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Storia della chiesa crotonese attraverso gli stemmi vescovili

Presentato a Crotone, giovedì 5 novembre, il libro :”Un sentiero tra gli stemmi” edito dalla “Fondazione D’Ettoris”, secondo volume che don Pietro Pontieri ha dedicato alla storia dell’episcopio crotonese.

La presentazione si è svolta presso la biblioteca “Pier Giorgio Frassati” alla presenza del direttore editoriale Antonio D’Ettoris e della direttrice della fondazione, Maria Grazia D’Ettoris, che ha moderato l’incontro, al quale hanno partecipato l’arcivescovo di Crotone-S.Severina, Domenico Graziani, il giornalista Mimmo Stirparo e Giovambattista Scalise, responsabile dell’Archivio diocesano di Crotone.

Il libro di Don Pietro Pontieri “Un sentiero tra gli stemmi” analizza 150 anni di storia dell’episcopio crotonese nel periodo che va dagli inizi della dominazione spagnola (1503) fino alla salita al trono di Carlo III di Borbone.(1730 ca.) Il periodo storico analizzato dal sacerdote, giornalista e scrittore crotonese, don Pontieri, si interseca con uno degli avvenimenti religiosi più importanti per la chiesa cattolica, ovvero il Concilio di Trento, periodo in cui era vescovo a Crotone lo spagnolo Anselmo de la Pena. Quel Concilio durò 19 anni, dal1545, al 1543, esso avrebbe dovuto portare su linee comuni d’intesa cattolici e protestanti ma, se non altro, alcuni aspetti da esso ereditati vennero mantenuti fino ai concili “Vaticano I° e II°”. E dunque, Il concilio di Trento non riuscì nel tentativo di ricomporre lo scisma protestante e ripristinare l’unità della Chiesa, ma mise dei paletti sulle controversie nei confronti dei protestanti, quali la preminenza della cura delle anime che spettava al vescovo.

Di conseguenza fu dato grande impulso alle diocesi imponendo ai vescovi la presenza nelle loro sedi,la celebrazione dei sinodi,le visite pastorali e l’istituzione in ogni diocesi di un seminario. L’opera in due volumi di Don Pietro Pontieri, il primo dei quali è uscito due anni fa, parte da quel contesto strico per snocciolare le varie fasi della Chiesa crotonese. Lavoro arduo e certosino, per l’imponenza delle fonti analizzate e per un’analisi bibliografica che ridona identità al nostro territorio sia pure per quel che riguarda l’episcopio crotonese. Aspetti religiosi che aprono un vasto orizzonte sulle dominazioni straniere che la Calabria ha conosciuto e che hanno contaminato la Chiesa stessa, come già detto dagli inizi della dominazione spagnola (1503) fino alla salita al trono di Carlo III di Borbone. La ricerca è dettagliata e Don Pietro ha percorso questo periodo storico attraverso gli stemmi dei vescovi della diocesi di Crotone. Il nodo della sua ricerca in questo secondo volume, è consistito nel risalire alla condizione dei vescovi che dipendeva da un sistema di nomine, in virtù del” Privilegio Carolino” una norma che permetteva al sovrano, cioè al potere laico, di scegliere il vescovo per una diocesi vacante e di presentarlo al Pontefice al fine di ottenerne l’investitura canonica.

Rapporti alquanto anomali tra Stato e Chiesa che danno l’esatta dimensione di come anche il potere religioso fosse appannaggio dei sovrani. Tali questioni rappresentarono momenti tra i più difficili della lotta politica in atto a quell’epoca. Ne sono testimonianza l’accordo del 1487 tra Innocenzo VII e Ferdinando II “il cattolico” e successivamente il trattato di Barcellona del 1529 tra Clemente VII e l’imperatore Carlo V. Grazie a questo trattato il sovrano spagnolo nominò i vescovi di 24 sedi meridionali. Tutto questo veniva accettato dal pontefice per superare le discordie tra papato ed impero; per arginare l’invasione turca e per dare modo alla Chiesa di ricomporre le fratture che la riforma protestante aveva provocato all’interno del mondo cattolico.

Con il trattato di Bologna che fu stipulato l’anno successivo a quello di Barcellona. inizia la nuova fase di collaborazione tra papato ed Impero. Per non creare squilibri negli episcopati, venne adottato il principio dell’alternanza tra regnicoli e forestieri e recuperare in questo modo alla causa della monarchia i settori dell’aristocrazia locale. A, tal proposito racconta Pietro Pontieri, si delineavano rapporti di forza tra la nobiltà e la corona che escludevano la massa del popolo priva di ogni privilegio. Inoltre, i vescovi nominati dalla corona, non occupavano affatto le loro sedi o rimanevano con le valigie non disfatte, in quanto la nomina serviva spesso per far carriera.

Tuttavia, accanto ai “carrieristi” delle curie, c’erano vescovi che si sottraevano a questi atti di vassallaggio e svolgevano la loro opera pastorale coerentemente ai principi evangelici. Comunque sia, dai documenti visionati da Don Pietro Pontieri, si evince che la diocesi crotonese ebbe un passato abbastanza aderente ai principi pastorali, inserendo nel computo i dieci presuli che nel 1500 si alternarono sul seggio della sede locale, sia di nomina regia che pontificia. Tra i vescovi che caratterizzarono l’episcopio crotonese ci furono due esponenti della famiglia aristocratica dei Lucifero, Antonio e Giovanni Matteo,quest’ultimo fu anche vescovo di Umbriatico. La regola dell’alternanza tra vescovi di nomina regia e pontificia non viene meno nemmeno dopo la morte di Antonio Sebastiano Minturno.

E’ quanto afferma l’autore di ”Un sentiero tra gli stemmi” cioè di colui il quale ha decifrato la storia della chiesa crotonese partendo dalle mute raffigurazioni degli emblemi che costellano palazzi e sacrestie o che sono contenute in polverosi volumi. Queste rappresentazioni grafiche conducono, a ritroso nel tempo, verso uomini, epoche e avvenimenti che costituiscono la storia dell’episcopio crotonese. Una chiesa un tempo troppo avida e che, seppur tra aspre lotte di potere, grazie alla formazione morale di alcuni vescovi, mantenne viva la fede nelle popolazioni del crotonese che ieri come oggi si riconoscono nel culto della Madonna di Capocolonna.

A don Pietro Pontieri manca tuttavia all’appello un terzo volume per concludere la trilogia della storia dell’episcopato crotonese fino ai nostri giorni, cioè sino a monsignor Domenico Graziani. Questi, nel corso del proprio intervento alla presentazione del libro ”Un sentiero tra gli stemmi”, ha ribadito l’importanza di rendere fruibile l’archivio ecclesiastico crotonese, in quanto la ricerca intellettuale ossigena la mente e fa parte di un processo religioso culturale che la Chiesa sta perseguendo come rimedio della concupiscenza con la valorizzazione della storia. Il presule ha inoltre promesso che i volumi della curia saranno devoluti alla “Fondazione Lazzati” , per tramite della “Fondazione D’Ettoris” editrice del libro di don Pontieri, che da tempo si occupa dell’importanza di una cultura intesa come rinnovamento dello spirito.

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