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Street art e Graffiti | Parigi: Monsieur Chat rischia fino tre mesi di prigione per un tag

Monsieur Chat è un tag, un gattone giallo che si trova un po' ovunque a Parigi. Il suo autore, anonimo fino al 2007, si chiama Thoma Vuille e oggi rischia 3 mesi di carcere per uno dei suoi gatti, disegnato su un supporto temporaneo alla Gare du Nord. L'accusa? Vandalismo. 

Questo mentre, in parallelo, nella stessa stazione si potevano ammirare muri "d'artista" legali, realizzati all'interno di un'iniziativa organizzata dalla stessa azienda che lo ha denunciato.
 
Diritto loro, naturalmente. Ma il clash, come sempre più spesso succede, è evidente.

Un gatto, quattro rose e un uccello. Per questi graffiti Thoma Vuille, 39 anni, in arte M. Chat, rischia fino a 3 mesi di prigione. I disegni sono stati realizzati su un supporto architettonico della SNCF, la società che gestisce il trasporto ferroviario in Francia (il corrispettivo di Trenitalia, diciamo). Il materiale in questione era destinato ad essere ricoperto per i lavori in corso alla stazione: i disegni sono stati visibili solo qualche ora dai passanti della Gare du Nord, a Parigi. 

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M. Chat a la Goutte-d’Or (18esimo arrondissement)
foto: https://www.instagram.com/f_barca/

Monsieur Chat è uno dei graffittari "storici" di Parigi: da oltre vent'anni in città si vedono i suoi disegni che consistono quasi esclusivamente nel suo famoso gatto giallo. Un animale stilizzato, con un sorriso cinico e sornione che allarga le braccia con fare allegro. Il gatto di Thoma è sulle serrande nei negozi, nei palazzi e sulle porte, soprattutto a Nord della città. 

Thoma Vuille è un artista franco-svizzero, vive ad Aubervilliers, a Nord della capitale francese e il suo lavoro ha come teatro, come lui stesso dice «la città, le sue strade, i suoi muri e lo sguardo di chi li vive». Il suo nome, così come la sua faccia, sono rimasti anonimi fino al 2007 quando la polizia di Orléans lo ha colto sul fatto. Le sue opere sono presenti in realtà in tutto il mondo, da Hong Kong a New-York, Dakar a Sarajevo. Oggi è un artista famoso e riconosciuto: su di lui esistono pubblicazioni, documentari e, oramai, diverse foto. 

Oggi, per uno dei suoi gatti Vuille rischia la prigione per "recidiva" nel quadro delle politiche contro le "degradazioni" dei beni della SNCF: condanna massima è a tre mesi di carcere.

Vuille era stato perseguito, in maniera meno grave, due anni fa, nel 2014: Thoma aveva ricevuto una multa (ne avevamo parlato) per un gatto disegnato su un muro che avrebbe dovuto poi essere ricoperto di piastrelle nella stazione della metropolitana Châtelet. In quel caso i 1800 euro di ammenda che gli vennero richiesti caddero in un nulla di fatto: l'avvocato dell'artista riuscì ad annullare il processo per alcune irregolarità nella formulazione delle accuse. 

Questo episodio portò a Monsieur Chat diverse manifestazioni di solidarietà e sostegno, anche politico. E sollevò anche diverse polemiche, sopratttutto nell'ambiente dei graffiti. 

«Qualcuno mi ha detto: "Invece di lamentarti paga. Quando noi ci facciamo prendere ne paghiamo le conseguenze". Sono passato per un ruffiano perché mi sono voluto difendere e questo perché non considero che sto "degradando" un muro. (...) Per non fare storie, comunque, piuttosto che negare o contestare l'accusa di degradazione ho preferito riconoscere la multa che mi venne fatta. Ma ho sbagliato perché ora l'accusa di recidiva si basa proprio su questa multa», ha detto a Le Monde

Clandestino fu il cartellone

Lo scorso settembre, mentre passava da Gare du Nord Thoma ha visto in giro per la stazione i muri d'artista dipinti nell'ambito del progetto Quai 36 organizzato dalla SNCF. «Mi sono detto: che buona notizia, le cose si stanno muovendo (...) Poi mentre aspettavo il mio treno ho visto quel supporto bianco, destinato ad essere ricoperto, ed è stato più forte di me», riporta Le Monde

Per qualche mese il silenzio, poi all'inizio del 2016 Thoma ha ricevuto prima una multa di 300 euro per aver alcuni disegni (altri) nel metro parigino. La scorsa primavera, invece, è stato convocoato dalla brigata anti-tag della SNCF per il disegno alla Gare du Nord, per il quale è accusato. Anche in questo caso Thoma ha riconosciuto l'accusa: «L'ispettore mi aveva assicurato che non correvo il rischio di un richiamo legale, mi sono fidato e ho firmato la deposizione. Quando ho ricevuto la convocazione in tribuale per "recidiva", qualche mese fa, ho capito di essermi fatto fregare». 

