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Stupri in India: “Una brava ragazza non vaga alle nove di sera a fare cose sbagliate”‏

"Tutti i soldi che hai messo da parte per il mio matrimonio, caro papà, usali per la mia formazione”. Era ad un passo dalla felicità l’umile famiglia che aveva venduto tutto per far studiare la figlia, perché Jyoti  aveva completato gli studi di medicina, quando venne stuprata in gruppo su un autobus e ammazzata.

 

Era andata con un suo amico a vedere la vita di Pi, film diretto da Ang Lee e quell’autobus che la portava…“Una brava ragazza non vaga intorno alle nove di sera. Una ragazza è molto più responsabile di stupro di un ragazzo”: cinque uomini e un minorenne l’hanno assalita mentre era a bordo dell’autobus che la stava riportando a casa dopo una serata al cinema insieme ad un suo amico, brutalmente pestato lui, i sei uomini (tra cui il conducente dell’autobus) hanno ripetutamente violentato e pestato la ragazza, scaraventandola poi dal mezzo in corsa. Jyoti Singh è morta in ospedale tredici giorni dopo a causa delle profonde lesioni riportate.

 

Parlava un ottimo inglese,aveva trascorso notti e notti di lavoro in un call center dalle 8 fino alle 4, dormendo per tre ore, e poi a studiare. La sua ambizione era quella di costruire e gestire un ospedale nel villaggio della sua famiglia.Il film documentario, “India’s Daugther” è tratto da un tremendo fatto reale, la cui regia è della britannica Leslee Udwin. Il quotidiano The Guardian riporta tutta la storia. Il governo indiano è furioso perchè il documentario contiene un’intervista a uno dei violentatori di “Nirbhaya” la giovane studentessa violentata su un autobus e morta per per le ferite riportate.La figlia dell’ India è la storia di una breve vita finita per uno stupro brutale fino all’omicidio, a Delhi nel dicembre del 2012, di una giovane donna eccezionale. Jyoti Singh era una studentessa 23enne di medicina6 uomini sopra un autobus l’hanno finita con una crudeltà inaudita.

India’s daughter andrà in onda sulla BBC4 domenica prossima alle 22, nella Giornata internazionale della donna, e contemporaneamente in altri sette paesi, come la Svizzera, la Norvegia e il Canada. Lunedì 9 marzo le attrici Freida Pinto e Meryl Streep saranno presenti ad una proiezione a New York, lanciando la campagna a livello mondiale in India contro la disuguaglianza di genere e la violenza sessuale contro le donne e le ragazze.

Si comincia con 20 milioni di allievi alla visualizzazione del film che parteciperanno ad un workshop a Maharashtra, uno stato che comprende Mumbai. L’India ha una popolazione di 1,2 miliardi: lo stupro si verifica ogni 20 minuti. In Inghilterra e Galles, 85.000 donne sono violentate ogni anno. In Danimarca una donna su cinque ha subito una violenza sessuale. La violenza sessuale, lo stupro, gli attacchi con l’acido, l’omicidio, la violenza domestica, uccidere piccoli di sesso femminile, il traffico sessuale e le mutilazioni genitali femminili… sono tutte manifestazioni del peggiore potere maschile.

La figlia dell’India è un’intervista in carcere a Delhi, con Mukesh Singh, autista del bus. Suo fratello, Ram, è stato trovato impiccato nella sua cella, alcuni mesi dopo il processo. I due vivevano in una baraccopoli di Delhi. Era coinvolto anche Pawan Gupta, un venditore di frutta; Vinay Sharma, un assistente di palestra; un disoccupato come Akshay Thakur… Tutti avevano bevuto prima di andare dove "sono state fatte le cose sbagliate da una ragazza”.

“Abbiamo la migliore cultura. Nella nostra cultura, non c’è posto per una donna", dice un uomo nel film di Leslee Udwin. Ciò che è scioccante è che lui è ML Sharma, avvocato della difesa degli uomini condannati per stupro e omicidio di Jyoti, dice che se la figlia o una sorella fossero state impegnate in attività pre-matrimoniali… di fronte a tutta la famiglia, l’avrebbero cosparse di benzina e gli avrebbero dato fuoco.

