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Storia, storiografia e complottismo: risponde Giuliano Galletta dal Secolo XIX

Il mio professore di Letteratura si soffermò sulla necessità di distinguere la Storia dalla storiografia: la prima indica l'effettivo svolgimento di avvenimenti del passato, la seconda è la rappresentazione degli eventi a cura di coloro che hanno vinto una guerra o comunque detengono un controllo (più o meno esteso) sugli organi d'informazione. Potremmo definire la Storia come una chimera irraggiungibile poiché spesso manipolata in favore d’interessi specifici. 
 
Determinate teorie definite "complottiste”, lasciano davvero il tempo che trovano e potrebbero essere semplicemente figlie dell'ignoranza umana, tuttavia, è bene che esistano. Giulio Andreotti affermava che a pensar male si fa peccato ma talvolta si può indovinare. Questo non significa che dovremmo dar seguito a qualunque stravagante teorema ma qualche dubbio in più non rappresenta necessariamente un male assoluto. 
 
Credo che la nostra mente sia eccessivamente influenzata da stereotipi tendenti a escludere tassativamente qualunque accadimento non dimostrabile, attraverso gli attuali canoni di giudizio. Anche le nostre conoscenze di Fisica potrebbero, un giorno, essere stravolte; aprendo scenari inimmaginabili ai giorni nostri. 
 
Non dobbiamo diventare creduloni ma credo sia intellettualmente corretto interrogarsi qualche istante anche su quelle narrazioni apparentemente prive di fondamento. L'elasticità mentale è alla base della nostra evoluzione e talune fantasie di oggi potrebbero divenire la realtà del domani. 
 
La risposta di Giuliano Galletta dal Secolo XIX
 
Caro Vinci, un altro professore, magari di filosofia (della storia), potrebbe obbiettarle che non esiste storia senza storiografia, ma il discorso si complicherebbe. Bisognerebbe studiare le radici storiche del complottismo e comunque segnalare che sono proprio i teorici del complotto quelli che non hanno mai dubbi. E questo qualcosa vorrà pur dire.
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