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Foto: Humanité.fr
http://bit.ly/1wcYISR

Naturalmente M. Chat non si considera un vandalo: «Non sono in ribellione, non sono in guerra per la conquista del territorio. Il mio gesto è positivo: i miei gatti sorridono ai passanti e agli utenti. Sono un essere umano che ha voglia di esprimere la sua umanità in luoghi dove non la si aspetta. E questo fa di me un criminale. Sono forse un po' ingenuo, ma resto dell'idea che dipingere su un muro non debba essere un motivo per andare in galera».

(Per inciso: la posizione è sicuramente ingenua e molto poco "politica", ma questa è un'altra storia).

Il suo avvocato, Agnès Tricoire, paragona il lavoro di Vuille a quello di Keith Haring nella metropolitana di New York negli anni Ottanta: dei "regali ai passanti" immersi in un universo di degradazione. Anche questa volta cercherà di ottenere l'annullamento del processo. La decisione verrà presa dal Tribunale il prossimo 13 ottobre. 

Il commando anti-tag

La storia di Monsieur Chat racconta, a titolo di esempio, la situazione di tanti, meno famosi e con meno appoggi di Thoma Vuille. 

A Parigi è attivo da diversi anni un servizio anti-tag che fa capo alla Polizia dei Trasporti in collaborazione con la SNCF e la RATP (l'azienda che gestisce il trasporto pubblico in città). Emmanuelle Oster, che lavora nella squadra, nel 2013 diceva a un blog de Le Monde: «I tag rovinano il sistema di chiusura delle porte e i vetri dei treni. E creano un sentimento di insicurezza. Voi vi sentite al sicuro in una metropolitana taggata?» citando probabilmente un rapporto dell'Observatoire National de la Délinquance dans les Transports del 2013 realizzato dal Ministère de l'Environnement (Ministero dell'ambiente) in collaborazione con la SNCF. 

Questo commando lavora per collegare ogni scritta ad una persona: fanno ricerche, conoscono i materiali, i diversi tag usati da uno stesso autore. Tutte le informazioni vengono stoccate per creare un vero e proprio database, in collaborazione con CNIL (Commission nationale de l’informatique et des libertés),in modo da collegare ad un autore tutti i segni che lascia sul muro. (Qui un video dove si vede come funziona un'operazione della brigata). 

Sempre secondo il rapporto di cui sopra, per le due aziende dei trasporti, il costo per il "trattamento di queste degradazioni arriva a circa 30 milioni di euro all'anno, di cui 16 solo per la regione dell' Ile-de-France”. Per la Prefettura di Polizia francese, invece, i danni sono stimati a 3 milioni di euro. Questa differenza è dovuta, secondo il magazine Les Inrocks, al costo per la prevenzione. Non mancano le accuse, per le due aziende, di gonfiare conti e fatture per i danni. 

Quali sono i rischi per chi si fa trovare? Un accusa di vandalismo (secondo l'articolo 322-1 del codice penale) e il pagamento di danni e interessi. E il costo è alto, parecchio. Nel 2012 si è tanuto a Versailles un processo a 56 graffittari per "degradazione" dopo le denuncie di RATP e SNCF: si chiedevano tra i 150 e i 12mila euro agli accusati. Le due aziende avevano valutato il loro danno a 1,8 milioni di euro. 

Il dibattito è ancora fermo tra vandalismo e arte. Da una parte i tag e la street art vengono recuperati dalla pubblicità, esposti in galleria e autorizzati su muri e supporti precisi. Si decide così cosa è bello e cosa, soprattutto, ha un valore (commerciale). Dall'altra si tenta di bloccare tutto quello che è "illegale" con strumenti sempre più precisi e con tecniche poliziesche cercando di controllare un fenomeno che nasce, si alimenta proprio nell'illegalità. 

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