Mukesh Singh uno dei cinque condannati per il delitto dichiara nel film: “I lavori di casa e le pulizie sono per le ragazze, non le discoteche e i bar di notte, a fare cose sbagliate, indossando vestiti sbagliati.Una brava ragazza non vaga intorno alle nove di sera. E’ molto più responsabile di stupro di un ragazzo". Leslee Udwin ha anche detto che il suo incontro con Singh, il violentatore (in tutta l’intervista ha avuto un mezzo sorriso sulle labbra senza alcuna espressione di rimorso) e gli altri quattro, l’ha fatta sentire come se la sua anima fosse stato immersa nel catrame, e non c’era niente al mondo che avrebbe potuto rimuovere quella macchia.

Leslee Udwin ha trascorso 30 ore a intervistare stupratori tra cui Gaurav, un uomo di 34 anni che ha violentato una bambina di cinque anni. “Mi ha detto nei minimi dettagli quello che aveva fatto. Come si era tolto le mutande. Come i suoi occhi erano spalancati per la paura. Come ha abusato dalla parte anteriore e posteriore della piccola. Gli ho chiesto quanto fosse alta. Si è alzato e si è messo la mano sopra il ginocchio. Gli ho chiesto, ‘Come si può fare qualcosa di così terribile che rovina la vita di una bambina?’ Ha risposto: ‘Era una mendicante, la sua vita era di nessun valore". 

Leslee Udwin ha trovato la ragazzina, Neeta, ora di 10 anni, e prevede di fare un film sulla resistenza della sua famiglia. L’ avanzo di uomo che nel documentario è intervistato, si chiama Mukesh Singh (due anni fa nel carcere di Tihar dove si trova nel braccio della morte) ha sostenuto di non essere pentito e ha criticato la giovane perché quando è stata violentata, lei non avrebbe dovuto reagire e fare resistenza. Lei doveva solo tacere. Il Tribunale indiano sostiene che siccome costui ha fatto dei “commenti offensivi contro le donne creando un’atmosfera di paura e tensione che può portare a delle proteste con rischi per l’ordine pubblico, la pubblicazione o trasmissione dell’intervista è vietata fino a successivo ordine”.

Il ministro dell’Informazione e trasmissione radio televisiva ha inviato poi una circolare (advisory) a tutte le televisioni indiane in cui si proibisce di mandare in onda il documentario della regista Leslee Udwin, che sfidando peraltro il divieto, ha dichiarato in una conferenza stampa a New Delhi di aver ottenuto il permesso di intervistare il detenuto dai responsabili del penitenziario e anche dallo stesso ministero dell’Interno. Ha detto inoltre di aver sottoposto al governo una versione definitiva del documentario e di aver avuto il via libera alla sua diffusione. Ha confessato anche: “Ciò che mi ha spinto a lasciare mio marito e due figli per due anni, mentre ho fatto il film in India, non era tanto l’orrore dello stupro ma ciò che è accaduto per le strade dell’India al grido di ‘è troppo è troppo’. Un numero senza precedenti di uomini e donne comuni, giorno dopo giorno, a fronte di un giro di vite del governo feroce, che comprendeva lacrimogeni, cariche con manganelli e idranti. Stavano protestando per i miei diritti e dei diritti di tutte le donne. Questo mi dà ottimismo. Non riesco a ricordare un altro paese che ha fatto tutto questo nella mia vita". 

Jyoti Singh fu ribattezzata dai media Nirbhaya, in sanscrito “Colei che non ha paura”. Noi, donne e uomini, dobbiamo resistere e lottare contro la violenza, per ogni donna sempre e dovunque.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Doriana Goracci (---.---.---.241) 6 marzo 2015 09:18
    Doriana Goracci

