sia assolutamente ragionevole supporre che quando questo avverrà lo Yuan sarà una delle monete di scambio del commercio internazionale. Gli unici dubbi che ho, a riguardo, sono dovuti alla mia scarsissima conoscenza della realtà interna cinese. Non so valutare quali possano essere le conseguenze sociali e politiche della maggiore apertura verso l’esterno che, ad ogni modo, rappresenterebbe per la Cina l’adozione di una moneta pienamente convertibile.

Solo considerazioni di questo genere, prettamente di politica interna, possono impedire alla dirigenza cinese di cedere ad una tentazione che, già ora, deve essere fortissima: quella di pagare in Yuan liberamente convertibili i propri fornitori di materie prime e ,di conseguenza, di non necessitare più di tenere enormi scorte di valuta occidentale.

Restando in oriente, meriterebbe una riflessione, la necessità del Giappone di spendere cifre colossali per riparare i danni del terremoto. Sarebbe interessante capire se i giapponesi stiano o no rimpatriando una parte consistente dei loro investimenti esteri.

Se fosse così, starebbero, con tutte le ragioni del mondo, sottraendo risorse ad un sistema già prossimo al collasso. Una cosa è assolutamente certa: il mondo, alla fine di questa crisi, sarà assai diverso da quello che era quando iniziò.

Viviamo e vivremo, purtroppo, in tempi interessantissimi.

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