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Studentessa laica contro tutti

Quando la laicità della propria scuola è un diritto da conquistare significa che qualcosa non va, vi raccontiamo la battaglia di una studentessa contro una targa religiosa affissa nella sua scuola.

Rhode Island, Stati Uniti d'America. Qui la maggioranza delle persone è cristiana (87,5 %) e cattolica (63,6%), ma, come normale, ci sono molte altre religioni praticate dagli altri cittadini. Ci sono anche gli atei e una in particolare, Jessica Ahlquist, chiede che i suoi diritti siano rispettati come succede con tutti gli altri.

Il problema centrale è una targa religiosa che, accusa la giovane studentessa, la fa sentire fuori luogo ed esclusa. Protestando su Facebook e Twitter la ragazza ha ottenuto migliaia di connessioni che equivalgono a migliaia di sostenitori e infine ha vinto anche in sede legale con la conseguente rimozione della targa. Il problema ora è confrontarsi con i suoi concittadini da cui ha già più volte ricevuto minacce anche forti che non accettano la decisione.


La laicità dello stato, o almeno di ogni stato che si definisce tale come l'Italia, dovrebbe essere una delle colonne portanti della macchina statale eppure non sempre, anzi quasi mai, è così.

Ciò che ci si domanda qui è: è giusto rimuovere una targa accettata dai più perché la minoranza si sente fuori posto? Oppure la maggioranza vince sempre e comunque e quindi la decisione è stata ingiusta nei confronti dei credenti?

Cortesemente vi chiedo nei commenti di esprimere un'opinione motivata e priva di offese razziste e/o religiose affinché si possa delineare una posizione dei nostri lettori solamente per vedere come la pensano.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.107) 21 febbraio 2012 21:35

    domanda interessante. Per quanto mi riguarda una democrazia si caratterizza per essere un sistema sociale in cui la maggioranza non opprime e non schiaccia (culturalmente o in altro modo) qualsiasi minoranza (di tipo etnico, religioso, culturale, linguistico, di genere eccetera). Questo significa che i simboli di appartenenza (anche fossero apprezzati dalla stragrande maggioranza) non devono contrassegnare gli spazi pubblici che, in quanto tali, sono comuni a tutti e devono essere tali.
    L’alternativa (il sistema che fa del volere della maggioranza o dei suoi simboli l’unica realtà degna di rilievo) caratterizza i totalitarismi religiosi o politici.
    Quindi anche l’affissione di un crocefisso in uno spazio pubblico è atto di sopraffazione totalitaristica (anche qualora il 99% - cosa tutta da dimostrare - lo approvasse).
    Ovviamente si parla solo di spazi pubblici cioè istituzionali. In privato ognuno fa quello che gli pare. Fabio

  • Di (---.---.---.94) 23 febbraio 2012 10:47

    Premesso che sono cattolico.
    Premesso che il cristianesimo è una religione e non una tradizione
    e chi dice il contrario non ha capito un c...avolo.
    Secondo me la laicità dello stato è un traguardo culturale cui però
    non si deve arrivare a colpi di sentenze, ma con una lenta evoluzione.
    Per lo stesso motivo, mai mi sognerei di far togliere il burka ad una donna
    islamica con un qualche provvedimento giudiziario o legge ad hoc.
    Ci vuole tempo e pazienza, ma la pazienza è la virtù dei forti. Cerchiamo
    di esserlo.

    P.s. ragazza mia, se basta una targa a farti sentire fuori posto, forse hai bisogno di
    altro tipo di sostegno che gli amici su fb non ti possono dare...

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