    Vorrei chiarire a tutte e tutti che a me almeno non interessa smuovere l’ indignazione nei confronti dello stupro e di chi grida a morte a morte, a me interessa la partecipazione attiva, l’ emancipazione di chi lotta per I DIRITTI UMANI e fa la sua QUOTIDIANA RIVOLUZIONE. Nel post da me scritto ieri, riporto la dichiarazione della regista Leslee Udwin “Ciò che mi ha spinto a lasciare mio marito e due figli per due anni, mentre ho fatto il film in India, non era tanto l’orrore dello stupro ma ciò che è accaduto per le strade dell’ India al grido di ‘è troppo è troppo’. Un numero senza precedenti di uomini e donne comuni, giorno dopo giorno, a fronte di un giro di vite del governo feroce, che comprendeva lacrimogeni, cariche con manganelli e idranti. Stavano protestando per i miei diritti e dei diritti di tutte le donne. Questo mi dà ottimismo. Non riesco a ricordare un altro paese che ha fatto tutto questo nella mia vita. “ Grazie per tutto e a chi ha preso parte, sia pure con un commento alla condivisione di : “Una brava ragazza non vaga alle nove di sera a fare cose sbagliate” Doriana Goracci

  • Di GeriSteve (---.---.---.183) 9 marzo 2015 23:41

    INDUISMO, CASTE E GENERE

    Qui, in realtà, di commenti io non ne ho visti molti.

    Ne vorrei fare uno io: è ovvio che il fatto e la reazione al fatto sono stati emblematici, e che oggi la cosa più importante è quella di seguire la via della rivoluzione sociale e sessuale, ma vale anche la pena di domandarsi il "perchè così è".

    Io non sono un conoscitore dell’India e neanche un filosofo delle religioni, ma un’occhiata alla origine ed essenza dell’induismo io ce la darei: i mass media hanno associato

    l’induismo a Ghandi e al pacifismo, ma non mi sembra proprio giusto.

    Prima ancora della studentessa stuprata nell’autobus, che l’induismo non è proprio emancipazione e pacifismo credo che lo potessero testimoniare le tante spose-vedove bruciate vive sulla pira del marito morto.

    L’induismo è stato artificialmente costruito dai brahamini, i sacerdoti del dio brahama, cioè del dio degli arii conquistatori dell’india (con un po’ di approssimazione geografica). Shiva e Visnù manco lo conoscevano, ma sono stati forzati nella loro trimurti (Brahama. Shiva e Visnù).

    La straordinaria forza dell’induismo è stata quella di avere costruito una giustificazione -accettatissima!- alle differenze sociali: se tu nasci in una casta bassa, non è colpa di chi ti ha fregato i posti migliori: E’ COLPA TUA, perchè non sei stato abbastanza buono nella tua vita precedente; però, se subisci senza disturbare, hai buone probabilità di progredire, ma in una vita successiva.

    Questa credenza ha dato una stabilità plurimillenaria all’induismo: niente lotta di classe- caste.

    Già, ma c’è un aspetto di cui non ho mai sentito parlare: non è che -per caso o per religione- se nasci femmina è ancora COLPA TUA, che non sei stato bravo nella tua vita precedente?

    La donna che esce la sera vuole accorciare troppo la sua conquista di un ruolo superiore: secondo l’induismo essa deve essere buona e obbediente, e forse così - ma SOLTANTO dopo essere morta- forse, avrà il privilegio di ri-nascere maschio.

    Ripeto: non ho studiato, ma mi sa tanto che è proprio così.

    GeriSteve

    • Di Doriana Goracci (---.---.---.21) 15 marzo 2015 00:58
      Doriana Goracci

      mi sa tanto che lei abbia ragione. Quando era giovane non ha studiato? Sicuramente ha vissuto e la sua curiosità umana la porta a scrivere e leggere la vita in un modo che le fa solo onore. Grazie
       Doriana Goracci

    • Di GeriSteve (---.---.---.49) 15 marzo 2015 12:57

      Scusi, rispondo adesso perchè leggo solo adesso: io ho studiato tutta la vita (sono un ricercatore in pensione).

       Intendevo soltanto scrivere che non ho studiato quell’argomento della metempsicosi nell’induismo: so che si può passare da una specie animale ad un’altra, "progredendo" o regredendo di livello, come nelle caste umane.

      Credo -ma non lo so- che si possa anche "progredire" o regredire di sesso. Se fosse come credo, questo darebbe una forza enorme alla storica accettazione dell’inferiorità femminile e alla presunzione di "meritare" la mascolinità.

      GeriSteve

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